Il film: La ragazza delle renne, 2024. Regia: Elle Márjá Eira. Cast: Elin Oskal, Martin Wallström, Lars-Ánte Wasara, Ida Persson Labba, Pávva Pittja e Magnus Kuhmunen. Genere: Thriller, drammatico. Durata: 107 minuti. Dove l’abbiamo visto: Su Netflix.
Trama: Una comunità sámi è messa in pericolo dai bracconieri che uccidono le loro renne: la giovane Elsa farà di tutto per proteggere il suo villaggio e i suoi animali.
A chi è consigliato: A chi ama le storie che raccontano culture lontane, e che non disdegnano i film che mescolano dramma e thriller.
Al centro del nuovo film disponibile su Netflix, un intenso dramma con accenni di thriller, una popolazione qui da noi decisamente poco conosciuta: la comunità sámi svedese. I sámi ci vengono raccontati come un popolo antico, profondamente legato alle proprie tradizioni ma costretto a vivere in un società moderna in costante cambiamento, che sembra non volerli più accettare ne tenere in considerazione. Come vedremo in questa recensione de La ragazza delle renne, il film tratto dal romanzo omonimo di Ann-Helén Laestadius è un delicato racconto di una comunità che lotta per continuare ad esistere e del suo profondo rispetto per la natura e le sue leggi: la voce narrante è Elsa, prima bambina e poi giovane adulta disposta a tutto pur di proteggere i sámi e soprattutto i branchi di renne da cui dipende la loro sopravvivenza. Il suo è uno sguardo delicatissimo e potente su un mondo innevato gelido e spietato, ma al contempo di una stupefacente bellezza; uno sguardo che ci mostra la fondamentale codipendenza tra esseri umani e natura, ed il necessario rapporto tra passato e presente.
I sámi sono in pericolo
Elsa è la figlia più giovane di uno dei tanti pastori di renne che vivono nel nord della Svezia, appartenenti alla comunità sámi. Lei ha capito che quella di suo padre e del resto della sua famiglia è anche la sua strada, che ha inizio con il taglio delle orecchie (per segnare la sua appartenenza alla branco della sua famiglia) del cucciolo di renna Nastegallu, una tradizione antichissima portata avanti da generazioni. La sussistenza dei sámi è però messa costantemente in pericolo dalla presenza di crudeli bracconieri, che torturano ed uccidono i loro animali per venderne le carini. Tra di loro c’è Robert, membro della comunità locale di origini svedesi che uccide – davanti ad un’inerme Elsa – anche la piccola Nastegallu. Terrorizzata e consapevole che la polizia non è disposta a fare molto per aiutare i sámi, Elsa non denuncerà mai Robert.
Anni dopo le cose non sono cambiate, i bracconieri sono una costante minaccia che si unisce alla nuova miniera, che vorrebbe espandersi sui percorsi migratori delle renne, ma che i locali vorrebbero a tutti i costi per portare nuovo lavoro nella zona. Elsa è l’unica che ha il coraggio di parlare in difesa della sua comunità e di svelare ai media nazionali cosa i sámi e le loro renne stanno subendo da anni. La sua voglia di farsi sentire però non è apprezzata da Robert e dai suoi, che iniziaranno a pianificare di liberarsene…
Una narrazione affascinante ma a tratti troppo lenta
La ragazza delle renne è un racconto drammatico complesso e stratificato, che mette da parte il genere thriller – che è presente solo in minima parte nella narrazione – per concentrarsi sul ritratto del popolo sámi fatto dalla prospettiva di Elsa. L’interesse della regista Elle Márjá Eira è quello di raccontare una comunità che si sta disgregando, da una parte a causa del disprezzo degli svedesi con cui sono costretti a convivere, che si esprime anche nei continui attacchi dei bracconieri alle loro renne, dall’altra a causa dei sempre meno giovani che decidono di restare e di portare avanti le tradizioni dei loro padri. Una disgregazione che viene raccontata anche come tormento interiore dei singoli individui, tra i membri della comunità sámi c’è chi sceglie addirittura di togliersi la vita o, come il fratello di Elsa, viene schiacciato dalle dipendenze.
Tra gli elementi meglio riusciti del film, a nostro parere, e la rappresentazione della natura in cui i sámi vivono, e lo strettissimo rapporto che instaurano con le loro renne, che sono veri e propri membri della comunità, la cui morte viene pianta come quella degli esseri umani. Il film copre diverse stagioni e l’angolo di Svezia settentrionale in cui vivono i protagonisti cambia ed evolve, dall’inverno ad un’estate luminosa ma comunque fredda e spietata.
Elin Oskal, che interpreta Elsa da adulta, è convincente ed intensa, capace di sostenere la narrazione sulle sue spalle con i suoi sguardi carichi di rabbia. Peccato che il resto dei comprimari siano meno approfonditi, ma è forse inevitabile vista la centralità della protagonista. Dispiace solo che il lato thriller della storia, che diviene sempre più importante nella parte del film, risulti un po’ trascurato rispetto al resto e non si riesca mai a creare la giusta tensione con cui catturare lo spettatore. La ragazza delle renne, purtroppo, risulta a tratti un po’ troppo lento: i tempi dilatati del racconto da una parte si adattano perfettamente allo stile di vita della comunità che racconta, dall’altra però non coinvolge appieno chi guarda.
La recensione in breve
Il film diretto da Elle Márjá Eira è uno delicato racconto che mette in scene il profondo rapporto tra i sámi e la natura che li circonda, un rapporto messo in pericolo dal mondo che cambia. Una storia affascinante che però trascura il suo lato thriller e non bilancia alla perfezione i toni.
Pro
- La delicatezza con cui viene raccontato il rapporto tra i sámi e la natura
- La forza del personaggio interpretato da Elin Oskal
Contro
- Il lato thriller viene molto trascurato
- Voto CinemaSerieTV