Il film: La ragazza del lago, 2007. Regia: Andrea Molaioli. Cast: Toni Servillo, Anna Bonaiuto, Fabrizio Gifuni, Valeria Golino. Genere: Thriller, Drammatico. Durata: 95 minuti. Dove l’abbiamo visto: Su Netflix.
Trama: Quando la giovane Anna, giocatrice di hockey, viene ritrovata nuda e senza vita sulle rive di un lago nell’entroterra friulano, il commissario Giovanni Sanzio si incarica di seguire il caso, ma per lui non sarà facile. Afflitto da drammi personali e da dubbi che ne pervadono la mente, Sanzio sarà il testimone di un’indagine che svelerà un mistero, quello dietro la morte di Anna, ben più profondo e radicato di quanto non ci si aspettasse…
Il 14 settembre 2007 debuttava nelle sale italiane La ragazza del lago, thriller diretto da Andrea Molaioli ed ispirato al romanzo “Lo sguardo di uno sconosciuto” dell’autrice scandinava Karin Fossum; il film italiano ebbe un successo strepitoso di critica ed un ottimo passaparola tra il pubblico che lo premiò a fine corsa con ottimi incasso ed il plauso unanime di premi e riconoscimenti; l’anno successivo vinse ben 10 David di Donatello, un record assoluto ancora mai battuto da nessun’altra pellicola nella storia del premio nostrano.
Con protagonista un ottimo Toni Servillo in rapida ascesa di popolarità dopo i primi ruoli per Paolo Sorrentino, il lungometraggio di Molaioli è attualmente disponibile su Netflix, per questo motivo nella nostra recensione de La ragazza del lago ci concentreremo ancora una volta sulla potenza e l’importanza di tale pellicola nel panorama cinematografico italiano di ieri e di oggi, sottolineando anche quanto a sedici anni dalla sua uscita sia ancora tremendamente sottovalutato.
La trama: c’è un corpo sulle sponde del lago
Il commissario Giovanni Sanzio (Toni Servillo), viene incaricato di seguire il misterioso caso di omicidio di una ragazza di un villaggio del Friuli Venezia Giulia. Appena arrivato lì, scopre che il corpo senza vita della giovane Anna, giocatrice di hockey molto conosciuta nella sua comunità, era stato abbandonato sulle rive dei laghi di Fusine vicino a Tarvisio, completamente nudo. L’indagine di Sanzio, uomo di mezza età padre di una ragazza turbolenta e marito di una donna problematica ricoverata da anni in una clinica per malattie del sistema nervoso, svelerà misteri e segreti del villaggio friulano, stringendo sempre più un cerchio di potenziali assassini con risultati finali scioccanti.
Ispirato al romanzo “Lo sguardo di uno sconosciuto” dell’autrice norvegese Karin Fossum, La ragazza del lago è stato il primo lungometraggio cinematografico diretto da Andrea Molaioli, qui su sceneggiatura adattata da Sandro Petraglia. Un dramma investigativo che mette in atto un’operazione di trasposizione intelligente ed inedita per il cinema italiano contemporaneo: traslare parole, temi e personaggi appartenenti ad un setting lontano dall’Italia per preservare il sistema del racconto valorizzandone allo stesso tempo gli elementi territoriali.
Dalla Scandinavia al Friuli Venezia Giulia
Esattamente quello che ha fatto Petraglia in fase di scrittura e Molaioli alla regia. Prendendo come metro di paragone e adattamento “Lo sguardo di uno sconosciuto” di Karin Fossum, la glaciale Norvegia narrata dalla scrittrice europea si trasforma senza colpo ferire in un suggestivo villaggio nei pressi di Tarvisio nella regione italiana del Friuli Venezia Giulia. Sulle rive del fiabesco lago di Fusine, immerso in un bosco fumoso, silenzioso e quasi senza tempo, si consuma una tragedia immane: le forze dell’ordine locali rinvengono il corpo senza vita della giovane Anna, un’appassionata giocatrice di hockey adolescente scomparsa misteriosamente qualche giorno prima. Arriverà ad indagare sull’accaduto il commissario Giovanni Sanzio, magistralmente interpretato da un Toni Servillo in stato di grazia che qui si cimenta volentieri con un materiale letterario (e poi cinematografico) per lui inedito fino a quel tempo.
Il risultato è un modello di traslazione geo-culturale per il grande schermo esemplare per il cinema nostrano: non soltanto la forza del racconto è alimentata dalla complessa e tormentata psicologia dell’ispettore Sanzio, uomo in crisi personale e famigliare che si trova a dover fronteggiare un caso di omicidio che gli cambierà irrimediabilmente la vita, ma anche dalla valorizzazione del paesaggio naturale. I due laghi di Fusine e il ridente villaggio nei pressi di Tarvisio enfatizzano la volontà del regista di mettere in scena un’inedita detective story dove i luoghi possiedono il sinistro incanto di testimoni onniveggenti ed involontari della tragedia dell’essere umano. Un tratto che La ragazza del lago possiede in comune con le strutture e gli elementi ricorrenti dei romanzi gialli provenienti dalla Scandinavia.
Il gelo nel cuore
Non ci vuole molto per capire che il caso che Sanzio sta seguendo, apparentemente chiuso nei suoi silenzi e nei suoi scostanti rimbrotti che celano però dolore e rimorso passato, tocchino particolarmente da vicino l’ispettore che dal Sud dell’Italia si ritrova nella atemporale provincia friulana a scoprire cosa è accaduto ad Anna. Ad interrogare tutte le famiglie che costituiscono il piccolo villaggio del Nord Est, Sanzio dissotterra involontariamente segreti famigliari nascosti, una comunità di provincia seppellita da un muro impenetrabile di incomunicabilità, di spessa inadeguatezza al vivere quotidiano dopo lo scoppio di una tragedia umana (quella della morte di Anna) senza precedenti per tutti gli impenetrabili abitanti della piccola cittadina.
Un gelo nel cuore che si scioglie come neve al sole mano a mano che gli interrogatori si amplificano e fanno finalmente chiarezza sull’agghiacciante accaduto. Un’operazione cinematografica di dissotterramento delle ipocrisie e dei limiti della vita di provincia che caratterizzava anche lo scheletro narrativo del romanzo della Fossum, ma che con l’adattamento diretto da Molaioli si tramuta anche in riflessione solida ed efficace sul senso della comunità e dell’isolamento dalle logiche del tran tran contemporaneo di natura moderna e metropolitana.
Un Twin Peaks all’italiana?
Per questi motivi La ragazza del lago funziona come contraltare perfetto all’opera letteraria di Karin Fossum nella contrapposizione che mette in scena tra natura incontaminata e dolori e stenti della fragile condizione umana che la prima pare contenere ed incorniciare. A navigare tra questi due poli, un percorso di stampo investigativo che pare più un pretesto per raccontare altro in maniera non del tutto originale ma decisamente riuscita in fase di adattamento.
Il che rende l’assetto finale del film d’esordio di Andrea Molaioli un esempio quadrato di grande trasposizione transmediale, capace di coniugare le istanze proprie del cinema a quelle della letteratura, fino a coprire le distanze geografiche e culturali con la fredda Norvegia grazie allo script di Sandro Petraglia. Un mix vincente che, qualche decennio prima, aveva fatto la fortuna in tv de I segreti di Twin Peaks di David Lynch e Mark Frost, sordida detective story che partiva proprio dal brutale assassinio di una giovanissima ragazza e che lentamente scoperchiava il velo dell’ipocrisia di una comunità di provincia compiacente ed insospettabilmente meschina.
La recensione in breve
La ragazza del lago di Andrea Molaioli si attesta come uno dei thriller investigativi più importanti del cinema italiano del passato e del presente. Tratto dal romanzo di un autore scandinavo, riesce a traslare l'atmosfera glaciale e attutita del paese nordico nelle Alpi a ridosso del Friuli Venezia Giulia. Con un risultato agghiacciante e psicologicamente avvolgente.
- Voto CinemaSerieTV