Il film: It, 2017. Regia: Andy Muschietti. Cast : Bill Skarsgård, Jaeden Martell, Sophia Lillis, Jeremy Ray Taylor, Jack Dylan Grazer, Chosen Jacobs, Finn Wolfhard e Wyatt Oleff. Genere: Horror. Durata: 135 minuti. Dove l’abbiamo visto: al cinema.
Trama: Sette ragazzini si trovano a scontrarsi con una malefica entità che miete vittime a Darry, nel Maine. It può assumere qualsiasi forma lui voglia, tra cui quella del terrificante Pennywise il Clown.
Fin dal suo primo romanzo Carrie, portato sul grande schermo da Brian De Palma, la vasta bibliografia di Stephen King è stata saccheggiata da Hollywood per decenni, ottenendo in certi casi un grande successo – sia di critica che ai botteghini – che delle severe stroncatura. Dai grandi capolavori e dai titoli poi divenuti cult – Shining, Le ali della libertà, Misery – si passa a pellicole di serie B, non particolarmente amate né dal pubblico né dalla critica. Se certi racconti brevi sono forse più semplici da trasporre (il già citato Le ali della libertà, ma anche Stand by Me – Ricordo di un’estate, che fa parte della stessa raccolta), il vero scoglio sembrano essere i suoi romanzi più lunghi: per la loro complessità, per la loro trama particolarmente intricata e per i moltissimi personaggi (tra protagonisti e secondari) sono da una parte i più amati dai fan dello scrittore del Maine, ma sono anche i più difficili da adattare.
Tra questi gli esempi migliori sono L’ombra dello scorpione e It, pubblicati per la prima volta rispettivamente nel 1978 e 1986, passati entrambi per due trasposizioni non particolarmente riuscite (anche se, va sottolineato, piuttosto amate dal pubblico) per il piccolo schermo, divise in più episodi, negli anni Novanta. Una miniserie sembrava la soluzione ideale per adattare i romanzi fiume di King, ma nessuna delle due – asservite alle necessità e ai mezzi della televisione del tempo – è riuscita a rendere veramente onore al materiale originale: da una parte il sangue, la violenza e il terrore assoluto così presenti nelle opere originali sono quasi del tutto assenti, dall’altra gli scarsi effetti speciali allora a disposizione finiscono per rendere quasi ridicoli alcuni momenti topici dei libri (lo scontro finale con Pennywise ragno e l’intervento divino alla fine de L’ombra dello scorpione per citarne alcuni).
Questa introduzione ci è sembrata fondamentale per aprire la nostra recensione di It, l’adattamento più recente (è arrivato in sala nel 2017) del romanzo di Stephen King per mano di Andy Muschietti. La scelta vincente fatta in questo caso dall’autore – dopo anni di tentennamenti, e una sceneggiatura rimaneggiata più volte e passata prima in mano a Cary Fukunaga – è stata quella di stravolgere la natura del romanzo di King per adattarlo al meglio al grande schermo, riuscendo però, in definitiva, a rendergli veramente onore.
Muschietti – a differenza di quanto fatto nella miniserie degli anni Novanta – ha deciso di dividere in due porzioni ben distinte la storia, e di adattare prima quella ambientata negli anni Cinquanta (che viene però spostata in avanti, negli anni Ottanta) in cui i protagonisti sono bambini. Una delle caratteristiche fondanti dell’opera di King sono infatti i continui balzi temporali, il passaggio tra passato e presente che segue i protagonisti nel loro “ritorno” a casa. Nel film di Muschietti la narrazione si fa invece cronologica e lineare, perdendo forse in parte il fascino e la complessità del romanzo, ma adeguandosi così al nuovo media su cui prende vita la storia.
La trama: una sanguinosa infanzia a Derry
La storia si apre con una di quelle sequenze che, grazie al romanzo ma anche alla miniserie degli anni Novanta, hanno fatto la storia del genere horror. Ci troviamo a Derry, nel Maine, e il piccolo Georgie (Jackson Robert Scott), dopo che il fratello maggiore Bill (Jaeden Martell) gli ha costruito una barchetta di carta con cui passare il tempo in una giornata piovosa, va incontro alla morte tra le fauci di Pennywise il Clown (Bill Skarsgård). Tra sangue e violenza improvvisa veniamo introdotti alla mostruosa presenza che perseguita da secoli la giovane popolazione di Derry, una creatura famelica che si nutre di carne e paura e che è in grado di assumere le sembianze che più preferisce: quella di un clown, Pennywise, capace di attrarre le sue vittime, ma anche quelle delle loro paure più profonde. Presto facciamo la conoscenza dei sette protagonisti di It, sette bambini nati e cresciute nella mortifera cittadina: oltre a Bill, a doversi scontrare con Pennywise saranno Beverly (Sophia Lillis), Ben (Jeremy Ray Taylor), Eddie (Jack Dylan Grazer), Mike (Chosen Jacobs), Richie (Finn Wolfhard) e Stan (Wyatt Oleff).
Tutti e sette incontrano Pennywise – che con ognuno di loro assume una forma diversa, da un terrificante lebbroso per Eddie al fratellino deceduto per Bill – e si rendono conto, condividendo le spaventose esperienze gli uni con gli altri, che bisogna fare qualcosa per impedire che la scia di morte continui. Insieme scopriranno che Pennywise è in qualche modo legato alla città e ne ha segnato il passato, oltre che il presente. A rendere le loro giornate ancor più terribili, però, non è soltanto la famelica creatura sovrannaturale, ma anche il gruppo di bulli locale guidato da Henry Bowers (Nicholas Hamilton), che li prende crudelmente di mira. Crescere a Derry non è facile, come è non è facile sconfiggere un mostro come Pennywise: i sette protagonisti, autoproclamatisi membri del “Club dei Perdenti”, scopriranno però che anche lui ha dei punti deboli…
Un cast corale che funziona
Tra i pregi del film c’è senza dubbio il suo giovane cast, sette attori – chi con già una certa esperienza alle spalle chi completamente alle prime armi – che incarnano alla perfezione i protagonisti di questa storia. Non tutti loro – per ovvie ragioni di tempo – possono essere approfonditi allo stesso modo sullo schermo (a differenza di quanto accade nel romanzo), ma sono comunque convincenti nei ruoli che interpretano. Dispiace un po’ per il fatto che Mike di Chosen Jacobs e Stan di Wyatt Oleff rimangano un po’ in secondo piano rispetto agli altri, anche perché – come i lettori ben sapranno – nell’opera originale hanno tutt’altro spazio e caratterizzazione. A spiccare sono senza dubbio la Beverly di Sophia Lillis – che sembra essere nata per il ruolo – e il Richie di Finn Wolfhard, tra tutti i giovani attori quello ad oggi più noto, grazie al ruolo in un fenomeno seriale come Stranger Things.
Un Pennywise che fa davvero paura
Uno dei più grossi timori dei fan di It era anche legato a come sarebbe stato rappresentato il villain kinghiano per eccellenza, Pennywise il Clown, soprattutto visto quanto è amata la sua precedente incarnazione televisiva, quella di Tim Curry. Bill Skarsgård dà vita a un Pennywise assolutamente terrificante, completamente diverso da quello di Curry (e più vicino, anche fisicamente, a quello del romanzo originale). L’attore svedese infonde nel suo personaggio un’aria di corrotta ingenuità infantile, di inquietante innocenza, che lo avvicina in qualche modo alle sue vittime, rendendo forse più credibile l’attrazione che queste provano per lui.
L’interpretazione di Tim Curry è diventata cult, ma il Pennywise del film di Muschietti è ben più spaventoso e sfaccettato: feroce e ferale ma al contempo affabulatore e manipolatore, il mostro mangiatore di bambini di questo It è materia per gli incubi peggiori.
Adattare Stephen King
Come vi anticipavamo in apertura, risultano particolarmente azzeccate le scelte fatte a monte da Andy Muschietti, ossia di incentrare questo primo film sulla parte del libro dedicata all’infanzia dei protagonisti, di spostare in avanti la storia fino agli anni Ottanta (cavalcando la sempre più presente rappresentazione nostalgica di quegli anni al cinema ed in televisione) e di prediligere una narrazione cronologica e lineare. Un “tradimento” nei confronti del romanzo, ma escamotage narrativi intelligenti per far sì che la storia si adatti al nuovo media su cui viene trasposta, conservando però l’anima e le atmosfere dell’opera di King.
In questa sede l’orrore – che era fin troppo edulcorato nella miniserie degli anni Novanta – è poi particolarmente presente: alcuni jump scares risultano forse un po’ prevedibili, ma la tensione è crescente e l’intreccio cattura chi guarda, tenendolo incollato alla poltrona. Questo nuovo It fa paura, e anche se si allontana in parte dal romanzo a cui si ispira, è capace di rendergli onore nel migliore dei modi: insinuandosi come un vero incubo nell’immaginario dello spettatore.
La recensione in breve
L'adattamento di It per mano di Andy Muschietti tradisce in parte il romanzo di Stephen King da cui è tratto ma riesce a rendergli onore, conservandone anima e atmosfere. Ottimo il giovane cast e, soprattutto, Bill Skarsgård nella parte di Pennywise il Clown.
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