Il film: La memoria dell’assassino, 2023. Diretto da: Michael Keaton. Genere: Drammatico, Thriller. Cast: Michael Keaton, Al Pacino, James Marsden, Joanna Kulig. Durata: 114 minuti. Dove l’abbiamo visto: Al cinema, in anteprima stampa ed in lingua italiana.
Trama: Knox (Michael Keaton) è un sicario che sta perdendo gradualmente la memoria ed è costretto a una corsa contro il tempo per aiutare il figlio (James Marsden) a coprire le proprie tracce dopo aver commesso un crimine disordinato.
A chi è consigliato? A chi è alla ricerca di un lungometraggio che sia drammatico ma al contempo ricco di tensione, a chi segue da decenni la carriera di Michael Keaton ed infine a chi si commuove facilmente guardando film che raccontano storie di padri e figli che si riavvicinano.
Era stato presentato, con scarso successo, al Toronto International Film Festival del 2023, poi Saban Films ha acquistato i diritti di distribuzione e negli Stati Uniti ha debuttato in sala nel marzo del 2024. Ora, grazie a Eagle Pictures, arriva anche da noi La memoria dell’assassino, seconda regia per l’attore candidato all’Oscar Michael Keaton (nel 2008 aveva diretto ed interpretato The Merry Gentlemen), che qui è anche interprete principale. Il film drammatico esce finalmente in Italia a partire da giovedì 4 luglio senza troppa fanfara mediatica, e purtroppo una ragione c’è.
Nella nostra recensione de La memoria dell’assassino, vi spiegheremo per quali e molteplici motivi il secondo lungometraggio dietro la macchina da presa per l’interprete cult di Batman e Beetlejuice sia del tutto fallimentare ed insipido, probabilmente una delle peggiori opere cinematografiche che (almeno fino al momento in cui stiamo scrivendo queste parole) hanno toccato le sale italiane in questa prima metà del 2024. Ed è veramente un grandissimo peccato.
Di cosa parla il film?
John Knox (Michael Keaton) lavora quotidianamente come killer su commissione per Xavier Crane (Al Pacino), un boss della malavita. È separato dalla moglie e dal figlio e frequenta un’immigrata di Cracovia di nome Annie (Joanna Kulig), che condivide il suo amore per i libri. In seguito al protagonista viene diagnosticata una forma di demenza in rapida evoluzione chiamata malattia di Creutzfeldt-Jakob, così prende rapidamente accordi per incassare il dovuto e ritirarsi dall’attività. Prima di ciò però, decide di intraprendere un ultimo lavoro con il suo socio, Thomas Muncie (Ray McKinnon). Durante il lavoro, dopo aver ucciso con successo il suo bersaglio ma anche accidentalmente la donna che era con lui nella doccia, Knox uccide accidentalmente Muncie nella sua confusione alimentata dalla demenza.
Quella notte, John Knox riceve improvvisamente la visita del figlio Miles (James Marsden), che ammette in lacrime di aver ucciso un uomo per aver violentato sua figlia, la nipote di Knox. Il protagonista ordina al figlio di rimanere in silenzio con le autorità mentre in seguito arriva sulla scena del crimine e rimuove meticolosamente le prove che potrebbero incriminare Miles, mentre le conserva misteriosamente per un uso successivo. Nel frattempo, la tenace detective Emily Ikari (Suzy Nakamura) è determinata a individuare il colpevole. Nelle sale italiane con Eagle Pictures da giovedì 4 luglio, La memoria dell’assassino è il secondo film da regista per il candidato all’Oscar Michael Keaton, su sceneggiatura originale curata da Gregory Poirier.
Knox fugge via
Partiamo dal titolo originale del lungometraggio, Knox Goes Away, che potrebbe essere tradotto più o meno in lingua italiana con “Knox fugge via”. Un titolo ambivalente che rispecchia mirabilmente i temi e i contenuti della seconda opera cinematografica dietro la macchina da presa per Michael Keaton; interprete multiforme che a partire dal 2014 con il pluripremiato Birdman ha visto la sua carriera in declino risalire la china prendendo parte a progetti cinematografici versatili ed imprevedibili, sempre a cavallo tra contemporaneità e nostalgia auto-riferita (non solo è tornato Bruce Wayne/Batman nel poco fortunato The Flash lo scorso anno, Keaton e Tim Burton apriranno il Festival di Venezia con l’atteso sequel Beetlejuice Beetlejuice). In La memoria dell’assassino, l’attore e regista statunitense decide di auto-dirigersi in quello che all’apparenza sembra un crepuscolare action movie per un target di cine-spettatori di una certa età.
In realtà Knox Goes Away vorrebbe essere molto altro, mescolando all’interno dei dialoghi e delle scene scritte dallo sceneggiatore Gregory Poirier echi e suggestioni di The Father (il film di Florian Zeller con Anthony Hopkins indimenticabile anziano affetto da Alzheimer) assieme ad una trama orizzontale che getta luce sull’ennesima opera per grande schermo in cui viene celebrata tutta la commovente potenza dei rapporti turbolenti tra padri e figli. Un mélange di ambizioni ed elementi che avrebbe potuto rendere La memoria dell’assassino un secondo tentativo alla regia memorabile, ma che invece è forse tra i lungometraggi più deludenti del 2024, fino ad oggi.
L’ennesimo film sul rapporto padre-figlio?
John Knox fugge via perché la sua mente e le sue funzioni neurologiche vengono progressivamente messe a repentaglio dalla devastante patologia di Creutzfeldt-Jakob, ma al contempo il team produttivo ed artistico dietro alla realizzazione del film diretto da Michael Keaton sembrano non aver ben chiaro quali siano i passi fondamentali per la messa in scena di un lungometraggio centrato, equilibrato e ricco di spunti ed idee. Tutti valori fondanti che Keaton, il suo sceneggiatore e gli stessi interpreti sembrano aver dimenticato in fase di riprese, perché La memoria dell’assassino è forse uno dei peggiori titoli arrivati nelle sale italiane nel corso di questo 2024 ancora a metò del suo ciclo temporale. A mancare a Knox Goes Away è uno script che riesca a far emergere con efficacia ed incisività ognuno degli elementi e dei temi che si era prefissato di esplorare, mentre all’attore statunitense improvvisatosi per la seconda volta regista pare siano totalmente assenti i rudimenti dell’arte cinematografica dietro la macchina da presa, nonché il buon gusto e l’inventiva visiva di portare sul grande schermo un thriller drammatico di qualsivoglia spessore.
La sensazione che si ha guardando La memoria dell’assassino è difatti quella di assistere ad una pellicola prodotta e realizzata nel corso degli anni ’90 ed esclusivamente destinata alla mercificazione e allo sfruttamento di un solo mezzo e di un solo pubblico, quello televisivo. Con tutti i crismi delle regole adattabili al piccolo schermo, che decenni fa lesinavano dall’allestire location, scene e situazioni di celluloide di pregevole fattura, senza contare la rozzezza e il pressappochismo di sceneggiature, regia e messa in scena in toto. Inspiegabilmente, il film di e con Michael Keaton si presenta al suo pubblico esattamente in queste vesti retro e fuori tempo massimo, con il risultato finale di attestarsi più come imbarazzante e non richiesto nuovo esperimento in cabina di regia per l’interprete Usa che non thriller cinematografico di interesse.
Uno dei peggiori film del 2024
Per tali motivi abbiamo considerato La memoria dell’assassino come uno dei peggiori film dell’anno in corso, nonostante il carisma davanti la macchina da presa dell’attore candidato all’Oscar ed un cast di contorno volenteroso e variegato, su cui spiccano un Al Pacino stanco e svogliato e l’attrice polacca Joanna Kulig, che il mondo aveva imparato a conoscere nel 2018 con lo straordinario Cold War di Pawel Pawlikowski. A Keaton, alla fine, non rimangono che briciole e poca soddisfazione per un capriccio artistico ingiustificatamente opaco, insipido e maledettamente pressappochista nella sua messa in scena.
Testimonianza di una messa agli atti dolorosa e frustrante, ovvero quella di dover purtroppo etichettare Michael Keaton come una personalità artistica vivace e sì multiforme, ma che mal si adatta a prendere le redini di un progetto cinematografico in cabina di regia, perché probabilmente poco incline di sua stessa natura alla direzione di attori, alla mise en scéne, alla traduzione dalla pagina allo schermo di sceneggiature. Fiduciosi nel suo percorso attoriale, lo attendiamo tuttavia al varco con Beetlejuice Beetlejuice in apertura dell’81° Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, dove torna a vestire i panni dell’iconico spiritello porcello di Tim Burton, a 36 anni di distanza dal cult del 1988.
La recensione in breve
L'esordio alla regia per Michael Keaton è una delusione su tutti i fronti. Dietro la macchina da presa e davanti, l'attore statunitense dà vita ad un lungometraggio inspidio e fuori tempo massimo, dove le idee scarseggiano e il pressappochismo in fase di scrittura si fa sentire pesantemente. Di diritto, uno dei peggiori film del 2024, fino ad ora.
Pro
- La presenza scenica di Michael Keaton
Contro
- Regia e scrittura all'osso e pressappochiste
- Al Pacino, in un breve ruolo, è sprecato
- Sembra un thriller uscito direttamente dagli anni '90
- Un esordio alla regia che ha il sapore di un film televisivo
- Voto CinemaSerieTV