Il film: La profezia del male, 2024. Regia: Spenser Cohen e Anna Halberg
Cast: Harriet Slater, Jacob Batalon, Hubmerly Gonzalez. Genere: Horror. Durata: 92 minuti. Dove l’abbiamo visto: Al cinema, in anteprima stampa.
Trama: Mai usare le carte di qualcun altro: questa la regola sacra nella lettura dei Tarocchi. Quando un gruppo di amici la infrange scatena inconsapevolmente una terribile minaccia imprigionata nelle carte maledette. Uno dopo l’altro, i protagonisti dovranno affrontare il loro destino in una sfida contro la morte per sfuggire al futuro predetto nella profezia dei Tarocchi.
A chi è consigliato: Agli amanti dell’horror.
Negli ultimi anni molti sono stati i teen horror che hanno visto la luce nelle sale. Film che si rivolgono principalmente alla generazione Z e che mettono al centro delle loro storie giovani protagonisti alle prese con destini oscuri e macabri. Alcuni di questi hanno saputo rivelarsi come dei progetti estremamente intelligenti, in grado di portare sul grande schermo tematiche di forte attualità, spesso riconducibili al mondo dei social e alla cultura degli anni duemila. Altri, invece, non hanno saputo creare un punto di rottura con i cliché degli immaginari mistici e soprannaturali che avvolgono le pellicole di questo genere.
Il 9 maggio esce nei cinema italiani La profezia del male (titolo originale, “Tarot”), adattamento del romanzo Horrorscope di Nicholas Adams che ha collaborato anche alle stesura della sceneggiatura. Vediamo, dunque, nella nostra recensione de La profezia del male se il duo esordiente alla regia Spencer Cohen e Anna Halbert è riuscito ad elaborare sapientemente il ricco materiale che il libro di base disponeva, o se invece ha adagiato l’idea di partenza su soliti, banali e scontati escamotage narrativi e stilistici.
Mai usare le carte di qualcun altro
Ma forse ci conviene subito scoperchiare il vaso di Pandora, e dire che La profezia del male fallisce pienamente nel tentativo di proporsi come un prodotto interessante nell’universo cinematografico dei teen horror. E per capirlo basterebbe semplicemente scorrere la trama del film, che si avvolge attorno ad un gruppo di ragazzi che trascorre le sue giornate estive in una dimora di campagna. Una sera, questi riesumano dalla cantina (primo cliché abusatissimo) della stessa un gioco ambiguo e misterioso. Si tratta, infatti, di un mazzo di carte di Tarocchi, contenente figure assai spaventose. I protagonisti decidono di leggerli (sfruttando le particolari abilità negromanti di una delle ragazze del gruppo) per prevedere il loro futuro, ignari del fatto che stanno per evocare un grande male che si abbatterà su ognuno di loro. Una maledizione che si trasformerà in una grande e difficile sfida contro la morte.
Un po’ final destination
Dalle premesse ci si poteva aspettare un prodotto in pieno stile Talk to me. Peccato che l’adattamento di Horrorscope (sarebbe stato meglio lasciare il titolo orginale “Tarot”, decisamente più evocativo e meno insulso e generico) non abbia neanche lontanamente un briciolo della contemporaneità audiovisiva del buon coming of age di A24. Piuttosto, La profezia del male contiene una struttura narrativa e visiva più vicina a quella di un Final Destination, con giovani adolescenti che giocano con forze oscure evocando inconsapevolmente il male su loro stessi.
Sicuramente ci troviamo di fronte ad uno storyboard (quello di “alla fine dovete morire tutti”) già pienamente visto e rivisto, ma La profezia del male fatica a convincere perché è il classico esempio di un modo di fare cinema horror senza mordente e incisività. La sceneggiatura non fa altro che sciorinare una sequela di cliché e luoghi comuni: dal solito gruppo di ragazzi stereotipati (c’è lo spaccone, la finta influencer oppure gli ex fidanzati che tornano insieme per sconfiggere il male) e privi di una qualsiasi personalità, alla figura della vecchia saggia e vedova a cui bisogna rivolgersi per abbattere la maledizioni.
Jump scare faciloni
Possiamo dire, quindi, che La profezia del male è il solito horror di divinazioni ed evoluzioni di spiriti, incapace di elaborare formule già pienamente abusate con soluzioni visive e narrative particolarmente interessanti (come poteva essere, invece, un Drag me to hell di Sam Raimi). Al contrario, il film è quasi tutto girato al buio e l’unica soluzione che sembra conoscere è quella del jump scare, proposta con una frequenza davvero spropositata. Il solito trucco dozzinale e facilone per spaventare il pubblico, molto tipico degli horror di serie b. Peccato che questo film non abbia né il fascino né la forza visiva di un qualsiasi horror indipendente degno di questa etichetta. In sostanza, La profezia del male (in sala dal 9 maggio grazie a Sony) è un prodotto di cui non sentivamo proprio il bisogno.
La recensione in breve
La profezia del male è il solito horror di divinazioni ed evoluzioni di spiriti, incapace di elaborare formule già pienamente abusate ("alla fine dovete morire tutti") con soluzioni visive e narrative particolarmente interessanti. Il solito trucco dozzinale e facilone per spaventare il pubblico, molto tipico degli horror di serie b. Peccato che questo film non abbia né il fascino né la forza visiva di un qualsiasi horror indipendente degno di questa etichetta.
The Good
Contro
- Formule narrative già pienamente abusate
- Personaggi stereotipati privi di personalità
- Jumpscare e soluzioni visive faciloni e dozzinali
- Voto CinemaSerieTV