Il film: La ligne – La linea invisibile (La ligne), 2022. Regia: Ursula Meier. Cast: Stéphanie Blanchoud, Valeria Bruni Tedeschi, Elli Spagnolo, India Hair, Dali Benssalah, Benjamin Biolay, Thomas Wiesel, Jean-François Stévenin.
Genere: drammatico. Durata: 101 minuti. Dove l’abbiamo visto: alla Berlinale, in lingua originale.
Trama: Dopo l’ennesima lite con la madre, la trentacinquenne Margaret non ha più il diritto di avvicinarsi al domicilio famigliare. La sorella minore disegna una vera e propria linea per indicare la zona proibita.
Dopo dieci anni di assenza dal grande schermo (Journal de ma tête, presentato fuori concorso a Berlino nel 2018, era in realtà un episodio di un progetto antologico per la televisione svizzera), Ursula Meier è tornata con un altro ritratto di una famiglia disfunzionale. Un ritratto di cui parliamo nella nostra recensione di La ligne – La linea invisibile.
La trama: parenti violenti
Margaret, 35 anni, perde facilmente le staffe, soprattutto con la madre Christina, e una delle loro liti si fa particolarmente brutale, con la genitrice che si ritrova con l’udito danneggiato. In attesa del processo, a Margaret viene proibito qualunque contatto con Christina, e deve anche stare ad almeno 100 metri di distanza dal domicilio famigliare. La sorella minore Marion, che stava preparando un saggio di musica con l’aiuto di Margaret, disegna fisicamente la linea di demarcazione per trovare l’area in cui possono interagire senza problemi. Ma questo non fa che esacerbare le tensioni, soprattutto quando viene tirata in ballo l’altra sorella che vorrebbe starne fuori perché è incinta e ha altro a cui pensare.
Il cast: donne problematiche
Le tre sorelle sono Stéphanie Blanchoud (Margaret), che ha anche collaborato alla sceneggiatura; Elli Spagnolo (Marion); e India Hair (Louise), già vista al servizio di Quentin Dupieux in Mandibules. La madre è invece Valeria Bruni Tedeschi, mentre i principali ruoli maschili sono affidati a Dali Benssalah (Hervé) e Benjamin Biolay (Julien, amico di Margaret che le offre un posto dove stare durante il periodo di crisi). Appare anche brevemente Thomas Wiesel, noto umorista della Svizzera francese, e nel ruolo di un pescatore c’è il compianto caratterista transalpino Jean-François Stévenin, scomparso poco dopo le riprese, a cui il film è dedicato.
La linea della coerenza
È dal 2008, con l’esordio nel lungometraggio con Home, che Ursula Meier si è fatta notare per il suo approccio delicato ed empatico nei confronti di soggetti che pongono al centro individui o famiglie disfunzionali, con toni sempre più drammatici col passare degli anni: se nell’opera prima c’era parecchio da ridere con la storia di una famiglia la cui casa si trovava a pochi metri dall’autostrada, con Isabelle Huppert nei panni della madre, qui le risate hanno un sottofondo amaro, sin dalla sequenza d’apertura che amplifica il conflitto in termini drammatici mostrandoci la lite al rallentatore. La linea che separa Margaret dagli altri è anche quella che identifica il confine tra la razionalità della giovane e gli eccessi della madre, i cui risentimenti nei confronti della prole sono ingigantiti dalla nuova menomazione fisica (un espediente meraviglioso per giustificare, all’interno del film, la recitazione tipicamente nevrotica di Valeria Bruni Tedeschi). Una linea che vuole risolvere fisicamente la disputa giudiziaria, ma in realtà mette a nudo vecchie ferite spirituali ormai incurabili.
La voce della sorellanza
Particolarmente importante a questo giro è il lavoro sull’impianto sonoro, che sottolinea in modo vitale le tribolazioni emotive delle protagoniste e si avvale splendidamente del talento di Stéphanie Blanchoud, cantante di successo che qui si rivela come grande scoperta sul piano della recitazione, almeno per quanto riguarda il profilo internazionale (nella sua natia Svizzera ha già fatto parte del cast di una delle commedie di Lionel Baier, socio produttivo di Ursula Meier). E lo fa come irrazionale voce della ragione, un contenitore dove passione e raziocinio sono in costante conflitto nel tentativo di fare del bene. La scelta ideale su cui focalizzare un film che, dopo esercizi corali più equilibrati, questa volta ci tiene a sottolineare la componente femminile.
La recensione in breve
Ursula Meier firma l'ennesimo bel ritratto di una famiglia non completamente a posto, usando la musica come strumento di conflitto e redenzione.
- Voto CinemaSerieTV