Il film: It’s What’s Inside, 2024. Regia: Greg Jardin. Genere: Documentario. Cast: Brittany O’Grady, James Morosini, Gavin Leatherwood, Nina Bloomgarden, Alycia Debnam-Carey, Reina Hardesty, Devon Terrell, David W. Thompson, Madison Davenport. Durata: 103 minuti. Dove l’abbiamo visto: Su Netflix.
Trama: Una reunion pre-matrimoniale si trasforma in un incubo psicologico per un gruppo di amici del college quando arriva un ospite a sorpresa con una valigia misteriosa che propone un gioco inquietante.
A chi è consigliata: Agli appassioni di dark comedy, a chi ha amato horror recenti come Talk to Me e Bodies Bodies Bodies.
Aveva mandato in visibilio il pubblico del Sundance Film Festival: le recensioni oltreoceano ne avevano lodato, soprattutto, l’esperienza di visione congiunta, in sala, all’oscuro da ogni svolta che il film avrebbe riservato. Un’accoglienza che riecheggia il fenomeno Talk to Me, tra i nostri horror preferiti dello scorso anno, presentato in anteprima l’anno precedente proprio nell'”Olimpo” del cinema indipendente.
Da noi, It’s What’s Inside arriva direttamente in piattaforma: se, da un lato, il dispiacere per la mancata distribuzione al cinema è tanta, dall’altro siamo sicuri che un biglietto da visita come Netflix possa ampliare il raggio di conoscenza di questo gioiellino, arrivando a tanti giovani in cerca di una visione dinamica, fresca e inaspettata in questa spooky season.
Vuoi fare un gioco con me?
Disclaimer: approcciandovi alla visione di It’s What’s Inside, cercate di memorizzare il prima possibile tutti i nomi dei personaggi e le loro caratteristiche principali. C’è l’ansiosa e vulnerabile Shelby (O’Grady), in crisi per quella che ritiene essere la disastrosa vita sessuale con il suo ragazzo, Cyrus (Morosini), che ripiega continuamente sui porno. Dennis (Leatherwood), un figlio di papà con un fondo fiduciario, si sta facendo strada nella vita, ma qui scopriamo che condivide un curioso passato con Nikki (Debnam-Carey), una social media influencer. Ci sono poi l’artistica ed eclettica Brooke (Hardesty) e Nina (Bloomgarden), la cui inclinazione per il buddismo e l’introspezione la distinguono dal gruppo.
Tutti si sono presentati a una specie di addio al celibato per festeggiare l’amico Rueben (Terrell) prima del suo matrimonio, che avrà luogo il giorno successivo. Il divertimento e i giochi prendono rapidamente una piega estrema quando l’amico nerd Forbes, un tempo emarginato dal gruppo, arriva alla festa. Sembra avere un proprio programma per la serata ed è ansioso di usare la sua ultima invenzione direttamente dalla Silicon Valley: una macchina per scambiarsi di corpo con gli altri.
Il primo giro di scambi casuali provoca un grande divertimento per il gruppo: nessuno sa chi sia l’altro, ma può indovinare; se l’identità di qualcuno viene indovinata, deve confessarlo e attaccarsi sui vestiti una fotografia di chi è in realtà. Sarà proprio questa, insieme a diversi spunti di luce e tecniche di montaggio, a permettere abilmente allo spettatore di sapere chi è nel corpo di chi. Ma cosa succede se si inizia a mentire? Tutti potrebbero essere dentro al corpo di tutti, e la paranoia e il sospetto dei personaggi portano lo spettatore in una casa degli specchi meravigliosamente a soqquadro, costringendo i personaggi, e noi, a tenere traccia di tutti e di tutto ciò che viene rivelato.
Si sta meglio dove si appartiene… o viceversa
Con It’s What’s Inside, Greg Jardin consegna al pubblico un esperimento di massima creatività, che gode di un altissimo potenziale di rewatch, grazie a un minutaggio contenuto e, soprattutto, ottimamente sfruttato. È chiaro che chi sta dietro la macchina da presa si è divertito tanto quanto i protagonisti della storia, che cercano di ammiccarvi continuamente e ritagliarsi un riflettore che illumini la propria presenza. Perchè questo, al pari dei già citati Talk to Me e Bodies Bodies Bodies, è in realtà un racconto solo all’apparenza esilarante e collettivo: quello che c’è dentro – per citare letteralmente il titolo, che riavvolge in chiave opposta un detto comune – non è altro che l’individualismo, giovani completamente scollegati dalla realtà, ingabbiati in maschere o relazioni “comode”, che sembrano parlare solo alla prima persona singolare.
Ogni cosa è un inganno, ci suggerisce Jardin, e fin dall’inizio siamo intenti a scovare tutti i trabocchetti disseminati, ma il modo in cui intendiamo i nostri giovanissimi protagonisti non cambia mai. Si può cambiare corpo, pensare di avere finalmente la propria rivincita, sperare in una sorta di “reincarnazione” per cancellare tutti i peccati del proprio sè originale: poco cambia, perchè dentro c’è solo il vuoto.
Cromoterapia: rosso, verde, blu, puoi essere chi vuoi tu
Il nostro più grande applauso va proprio al parterre di attori protagonisti, che riescono a portare su schermo, ognuno con le proprie specificità, il conflitto di cui stavamo parlando poc’anzi: sono uno, nessuno, centomila, eppure, nonostante la (voluta) confusione diegetica, riusciamo sempre a scorgere chi si cela dietro a un volto che non cambia mai. Pur non aprendosi del tutto, almeno formalmente, agli stilemi del racconto dell’orrore, It’s What’s Inside li racchiude tutti in quello che ci racconta, dietro a un grande sorriso da Joker – per citare il film “concorrente” ora in sala. La tragicommedia siamo noi, che decidiamo senza troppa cura quando vivere e morire, sognando sempre di essere altri e tuffarci in vite altrui, pur di non fermarci a capire veramente chi siamo.
Greg Jardin, nome da tenere d’occhio e che ci regalerà, sicuramente, altre grandi soddisfazioni, si accoda ad altri giovani talenti che hanno capito come raccontare la gioventù odierna in tutte le sue complessità, attraverso i generi cinematografici e senza aver paura di inquadrarla da lenti distorte: Jane Schoenbrun con “We’re All Going to the World’s Fair” e, soprattutto, il magnifico “I Saw the TV Glow”, Halina Reijn con “Bodies Bodies Bodies”, i Phillippou con “Talk to Me”, sono tra gli emergenti che hanno saputo e voluto fare film per i ragazzi, per chi parla come seconda lingua quella di internet e dei social e vuole non solo partecipare alle sfide ma, nel migliore dei casi, sfidarsi iniziando a guardarsi un po’ più dentro.
La recensione in breve
Non solo scambio di corpi, ma di idee, immagini e performance che non dimenticheremo facilmente: It's What's Inside è un film da vedere e rivedere per sviscerarne accuratamente gli intrecci e divertirsi su una dark ride che è pura gioia.
Pro
- Un debutto che non sembra un debutto: talmente tante idee e soluzioni visive che è difficile staccare gli occhi!
- Le (doppie) interpretazioni di ogni personaggio, quasi tutti attori emergenti
- Una visione che risponde esattamente alla più pura missione del cinema: intrattenere
Contro
- Cercate di concentrarvi nel marasma di informazioni che il pubblico deve ricevere, altrimenti è facile perdersi!
- Voto CinemaSerieTv