Il film: Kinds of Kindness, 2024. Regia: Yorgos Lanthimos. Cast: Emma Stone, Jesse Plemons, Margaret Qualley, Willem Dafoe, Hong Chau, Hunter Schafer e Mamoudou Athie. Genere: Drammatico, commedia. Durata: 165 minuti. Dove l’abbiamo visto: al Festival di Cannes, in lingua originale.
Trama: Tre racconti che esplorano diverse dinamiche di potere: di un capo sul suo dipendente, tra marito e moglie e tra gli adepti di una setta ed i loro leader spirituali.
A chi è consigliato? Ai fan del “vecchio” Lanthimos, agli amanti delle storie che mescolano assurdo ed orrorifico.
Non possiamo che aprire questa recensione di Kinds of Kindness con una dovuta premessa: nella nuova opera di Yorgos Lanthimos non c’è nulla del sensazionale Povere Creature!. Si tratta di un titolo distintamente “lanthimosiano” (l’autore ha lavorato alla sceneggiatura con Efthimis Filippou, lo stesso di Dogtooth), ma se cercate le medesime atmosfere e sensazioni che vi ha trasmesso il suo premiatissimo film precedente, potreste restarne delusi. C’è l’asciuttezza di alcuni suoi primi lavori in questa raccolta di tre episodi e, pur tornando gran parte del cast di Povere Creature! (tra cui proprio la protagonista Emma Stone), l’ambizione narrativa qui sembra essere volutamente molto più ristretta, più limitata.
Quello che Lanthimos imbastisce con Kinds of Kindness è un gioco narrativo, tre racconti diversi vagamente legati da una tematica comune, tre esperimenti stilistici pensati per mettere alla prova le sue capacità registiche e di narratore e quelle interpretative del suo cast. E non usiamo la parola “racconto” casualmente, perchè la prima cosa ad esserci venuta in mente durante la visione sono proprio certe raccolte letterarie di “short stories”, in cui assurdo ed orrorifico si mescolano. L’esempio più illustre potrebbe essere quello di Stephen King, che sperimenta nei suoi racconti brevi con situazioni dagli spunti più semplici ma capaci di prendere svolte assolutamente terrificanti.
Tre racconti, stessi interpreti
I tre racconti – in cui il cast rimane sempre lo stesso, cambiando di volta in volta personaggi – esplorano tre forme “malate” di esercitare il potere sugli altri: abbiamo un capo che controlla la vita di un suo dipendente nei minimi dettagli, un marito che ordina alla moglie di farsi del male e le dinamiche di una setta (cosa grida controllo più di questo tipo di situazione?).
Nel primo episodio Jesse Plemons interpreta un uomo che obbedisce ad ogni richiesta del suo ricchissimo datore di lavoro: da chi deve sposare a quanto deve perdere peso, fino a quanto può andare a letto con la propria moglie. Peccato che l’ultima richiesta del magnate sia troppo anche per lui: uccidere un uomo in un incidente stradale organizzato. Quando si rifiuta di farlo, il suo mondo crolla, privato della perenne presenza di qualcuno che prende le decisioni per lui, l’uomo non sa più come condurre la proprio vita e velocemente precipita in una spirale autodistruttiva di disperazione e follia.
Di seguito incontriamo nuovamente Plemons, questa volta nei panni di un poliziotto alla ricerca della moglie scomparsa in mare. La donna, interpretata da Emma Stone, è una ricercatrice marittima sparita all’improvviso durante una spedizione. Quando finalmente viene trovata, però, per il marito in lei c’è qualcosa che non va, qualcosa di sinistro ed inquietante: è davvero la donna che ama ad aver fatto ritorno a casa?
Infine ritroviamo ancora una volta Plemons e Stone, membri di una setta che sta cercando un nuovo messia, una donna in grado di resuscitare i morti che guiderà il genere umano verso la redenzione e la purificazione. “Purificazione” è la parola più calzante per descrivere il credo di questi individui, che non possono avere rapporti sessuali se non con i due leader spirituali (Willem Dafoe e Hong Chau) e devono bere esclusivamente acqua in cui sono state sciolte le loro lacrime. Portare a termine la missione non è però cosa semplice, le candidate sono tante e accontentare i due leader potrebbe essere più difficile del previsto…
Un inquietante “divertissement” narrativo
Kinds of Kindness è in tutti i sensi un film inaspettato, che gioca con le aspettative dello spettatore (che ci arriva dopo l’opulenza visiva de La Favorita e Povere Creature!) inanellando svolte e colpi di scena davvero imprevedibili. Per quanto non ci sia quindi quella complessità narrativa, tematica e filosofica delle precedenti opere di Lanthimos, anche questo film resta inevitabilmente impresso.
Il film, come dicevamo, esplora le dinamiche di potere tossico, tra un datore di lavoro e il suo dipendente, tra marito e moglie e tra dei leader spirituali ed i loro adepti. Gli spunti di partenza sono piuttosto semplici, ma poi le singole storie si evolvono e si sviluppano in maniera assolutamente imprevista, trascinando lo spettatore in un particolarissimo viaggio nell’assurdo e nell’orrorifico.
I racconti dell’assurdo di Lanthimos
Non tutti gli episodi sono allo stesso livello: se il primo è a nostro parere davvero ottimo, gli altri due non convincono allo stesso modo, sopratutto per il ritmo un po’ altalenante. Stilisticamente sono tutti e tre estremamente incisivi e, anche grazie alle interpretazioni dello straordinario cast – che include Emma Stone, Jesse Plemons, Margaret Qualley, Willem Dafoe, Hong Chau, Hunter Schafer e Mamoudou Athie – assolutamente magnetici. Tra tutti sopratutto Plemons colpisce per l’impegno con cui da vita ai suoi tre personaggi, regalandoci figure che scivolano dal patetico all’inquietante con disarmante facilità.
Difficile staccare lo sguardo una volta iniziata la visione e, per quanto questo Kinds of Kindness sia completamente diverso da quello che ci si aspetterebbe di vedere dal regista di Povere Creature! (ma i fan di lunga data non hanno certo dimenticato tutto ciò che è venuto prima), abbiamo comunque apprezzato il gioco registico e narrativo messo in atto dall’autore, che si diverte a sperimentare con la sua arte, con un’ambizione decisamente diversa ma senza tradire la propria anima di cantastorie capace di mettere a nudo l’animo umano. Quelle di Lanthimos sono fiabe deliziosamente oscure, a tratti respingenti, ma che tengono senza dubbio incollati allo schermo.
La recensione in breve
Kinds of Kindness ha poco a che vedere con la precedente opera di Lanthimos, Povere Creature!, ma trascina lo spettatore in un'antologia di racconti orrorifica e respingente. Il cast di stelle poi vale la pena del biglietto.
Pro
- I tre racconti intrigano
- Gli strepitosi interpreti, tra cui in particolare Plemons e Stone
- Le svolte deliziosamente inaspettate
Contro
- Il ritmo è piuttosto altalenante
- Non tutti gli episodi sono allo stesso livello
- Voto CinemaSerieTV