Il film: It Ends With Us, 2024. Regia: Justin Baldoni. Cast: Blake Lively, Justin Baldoni, Jenny Slate, Hasan Minhaj, Brandon Sklenar. Genere: Drammatico, romantico. Durata: 130 minuti. Dove l’abbiamo visto: Al cinema.
Trama: Cresciuta con un padre violento, ora Lilly deve mettere dei confini tra sé e l’uomo che ama. Ma non è sempre facile lasciare chi ci fa del male..
A chi è consigliato? A chi ha letto il romanzo di Colleen Hoover e vuole analizzare la sua controparte cinematografica; a chi si è interessato a tutte le polemiche precedenti l’uscita del film e vuole elaborare un proprio pensiero sulla questione.
It Ends With Us è stato il bestseller che ha definitivamente consacrato Colleen Hoover come autrice di successo, che negli ultimi anni ha scalato le classifiche statunitensi con 20 milioni di libri venduti. Da allora, regna incontrastata nelle classifiche dei bestseller del New York Times, negli scaffali dei supermercati e sui social media grazie alle sue narrazioni melodrammatiche piene di sesso, traumi e abusi. Il suo romanzo più personale, It Ends With Us (2016), che si ispira alla drammatica storia di sua madre, vittima di violenza domestica, ha venduto quattro milioni di libri e i diritti per adattarlo a Hollywood.
Il risultato di quella proficua operazione sulla bocca di tutti, dopo il drama e le polemiche degli ultimi giorni, arriva ora sugli schermi con l’attrice Blake Lively protagonista (e produttrice) di un dramma su una tematica tanto delicata, ma nascosta sotto i codici di una narrazione sentimentale e romantica tipica della soap opera. È possibile dipingere la paura senza rinunciare alla tavolozza rosa? È quanto si propone questo film commerciale, rivolto ai milioni di lettrici della Hoover, e criticità a cui cerchiamo di rispondere nella nostra recensione.
Tutto parte come un meet cute…
“Un neurochirurgo con i muscoli, qualcosa che si vede solo nelle soap opera”, dice un po’ scherzosamente il nostro Rylie, neurochirurgo muscoloso di cui si innamora la nostra Lily, cercando di far capire quanto sia stato fortunato nella vita. Nell’adattamento del romanzo campione d’incassi del 2016 di Colleen Hoover (che ha venduto milioni di copie all’uscita e molte di più dopo essere diventato di gran moda su TikTok), il neurochirurgo in questione non è esattamente una buona notizia per la protagonista, e l’intero film finisce effettivamente per assomigliare un po’ troppo a una soap opera.
Tutto inizia con il funerale del padre di Lily: la ragazza torna nella casa di famiglia, conforta la madre, ma non riesce a dire nulla di positivo sul padre durante la veglia funebre. Quando si tratta di scrivere – come le aveva chiesto la madre – cinque cose buone da dire su di lui, si ritrova con una pagina bianca. A poco a poco scopriamo le ragioni per cui Lily ha avuto questa relazione con lui, mentre la trama la trascina rapidamente in un’altra vicenda. Seduta su una terrazza con vista sulla notte di Boston, si imbatte in Ryle, un medico che arriva lì teso per un problema di lavoro. Le parole vanno e vengono, i due si guardano, si piacciono, si dicono cose e si accordano per incontrarsi: lui è un neurochirurgo – muscoloso – ed è interpretato dal regista del film.
… e rimane tale, nonostante le svolte drammatiche
It Ends With Us approfondirà i progressi di quella relazione e li mescolerà con flashback dell’adolescenza di Lily, un periodo in cui aveva un “fidanzatino” di nome Atlas (interpretato da Alex Neustaedter da giovane) che aveva difficoltà economiche e personali e con il quale ha vissuto una complicata storia d’amore finita non molto bene. Così, quando la ragazza apre un negozio di fiori, inizia ad avere successo e diventa anche buona amica di Allysa (Jenny Slate) – che lavora nel negozio e, guarda caso, è la sorella del neurochirurgo muscoloso – la coppia diventa più seria.
Le cose iniziano a farsi più cupe quando Atlas (ora interpretato da Brandon Sklenar, un altro ragazzo dall’aspetto da modello) incrocia di nuovo la strada di Lily, che vacilla un po’, e dopo aver scoperto questa storia del passato, Ryle inizia a diventare un po’ più aggressivo: prima verbalmente, poi con qualche casuale incidente domestico e così via. Lily sembra riuscire a tollerare questi passaggi violenti perché Ryle si scusa, promette di non farlo più e perché, beh, non ci sono molti neurochirurghi muscolosi a disposizione: ma non sarà così semplice come pensavano, perché le cose si complicheranno un paio di volte.
Un bouqet di troppi fiori non necessari
It Ends With Us è, almeno sulla carta, un dramma familiare e una storia durissima il cui tema principale è la violenza di genere e il modo in cui persiste – e in molti casi viene tollerata – attraverso le generazioni. Ma almeno fino a due terzi dei suoi eccessivi 130 minuti, funziona per lo più come un’idilliaca storia d’amore scritta e girata in modo perlomeno antiquato, con solo pochi spiragli per capire dove andrà a parare. Il fallimento di It Ends With Us non risiede nel modo in cui tratta l’argomento. È possibile che il successo del romanzo sia legato al modo in cui colloca la violenza di genere non come una bestialità compiuta da un mostro, ma come le scariche colpevoli e molto occasionali di un uomo disturbato da problemi personali. Questa, se vogliamo, è la parte più inquietante del film: Ryle sembra essere un bravo ragazzo, un professionista serio e di successo, adora sua moglie, ammette (tardivamente) i suoi errori e soddisfa tutti i presunti requisiti di un potenziale marito. Ma a volte diventa geloso e si arrabbia pesantemente e Lily, nonostante le sue esperienze infantili, non sa bene come gestire la situazione.
Il problema del film è che, per arrivarci, Baldoni costruisce una lunga e noiosa storia d’amore girata come una favola e piena di situazioni blande e prevedibili, in cui tutti si vestono come se dovessero apparire sulla copertina di una rivista e le scenografie sembrano sponsorizzate da agenzie turistiche. È vero che questa “vita perfetta” ci aiuterà a capire perché è difficile per Lily uscire da questa situazione, ma in ogni caso c’è qualcosa di falso e piuttosto grossolano in questo tipo di costruzione, tant’è che, quando Atlas riappare, in modalità “piano B”, come un muscoloso chef con la voce di uno speaker radiofonico, il film rischia di diventare una parodia di se stesso.
Doveva essere la performance di Blake Lively a parlare
Curiosamente, la salvezza di It Ends With Us potrebbe essere proprio la performance di Blake Lively, che va oltre il ruolo della dea impeccabile, tipica dei suoi personaggi in serie come in Gossip Girl, permettendoci di cogliere le contraddizioni di Lily. Il suo personaggio, esagerato nel suo romanticismo, emerge in modo affascinante, con il negozio di fiori idealizzato e gli abiti sempre adornati di perline, a riflettere la sua visione sognante della vita.
Intrappolata in una relazione con un partner narcisista, geloso e violento, il film segue la lenta presa di coscienza della protagonista, coerente con il suo idealismo amoroso. Particolarmente interessante è il modo in cui il punto di svolta dell’abuso viene rappresentato: la confusione e l’autoinganno dominano la sua mente. Tutto sembra perfetto, con la coppia che brinda felice con un cocktail di mimose, finché il primo schiaffo arriva in modo totalmente improvviso. Al di là di questo, ci troviamo di fronte a un modello di adattamento di un bestseller nello stile di un film per la TV degli anni ’80, con il quale nemmeno le serie più commerciali funzionano più. Qui non è il soggetto a essere trattato narrativamente in modo banale: è la forma che lo banalizza.
La recensione in breve
Nemmeno il più lucido (e non è questo il caso) monologo finale sulla necessità di “rompere il cerchio ancestrale” della violenza di genere potrebbe giustificare le due ore precedenti di questo adattamento del best-seller di Colleen Hoover. Molto simile alla saga di After o a 50 sfumature di grigio, è un sottoprodotto esclusivo per i fan, che non sono pochi, anzi sono milioni, ma che non riesce in alcun modo soddisfare il resto degli spettatori.
Pro
- La performance di Blake Lively, che avrebbe dovuto parlare da sola, senza tutte le polemiche del press tour
Contro
- La tavolozza rosa, assolutamente agli antipodi della storia che bisognerebbe raccontare
- Una formula narrativa antiquata e ingiusta nei confronti di tematiche tanto delicate
- Voto CinemaSerieTv