Il film: La stanza degli omicidi, 2023. Regia: Nicol Paone. Cast: Uma Thurman, Joe Manganiello, Maya Hawke, Debi Mazar, Dree Hemingway e Samuel L. Jackson. Genere: Commedia, gangster. Durata: 98 minuti. Dove l’abbiamo visto: Al cinema, in anteprima stampa.
Trama: Patrice (Uma Thurman) ha un grosso problema: la sua galleria d’arte newyorchese non ingrana. Gordon (Samuel L. Jackson) e Reggie (Joe Manganiello) hanno un problema ancora più grande: organizzare colpi per la mafia è redditizio, ma hanno bisogno di un modo migliore per riciclare i loro soldi. Quando i tre vengono fatti incontrare da una conoscenza in comune, il mondo dell’arte si fonde con quello della malavita e un assassino diventa accidentalmente un fenomeno avanguardistico. Questi nuovi soldi, però, li portano a prendere pessime decisioni, e il nostro trio finirà presto in una disperata lotta per la sopravvivenza.
A chi è consigliato: agli amanti dell’arte, e a chi vuole godersi un prodotto divertente e di puro intrattenimento.
Era dai tempi di Kill Bill vol. 2 che Uma Thurman e Samuel L. Jackson non recitavano insieme nello stesso film. Due degli attori più importanti del cinema americano degli ultimi decenni, ricordati nell’immaginario collettivo per via dei loro ruoli nelle opere di maggiore successo dell’universo cinematografico di Quentin Tarantino. Vent’anni dopo tornano a calcare lo stesso set ne La stanza degli omicidi, una delle pellicole che si appresta a diventare, come vedremo in questa recensione, una delle commedie più scoppiettanti che potete vedere quest’estate. Una di quelle per cui vale la pena trascorrere qualche ora all’insegna del divertimento e del puro intrattenimento. Una vera e propria satira nera sul mondo dell’arte, capace di portare sul grande schermo una storia di omicidi e criminalità, macchiata di un umorismo a dir poco esilarante.
Una galleria con scarse vendite
Patrice è una gallerista che fatica a sostenere economicamente la sua attività. Non riesce a vendere le sue opere per via della concorrenza sfrenata delle altre vetrine espositive (a tal punto che è costretta ad interrompere un rapporto con un’artista che realizzava opere per la sua galleria), odia gli uomini misogini, assume sostanze stupefacenti e per la mancanza di soldi fatica a saldare il debito con il suo spacciatore. Un giorno, però, il capo di quest’ultimo adocchia l’attività di Patrice come un’ottima e raffinata piazza per riciclare il denaro derivante da giri sporchi.
Lei accetta, ma per far sì che tutto vada per il meglio c’è bisogno di un incremento della produzione di dipinti per la galleria. Viene chiesto ad uno dei sicari dell’organizzazione criminale di realizzare delle opere d’arte (prima si improvvisa artista dipingendo dei suggestivi quadri astratti, poi decide di comporre delle opere attraverso dei sacchetti di plastica utilizzati per gli omicidi), le quali, però, diventano una vera e propria avanguardia artistica. Spopolano talmente tanto nel mondo dell’arte da attirare una grandissima attenzione dei collezionisti e degli addetti ai lavori. Un qualcosa di incredibilmente rilevante, un fenomeno culturale per cui “era dai tempi di Pollock che non si vedeva un autore emergente così acclamato dalla critica”.
Una satira sul sistema dell’arte
Senza aspettarci nulla, siamo rimasti piacevolmente rallegrati dalla visione de La stanza degli omicidi. Un film in grado di divertire, sorprendere ed intrattenere. Ma anche capace di muovere una sottile critica al mondo dell’arte e a tutto il buisness che ruota attorno ad esso. Una bolla sempre più autoreferenziale ed egoriferita, popolata da figure attaccate ad interessi frivoli e non ad una vera e propria passione. Critici spocchiosi che fumano sigarette elettroniche, curatori caricaturali e ricchi collezionisti che acquistano opere solamente per prestigio sociale e per conservare il proprio status quo.
Quello di Nicol Paone è film un pieno di spunti ed idee interessanti, in cui però non mancano dei difetti: talvolta il ritmo scricchiola (in alcuni passaggi il film va troppo veloce quando dovrebbe rallentare e va troppo piano quando dovrebbe ingranare la marcia), diversi personaggi risultano un po’ troppo abbozzati ed alcune premesse faticano ad esaurirsi nello sviluppo della narrazione. Ma se c’è una cosa che va detta, è che La stanza degli omicidi è in grado di offrire una visione divertente sul mondo dell’arte, grazie al suo umorismo intelligente e alla sua natura satirica.
Un cast divertente e divertito
A fare da cassa da risonanza a questo tono satirico c’è la solida performance generale del cast. Da Joe Manganiello a Maya Hawke, passando per Debi Mazar (nel ruolo della critica vestita col kimono) e Dree Hemingway. Ma a giganteggiare su tutti sono – manco a dirlo – loro: Samuel L. Jackson e Uma Thurman. Due attori divertiti che hanno saputo regalarci delle interpretazioni divertenti, quasi come se non si fossero ancora scrollati di dosso quell’umorismo tagliente, innovativo, amaro e spregiudicato che tanto hanno imparato a conoscere con Quentin Tarantino.
La stanza degli Omicidi è in tutte le sale italiane a partire dal 6 giugno 2024, e si appresta diventare una delle commedie più scoppiettanti di quest’estate.
La recensione in breve
Quello di Nicole Paone è film un pieno di spunti ed idee interessanti, in grado di offrire una visione divertente sul mondo dell'arte, grazie al suo umorismo intelligente e alla sua natura satirica. A fare da cassa di risonanza a questo tono satirico c'è una solida performance generale del cast, con Uma Thurman e Samuel L. Jackson che giganteggiano su tutti.
Pro
- Un gran bel tono satirico che rende piacevole la visione
- Un cast solido, in cui spiccano Uma Thurman e Samuel L. Jackson
- Una critica divertente ed intelligente al mondo dell'arte
Contro
- Un ritmo talvolta troppo scricchiolante
- Alcuni personaggi abbozzati
- Voto CinemaSerieTV