Il film: La casa – Il risveglio del male, 2023. Regia di: Lee Cronin. Cast: Alyssa Sutherland, Lily Sullivan, Morgan Davies, Gabrielle Echols e Nell Fisher. Genere: Horror. Durata: 97 minuti. Dove l’abbiamo visto: in anteprima stampa in lingua originale.
Trama: Il ritrovamento di un libro e di alcune registrazioni scatena le forze dell’inferno su una famiglia di Los Angeles: la madre, Ellie, si trasforma in una creatura demoniaca diabolica ed impossibile da fermare.
Il franchise de La casa, inaugurato da Sam Raimi nel 1981, è sempre stato sinonimo di un tipo di horror che non si prende troppo sul serio, in cui gore eccessivo e sequenze da cardiopalma riescono a veicolare una certa dose di divertimento. Almeno per chi apprezza questo genere di estremi (e chi scrive è ovviamente tra quelli!). Alla saga cinematografica originale, chiusasi nel 1992 con un piccolo cult come L’armata delle tenebre, è seguito (senza contare i numerosi sequel “apocrifi” che cercavano di collocarsi nella scia del successo dei principali e la serie televisiva con Ash protagonista) un remake del 2013, che ripercorreva la trama del primo film infondendogli però una connotazione decisamente più dark e angosciosa.
Come vedremo in questa recensione de La casa – Il risveglio del male, il nuovo horror scritto e diretto da Lee Cronin non tradisce l’anima della trilogia originale, ma anzi ripropone in tutto e per tutto quell’orrore “caciarone” che era il suo marchio di fabbrica, non lesinando nello splatter e nel grottesco, ma trovando un giusto equilibrio con il suo lato più genuinamente terrificante, e intrattenendo così al massimo lo spettatore. Il risveglio del male è un sequel/standalone che apre nuove interessanti porte per futuri sviluppi del franchise, che riprende i tratti più salienti dell’originale ma inserisce anche svolte e twist inaspettati, perfetti per coinvolgere un pubblico di vecchi e nuovi appassionati.
La trama: da quella casa nel bosco all’appartamento in città
Dopo un incipit “boschivo” che farebbe immaginare un’ambientazione più classica veniamo portati indietro di ventiquattr’ore, a Los Angeles, nella casa Ellie (Alyssa Sutherland) e dei suoi tre figli. La sorella di Ellie, Beth (Lily Sullivan), fa improvvisamente ritorno a casa dopo aver scoperto di essere rimasta incinta; la ragazza viveva una vita di viaggi e di avventure, lavorando come tecnico del suono per una band di successo, ed ora si trova in cerca di appoggio e di una nuova direzione.
Nemmeno Ellie sta vivendo un momento facile: è stata da poco lasciata dal marito ed è costretta a traslocare, perché il condominio dove vive con i suoi tre figli – Danny, Bridget e Kassie (rispettivamente Morgan Davies, Gabrielle Echols e Nell Fisher) – sta per essere demolito. Come se non bastasse, poco dopo l’arrivo di Beth un terremoto colpisce la città minando le fondamenta dell’edificio. Nel parcheggio, dove si trovano al momento dei fatti Danny, Bridget e Kassie, si apre una voragine che rende visibile una camera segreta, il caveau di una banca abbandonata.
La curiosità è decisamente più forte del buon senso e il giovane Danny decide di esplorare la misteriosa stanza: al suo interno vi trova un libro e delle registrazioni su dei vinili. Tornato a casa ispeziona il pesante e inquietante volume (che – guarda caso – si spalanca dopo aver accidentalmente assorbito una goccia del suo sangue) e ascolta il contenuto dei vinili, ignaro che sta per attirare forze infernali su di sé e sulla sua famiglia. Un’inquietante preghiera registrata risveglia infatti una malvagia entità, che prende di mira Ellie: la donna si trasformerà in una mostruosa versione di sé stessa, assetata di sangue e impossibile da contenere. Toccherà a Beth proteggere i bambini, ma la cosa che a preso il possesso del corpo di sua sorella è un concentrato di perversione e malvagità assoluta.
Una storia equilibrata e riuscita
Come vi anticipavamo in apertura, La casa – Il risveglio del male trova un giusto equilibrio tra l’intrattenimento splatter e “caciarone” ed un lato genuinamente terrificante. La combinazione funziona e coinvolge ancor di più lo spettatore amante del genere horror, che passa continuamente dallo shock più totale all’inquietudine più sottile. La sequenza dedicata al Necronomicon, in particolare, veicola perfettamente la natura oscura e demoniaca del libro, definendo il tono di tutto quello che succederà di conseguenza: tra apertura dentata e terribili disegni chiaramente fatti col il sangue capiamo subito che di li a poco si scatenerà l’inferno. La scena della possessione di Ellie è poi un vero incubo ad occhi aperti, ottimamente orchestrata come la maggior parte delle sequenze di violenza estrema che seguiranno (abbiamo amato in particolare quella della grattugia!).
L’appassionato di horror non potrà che notare i numerosi rifermenti non solo alla saga originale, ma anche ad altri capolavori orrorifici (vi siete mai chiesti che cosa si prova a trovarsi “dentro” l’ascensore di Shining?), testimonianza del genuino amore di Cronin per il genere.
L’ambientazione “urbana”
A far funzionare il tutto è a nostro parere la scelta dell’ambientazione “urbana”: come di recente è stato fatto anche con Scream VI (che ha spostato il furore omicida di Ghostface tra le strade di New York), anche Cronin decide di portare il suo film in un contesto nuovo, non più la location boschiva e isolata dei primi film ma un edificio al centro di una metropoli. L’isolamento, però, resta un elemento fondamentale per portare avanti l’intreccio, Beth e i bambini (ma anche gli altri sfortunati inquilini del tredicesimo piano) non hanno infatti modo di lasciare il fatiscente condominio in cui si aggira l’indemoniata Ellie. Il senso di claustrofobia veicolato dalle mura dell’appartamento, dai suoi angoli oscuri e dai pochissimi personaggi presenti, è quell’ingrediente in più per costruire una tensione crescente e sempre ben calibrata.
L’ampio utilizzo di effetti speciali pratici (invece che un “abuso” di digitale) fa poi sì che il tutto risulti ancor più convincente, d’impatto e coinvolgente per lo spettatore.
Un cast ed un finale che non deludono
Gli effetti speciali “vecchio stile” e le performance dei protagonisti, tutte basate sulla fisicità, sui movimenti esasperati, danno corpo e spessore ad un orrore che si fa subito minaccia tangibile. In particolare Alyssa Sutherland risulta davvero fenomenale nel dar vita ad una creatura demoniaca intrinsecamente malvagia, al contempo beffarda e spietatamente crudele. Anche le interpretazioni dei giovani attori e di Lily Sullivan convincono, quest’ultima da il meglio di sé in una parte finale ad altissimo tasso di violenza e di sangue versato, in cui si trasforma nella perfetta controparte dell’Ash di Bruce Campbell (che, purtroppo, non compare “fisicamente” in questo nuovo capitolo).
Il finale, che come dicevamo apre una porta a possibili sviluppi futuri della saga, è la perfetta summa di ciò che ha reso questo franchise così caro agli amanti dell’horror: tra letterali bagni di sangue e motoseghe brandite ad arte, siamo usciti dalla sala con un sorriso stampato in volto. E sì, sembra strano al termine della visione di un film del terrore, ma i veri fan de La casa capiranno alla perfezione quello che vogliamo dire, ricordando il mix di shock, brividi e inaspettato divertimento che solo film come questi sanno evocare.
La recensione in breve
Il film di Lee Cronin è la perfetta summa di quel che ha reso il franchise de La casa così amato dagli appassionati di horror. La casa - Il risveglio del male rende onore agli originali ma inserisce nuovi twist e svolte inaspettate, coinvolgendo un pubblico di vecchi e nuovi appassionati.
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