Il film: La pazza gioia, 2016. Regia: Paolo Virzì. Genere: Drammatico. Cast: Micaela Ramazzotti, Valeria Bruni Tedeschi, Valentina Carnelutti, Marco Messeri, Anna Galiena, Tommaso Ragno, Sergio Albelli. Durata: 118 minuti. Dove l’abbiamo visto: Prime Video, Rai Play.
Trama: In una comunità per donne affette da disturbi mentali, a Pistoia, si incontrano Beatrice e Donatella, due donne agli antipodi che instaureranno un’amicizia salda. E forse, insieme, riusciranno ad affrontare i fantasmi del passato.
Paolo Virzì è uno dei pochi autori italiani a sapersi destreggiare tra commedia e dramma senza perdere forza. Una qualità rara, la sua, che ha messo benissimo a frutto in La pazza gioia<, film del 1996 in cui il regista livornese si è divertito a mettere in scena un’amicizia femminile davvero unica. Grazie a due attrici favolose, Valeria Bruni Tedeschi e Micaela Ramazzotti, ci ha consegnato il ritratto delizioso di due donne disastrate, piegate dal dolore, ma sotto sotto ancora vitali. Come vedremo nella nostra recensione de La pazza gioia Beatrice e Donatella sono eroine memorabili, divertenti ma profondamente tragiche.
La trama: un sorpasso alla vita
Siamo a Pistoia. Villa Biondi è una comunità per donne affette da disturbi mentali. Qui vive Beatrice, una donna che ha conosciuto tempi migliori e non smette di rimarcare il suo passato da gran signora. Quando arriva Donatella, una bellissima ragazza magra e tatuata, l’equilibrio già precario di Beatrice si infrange. Non sopporta l’idea di condividere la sua stanza con quella donna malinconica che nasconde un segreto terribile. Donatella, infatti, ha tentato di uccidersi assieme al figlio, finendo in un ospedale psichiatrico giudiziario.
Le due inaspettatamente diventano amiche. I responsabili di Villa Biondi decidono allora di farle lavorare assieme in un vivaio della zona. Beatrice e Donatella approfittano di un momento di disattenzione del personale, fuggono e provano a rimettere insieme i cocci della loro vita. La prima prova a rimettersi sulle tracce dell’amato Renato, e per farlo ripiega sull’ex marito, un celebre avvocato ancora infatuato di lei. La seconda, invece, vuol ritrovare il figlio, dato in adozione a un’altra famiglia.
Due meccanismi rotti
Non potrebbero essere più diverse Beatrice e Donatella, eppure la loro bislacca società poggia su un patto di genuina affinità. Sono entrambe bellissime, conservano una scintilla vitale che le tiene in piedi nonostante tutto, malgrado una profonda spaccatura interiore. Non sapremmo come definire altrimenti la malattia mentale, che ha tanti volti, alcuni nerissimi, altri paradossalmente ilari e sopra le righe. Non è, però, una condizione naturale, ma un baratro in cui si piomba, che annichilisce o spezza in miliardi di piccoli pezzi. Come si ricompone il puzzle?
Come si esce dal baratro? Sicuramente con un cura in grado di riportare l’affettività perduta. Cura che nel film non esiste, perché gli psichiatri di Villa Biondi sono solo custodi. Ma anche trovando un’anima gemella non giudicante, come Donatella per Beatrice e viceversa. È questo nucleo caldissimo la parte più bella e autentica della storia. Viene da chiedersi se queste due creature abbiano mai conosciuto il vero amore, qualche persona in grado di amarle davvero. Di certo non i loro genitori o gli uomini che hanno avuto vicino a sé. Forse è solo nel loro incontro che la domanda trova una risposta.
Un dolore senza fine
La rappresentazione della malattia mentale è un cimento pericoloso per un regista. Si oscilla tra il buonismo di considera le persone affette da un problema psichiatrico come dei buoni diavoli che non fanno male a nessuno, relegati da una società “normale” a un ruolo subalterno. E la rappresentazione di un dolore scandaloso, di una scissione del sé che non potrà mai essere risanata. Paolo Virzì sceglie il primo approccio, forte di un amore spudorato che prova verso le due protagoniste del film. E in effetti non si può non solidarizzare con queste eroine scandalosamente sbagliate, fuori fase. Il registro narrativo del film allora è connaturato a questa coppia di donne rotte.
Paolo Virzì e la co-sceneggiatrice Francesca Archibugi seguono alla perfezione la loro bizzarria o, al contrario, i terribili momenti di down. Così facendo non indorano la pillola, anzi mostrano benissimo le contraddizioni di una malattia della mente che sbarella ogni certezza. Tuttavia, c’è qualcosa che stona in questo ritratto. Ed è la romanticizzazione del gesto di Donatella. Che è a tutti gli effetti un tentato infanticidio. La questione è naturalmente delicata e in alcun modo vogliamo ledere la libertà diritto di un regista di raccontare un fatto tragico, minimizzandone la gravità (questo è il risultato al nostro parere). Tuttavia, se di malattia mentale parla anche il film, è giusto sottolineare come il tema sia stato affrontato. E sentir equiparata l’azione di Donatella a un peccato che Dio può perdonare, è francamente superficiale. Pensare di uccidersi assieme a un un figlio non ha a che fare con un condono religioso. Sarebbe stata più opportuna, in questo caso, una maggiore profondità.
Due attrici (in)credibili
Virzì sa come tirare fuori il meglio dalle sue meravigliose interpreti, Micaela Ramazzotti, all’epoca sua moglie e Valeria Bruni Tedeschi. Quest’ultima in particolare è davvero formidabile nei panni della signora di buona società che conosce come si fa una bella vita (per citare ancora Virzì). La sua Beatrice è quella che attira tutta l’attenzione, con l’irrefrenabile voglia di vivere. La Donatella di Micaela Ramazzotti, invece, ha la parte più complessa e dolorosa, e se la cava egregiamente e con grande intensità. È per merito loro che La pazza gioia resta saldo nel cuore e negli occhi. È grazie a queste due interpreti di razza che Beatrice e Donatella vivono sul grande schermo un’avventura senza precedenti. Forse con un lieto fine.
La recensione in breve
Paolo Virzì dirige una commedia agrodolce su un'amicizia femminile totalmente inspiegabile ma bellissima ed esalta al meglio le doti di due attrici, Micaela Ramazzotti e Valeria Bruni tedeschi, davvero radiose.
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Voto CinemaSerieTV