Il film: La Cospirazione del Cairo, del 2022. Creato da: Tarik Saleh. Cast: Tawfeek Barhom, Fares Fares, Mehdi Dehbi Genere: Thriller, spionaggio. Durata: 126 minuti. Dove l’abbiamo visto: Al cinema.
Trama: Adam, il giovane figlio di un pescatore, vince una borsa di studio nell’antica e prestigiosa università-moschea Al-Azhar del Cairo. L’improvvisa morte del grande imam lo trasformerà però nella pedina di uno spietato gioco di potere tra autorità politiche e religiose dell’Egitto contemporaneo.
Nel 2022 si è aggiudicato il premio per la miglior sceneggiatura al Festival di Cannes, ma è approdato nelle sale italiane soltanto in questi giorni: il titolo originale è Boy from Heaven, il “bambino celeste”, ma in Italia il film si chiama La Cospirazione del Cairo.
La scelta, tutto sommato molto efficace, richiama il precedente lungometraggio del regista egiziano naturalizzato svedese Tarik Saleh, ossia l’ottimo giallo Omicidio al Cairo, attualmente disponibile su Prime Video.
La scala narrativa, però, questa volta è molto più ambiziosa, e cerca di reinterpretare in chiave originale e con un’ambientazione inedita un grande classico della narrativa: “Da giovane – racconta Saleh – avevo amato Il nome della rosa di Umberto Eco, e di recente l’ho ripreso in mano, chiedendomi: e se una storia del genere fosse ambientata nella moschea di Al-Azhar, centro del pensiero teologico e giuridico dell’islam sunnita?”.
Al tempo stesso, il film ci propone anche una contemporanea storia di spionaggio, ispirata alle suggestive atmosfere dei romanzi di John Le Carré e alle avventure televisive di Homeland.
Molte valide fonti letterarie e cinematografiche, e un dedalo di punti di riferimento molto distanti tra loro, per un film che non ha paura di fare le cose in grande: ecco la nostra recensione di La Cospirazione del Cairo.
La trama: un novizio invischiato in uno spietato gioco di potere
Adam, il giovane figlio di un pescatore egiziano, conquista una prestigiosa borsa di studio che gli consentirà di trascorrere un anno nell’antica e prestigiosa università coranica di Al-Azhar al Cairo, il più importante polo culturale e religioso dell’islam sunnita.
Dopo aver raggiunto la capitale ed essersi lasciato alle spalle il villaggio costiero in cui viveva con il padre e i fratelli, Adam finirà però ben presto invischiato in uno spietato e pericoloso gioco di potere: il grande imam della scuola-moschea è appena morto, e l’elezione del nuovo leader culturale e religioso rappresenta una svolta centrale per l’intero universo sunnita.
Una legge ha appena modificato lo statuto di Al-Azhar, stabilendo che il grande imam resterà in carica per tutta la vita, e questo potrebbe innescare un potenziale conflitto con il presidente della repubblica, qualora venga eletta la persona sbagliata: “Nel nostro paese – affermano lapidariamente i militari – non possono esserci due faraoni”.
Il regime del Cairo, però, non può certo interferire apertamente con la scelta del nuovo grande imam: sarà proprio Adam, ricattato dal colonnello Ibrahim, a doversi muovere nell’ombra tra le varie fazioni di Al-Azhar, mentre i tre candidati e i loro sostenitori si contendono la carica con continue orazioni.
Intrappolato in una missione sempre più pericolosa e in apparenza senza via di scampo, il protagonista imparerà a utilizzare la propria astuzia e la propria conoscenza del Corano per sopravvivere, in una guerra sotterranea senza esclusione di colpi.
“Cos’hai imparato?”
Al termine del film qualcuno porrà questa domanda al protagonista, ma il nostro Adam sceglierà di non rispondere, lasciando in sospeso l’interlocutore. Ormai ha imparato il valore del silenzio, e ha appreso quando è bene combattere, e quando invece conviene frenare l’ambizione e ritirarsi.
La Cospirazione del Cairo, proprio come Il Nome della Rosa, è un autentico Bildungsroman, un racconto di formazione: Adam è un novizio che proviene da una famiglia umile, del tutto estranea ai sofisticati e pericolosi complotti della capitale, e nel corso della sua permanenza ad Al-Azhar sarà costretto a imparare rapidamente e sulla propria pelle le regole del gioco, trasformandosi da pedina a giocatore.
Il vero filo conduttore della sceneggiatura è però il tema del destino individuale, che da sempre pervade l’intero immaginario religioso dell’islam: non a caso, la prima difficoltà che Adam deve affrontare, ovvero la resistenza del padre all’idea della sua partenza, si dissolve assai rapidamente non appena questi accetta che si tratta del destino che Allah ha scelto per il giovane, e che non c’è modo di cambiarlo.
L’avventura di Adam, però, lo porterà a mettere in dubbio questa millenaria linea di pensiero. “Non scegliamo il nostro destino”, afferma il colonnello Ibrahim, per lavarsi la coscienza. “Sei tu che hai scelto me”, replicherà amaro il nostro protagonista.
E così, al culmine del suo viaggio, Adam rinuncerà al tradizionale atteggiamento di sottomissione dell’islam per diventare una sorta di moderno Ulisse, astuto, spregiudicato e pronto a usare il potere della parola per forgiare la propria sorte.
Il suo destino, come quello di tutti gli altri “bambini celesti” utilizzati come pedine politiche dal regime egiziano, è quello di morire. Ma forse, in fondo, il destino può essere cambiato…
“Quando religione e politica viaggiano sullo stesso carro…”
La Cospirazione del Cairo rappresenta un ulteriore passo avanti nell’eccellente percorso artistico del regista Tarik Saleh, che cerca di far incontrare il cinema di genere con i grandi temi che dilaniano l’attualità politica egiziana.
In Omicidio al Cairo, Saleh aveva utilizzato gli stilemi tipici del noir per raccontare gli ultimi giorni del corrotto regime di Mubarak alla vigilia della primavera araba.
Ora, invece, oltre a rifarsi alle atmosfere de Il Nome della Rosa, il talentuoso regista egizio-svedese ricorre soprattutto al linguaggio dello spy thriller per raccontare il volto oscuro del nuovo regime e, in particolare, il complesso di onnipotenza che affligge suoi membri di spicco.
Non c’è bisogno di ricorrere a particolari sottigliezze: quella egiziana è un’autentica dittatura, che controlla i media del paese e impedisce ogni possibilità di denuncia. L’unica isola estranea è proprio l’antica Al-Azhar, polo religioso e culturale indipendente fin dal tempo dei Fatimidi.
Nelle pieghe della guerra sotterranea per il controllo della moschea-università emergeranno però molte altre fazioni, specchio dei mille volti dell’islam sunnita contemporaneo: dall’antica sapienza sufi dell’imam cieco al fondamentalismo dei Fratelli Musulmani, si passerà anche per alcune citazioni all’islam salafita e a Daesh, tristemente noto con l’acronimo “ISIS”.
La posta in gioco non è mai stata così alta: l’obiettivo del governo egiziano è quello di soffocare ogni opposizione e unificare una volta per tutte religione e politica con l’elezione di un nuovo grande imam. Un clamoroso errore di valutazione, però, potrebbe sconvolgere l’intera scacchiera.
Il monito di fondo dell’autore, espressamente diretto contro il delirio di onnipotenza del regime, sembra riecheggiare le parole dell’autore di Dune, Frank Herbert: “Quando religione e politica viaggiano sullo stesso carro, i viaggiatori pensano che niente li possa fermare. Vanno sempre più rapidi, non pensano agli ostacoli e si dimenticano che un precipizio si rivela sempre troppo tardi”.
Una regia ispirata ci fa respirare il fascino dell’Egitto
Nel dirigere La Cospirazione del Cairo, Tarik Saleh mette a frutto tutta l’esperienza accumulata sia in produzioni autoriali come Metropia e l’Omicidio del Cairo, sia nel mondo del cinema americano (nel corso della sua carriera, il regista ha diretto sia The Contractor, con Chris Pine e Ben Foster, sia alcuni episodi delle serie tv Westworld e Ray Donovan).
Il risultato è un pastiche originale e avvincente, che declina i ritmi lenti del cinema mediorientale in uno spy-thriller emozionante e denso di colpi di scena.
Nel corso delle due ore del film, Saleh ci dimostra come non ci sia per forza bisogno di rapidi movimenti di camera, musiche assordanti, inseguimenti mozzafiato e altri escamotage da cardiopalma per tenere viva l’attenzione dello spettatore.
A reggere l’intero racconto può essere sufficiente una sceneggiatura granitica, che il regista si limita a tradurre in immagini con mano sicura e ispirata, ricorrendo in particolare a una fotografia di alta qualità per catturare tutta la potenza evocativa dell’antica moschea-università di Al-Azhar. A suggellare la bontà del film è l’ottima prova del cast, in cui spicca il protagonista Tawfeek Barhom e, soprattutto, il grande ritorno di Fares Fares, già star di Omicidio al Cairo, che qui interpreta il colonnello Ibrahim: l’attore riesce a calarsi alla perfezione nei panni di un personaggio astuto e intelligente, ma anche tormentato dalla propria coscienza.
La recensione in breve
A metà strada tra le atmosfere di Il Nome della Rosa e lo spy thriller contemporaneo, La Cospirazione del Cairo consacra definitivamente il talento narrativo e registico di Tarik Saleh, coniugando attualità e filosofia in un memorabile racconto di formazione.
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Voto CinemaSerieTv