Il film: It – Capitolo 2, 2019. Regia: Andy Muschietti. Cast: Jessica Chastain, James McAvoy, Bill Hader, Isaiah Mustafa, Jay Ryan. Genere: Horror. Durata: 169 min. Dove lo abbiamo visto: Al cinema.
Trama: Ventisette anni dopo il loro primo incontro con il terrificante Pennywise, il Club dei Perdenti è cresciuto ed è andato via da Derry, fino a quando una telefonata devastante non li riporta nella cittadina dell’orrore.
In It – Capitolo 2, il personaggio di Bill (James McAvoy), che da adulto è diventato uno scrittore e sceneggiatore di discreto successo, è perseguitato dal pesante fardello di non riuscire a trovare un finale adeguato alle sue storie. Come battuta ricorrente, per tutte le quasi tre ore del film, Bill viene ripetutamente criticato per i finali deludenti dei suoi romanzi: un appunto che potrebbe essere anche quello degli spettatori nei confronti dell’adattamento del bestseller di King da parte del regista argentino Andy Muschietti, che si risolve in un’orgia di generi e toni in cui il terrore cosmogonico si mescola al dramma giovanile e alla commedia senza soluzione di continuità. Come vedremo in questa recensione di It – Capitolo 2, la versione adulta del Club dei Perdenti non eredita la chimica tra i ragazzini che erano in passato, ed è per questo che la sceneggiatura torna al passato con insistenza, evidenziando un senso di disconnessione che si trasferisce alla struttura narrativa.
It – Capitolo 2, la trama: Welcome back to Derry
Sono passati ventisette anni dagli eventi raccontati nel primo capitolo – di cui vi abbiamo parlato nella nostra recensione di It – e Derry subisce un’altra ondata di sparizioni e il ritrovamento di corpi smembrati. Della banda di perdenti, solo Mike (Isaiah Mustafa) è rimasto a Derry e ha dedicato la sua vita a studiare ossessivamente la storia della città e il suo rapporto con It. Ancorato al passato, Mike ha trascorso tutti questi anni in attesa di mantenere la promessa fatta dal gruppo quasi tre decenni fa: in caso di ritorno di It, si sarebbero riuniti tutti insieme per fermarlo.
Tuttavia, coloro che hanno lasciato Derry ricordano poco la loro infanzia e sono diventati professionisti di successo: tutti sono ricchi e relativamente conosciuti. Hanno sfruttato le capacità in cui hanno iniziato a eccellere durante l’infanzia: Bill è uno scrittore, Ben (Jay Ryan) è un architetto, Beverly (Jessica Chastain) è una stilista, Richie (Bill Hader) è un comico televisivo, Eddie (James Ransone) è un agente assicurativo e Stanley (Andy Bean) è sempre Stanley. Quando Mike li richiama a Derry – quasi – tutti si presentano alla chiamata, anche se non sanno bene per quale motivo. Né è chiaro allo spettatore perché, se gli altri non ricordano il passato, Stanley lo ricorda. Pennywise (Bill Skarsgard) si è risvegliato di nuovo ed è affamato di bambini. E Mike ha trovato in un antico rito dei nativi americani la possibilità di porre finalmente fine al mostro pagliaccio. Da qui, “It 2” diventa un film d’avventura e adotta una struttura quasi episodica in cui ognuno dei personaggi è protagonista del proprio capitolo, con il jump scare finale dell’incontro con It che fa da ciliegina sulla torta. Muschietti farà largo uso dei flashback come strumento di collegamento tra il presente di chi sono e il passato di chi erano, tempi che si parlano a vicenda.
Un racconto artificioso
Il problema principale di It – Capitolo 2 risiede, oltre che nell’eccessiva lunghezza, nell’uso di luoghi comuni per introdurre velocemente e superficialmente i personaggi – la donna maltrattata, lo sceneggiatore in crisi d’ispirazione – e nell’impianto audiovisivo barocco di un film che ripete più volte la stessa struttura per suscitare paura, annullando ogni tentativo di effetto sorpresa e appannando la costruzione del mostro. Al contrario, quando Muschietti punta alla semplicità, vince sempre: una gentile vecchietta dal comportamento strambo è più inquietante di qualsiasi creatura tentacolare e la messa in pericolo di un bambino innocente che rimane lentamente impigliato nella “ragnatela” è più angosciante degli attacchi di una creatura creata con effetti speciali. Oltre al terrore fantastico, c’è sempre spazio per il terrore vero, quello che ci inquieta molto di più e che Muschietti padroneggia ottimamente: questo secondo capitolo parla anche di memoria, da un lato, e di fantasia o di fede, che qui sono, se non la stessa cosa, qualcosa di molto simile.
Muschietti riflette ancora una volta sulla paura come strumento di controllo e paralisi; “Pennywise”, in definitiva, è la materializzazione di un sentimento tanto universale quanto astratto. Le paure possono assomigliarsi, ma non sono uguali. Camminando per le strade di Derry, la città conservatrice in cui è ambientato il film, una coppia omosessuale che cammina mano nella mano o un ragazzo afroamericano non provano la stessa sensazione di un gruppo di uomini bianchi eterosessuali: in questo senso, l’accenno di critica sociale in un film che aspirava a diventare il blockbuster horror dell’anno è più che apprezzabile. Come nella prima parte, Muschietti non lesina sul gore e nemmeno il bambino più tenero è al sicuro dal morire nel modo più tragico e crudele che si possa immaginare. Viene mantenuto anche il senso dell’umorismo, che funge da scintilla per l’azione. Eppure, It – Capitolo 2, tanto disomogeneo quanto a volte formulaico, finisce per peccare di un sentimentalismo talmente stereotipato – culminando nella morale del “credere, sognare, amare” – da risultare fastidioso.
Nostalgia che fa rumore
Come dicevamo, cinque dei sette membri del Club dei perdenti fanno ritorno in It – Capitolo 2: Beverly, Eddie, Bill, Richie e Ben. Mike, al contrario, non ha mai lasciato la città ed è quello che ora chiede il loro ritorno. Stanley non lo farà, per ragioni più forti. Inizia così una nuova lotta contro Pennywise e il passato che ritorna. Per questo motivo, e sebbene la trama sia dominata dalla presenza del gruppo di amici adulti, assisteremo anche a flashback che mostrano momenti che sono stati relegati in ultima fila nella nostra memoria, alcuni dei quali particolarmente emozionanti, di indicibile tenerezza (la poesia che Ben ha scritto a Beverly, il messaggio che Richie traccia con un rasoio su un pezzo di legno, che rivela una parte emotiva della sua personalità). Il problema è che questi ricordi finiscono per giocare a sfavore del film: nonostante il lavoro del cast di nuovi attori sia impeccabile, le sequenze degli adolescenti metteranno sempre in ombra quelle degli adulti.
La controparte fragorosa di questo sentimento nostalgico e del guardare a un passato più felice è un sensazionalismo ingiustificato, il rumore e fare appello alla teoria del “tutto è permesso“. Perché Muschietti, preso nel vortice di un’agitazione costante, con o senza Pennywise in scena, si affida a una sceneggiatura che si muove avanti e indietro, che non ragiona bene le sue proposte narrative e che, spesso, finisce per diventare una fiera del luogo comune. La maggior parte del film non riesce a trovare una propria identità, perdendosi tra gli schemi visivi dell’horror anni Ottanta, la fanfara della superproduzione scatenata, la presenza costante di mostri coloriti e l’accumulo di jump scares presentati sempre allo stesso modo. Questa macchina da presa in perenne movimento, che cerca la spettacolarità piuttosto che l’espressività, finisce poi per essere ridicolizzata ulteriormente da una musica assordante, onnipresente e, proprio per questo, ben poco orrorifica.
In sostanza, questa conclusione cinematografica del chilometrico romanzo di Stephen King è meno riuscita del Capitolo Uno, pur mettendo in luce alcuni meriti: la rappresentazione della periferia americana come un altro personaggio della storia è presente e sostiene parte dello spirito, così come una chiara psicologia dei tormentati protagonisti persi nell’età adulta: pur presentandosi come un’opera corale, a ciascuno viene riservato un suo momento per brillare. D’altro canto, queste buone intenzioni finiscono per venire oscurate da una reiterazione tematica costante e una risoluzione finale a dir poco frettolosa.
La recensione in breve
Dilatando le svolte narrative, la caratterizzazione dei personaggi e il senso stesso di "chiusura" che dovrebbe avere un secondo capitolo, It - Capitolo 2 tradisce le sue stesse intenzioni con una durata eccessiva, rivelazioni fin troppo prevedibili e che cozzano con il rumore orrorifico che vorrebbe veicolare.
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Voto CinemaSerieTv