La serie: La vita che volevi, 2024. Creata da: Ivan Cotroneo, Monica Rametta. Cast: Vittoria Schisano, Giuseppe Zeno, Pina Turco, Alessio Lapice. Genere: drammatico. Durata: 6 episodi/48 minuti circa. Dove l’abbiamo visto: su Netflix.
Trama: La vita tranquilla di Gloria è stravolta dall’arrivo dell’ex migliore amica Marina, ora incinta e con già due figli. Presto, scoprirà il vero motivo della sua ricomparsa…
A chi è consigliato? Agli appassionati delle modalità narrative tipiche delle fiction italiane, che vogliono fare la conoscenza di un personaggio inedito per le produzioni nostrane.
Arriva oggi su Netflix La vita che volevi, miniserie creata e diretta da Ivan Cotroneo, con la partecipazione di Monica Rametta, che segna il debutto su Netflix di questi due autori, noti per le loro precedenti opere targate Rai. L’attrice transgender Vittoria Schisano è la protagonista di questo progetto, ambientata nella pittoresca città di Lecce, che esplora temi attuali e delicati come la transizione di genere, attraverso un viaggio emotivo che intreccia legami del passato, sfide del presente e speranze per il futuro, come analizziamo in questa recensione de La vita che volevi.
La vita che volevi: una donna tra passato e presente
Gloria (Vittoria Schisano) è convinta di aver trovato la felicità a Lecce, dove ha fondato una piccola agenzia turistica e trovato l’amore con Ernesto (Michele De Virgilio). Tuttavia, la sua vita viene sconvolta dall’arrivo di Marina (Pina Turco), un’amica dei tempi dell’università a Napoli, conosciuta prima che Gloria iniziasse il suo percorso di transizione. Marina arriva a Lecce con Andrea (Nicola Bello) e Arianna, i figli avuti da due diverse relazioni, ed è incinta di un terzo figlio, il cui padre è Pietro (Alessio Lapice), un giovane dal carattere passionale e forse pericoloso. Gloria preferirebbe evitare di riallacciare i rapporti con Marina, poiché lei le ricorda un periodo della sua vita che vorrebbe dimenticare.
Marina nasconde molti segreti e presto entra in scena anche Sergio (Giuseppe Zeno), il padre di Arianna, un uomo diffidente nei confronti di Gloria fin dal primo incontro. Per Gloria, è giunto il momento di confrontarsi con “la vita che voleva”, il suo passato e il suo futuro, per scoprire che la felicità può arrivare in forme inaspettate e che l’amore è l’unica forza capace di rendere la vita degna di essere vissuta.
Un one-woman-show quanto mai attuale
La narrazione de La vita che volevi è interamente costruita sul personaggio di Gloria, che cammina a suo agio per le strade di Lecce, dove vive e lavora come donna matura e realizzata, ma fa più volte ritorno al passato quando, più giovane, si divideva tra gli studi all’università di Napoli e le serate in discoteca, dove si esibiva in drag per guadagnare i soldi necessari a completare la sua transizione e diventare esternamente ciò che sentiva di essere fin da piccola. Vittoria Schisano, che interpreta Gloria, ha intrapreso il suo percorso di transizione di genere nel 2011. Prima di allora, si era fatta conoscere al pubblico recitando in alcune fiction e vincendo il premio come attrice rivelazione alla 40ª edizione della “Giornata d’Europa”.
In maniera analoga allo splendido Emilia Pérez visto in concorso al Festival di Cannes 2024 (qui la nostra recensione), la presente tranquillità di Gloria viene sconvolta dal passato, che fa ritorno con un figlio nato non dal caso, ma dall’amore. Un tema centrale che esplora l’opportunità inaspettata per Gloria, che ha lottato duramente per diventare chi voleva essere, di mettersi nuovamente in gioco. La serie affronta la paura e lo spaesamento di fronte alla possibilità di essere madre, offrendo a Gloria la straordinaria occasione di vivere una vita diversa da quella immaginata.
La Gloria di Vittoria Schisano ruba la scena
Gloria una donna molto forte e risoluta che si nasconde dietro una corazza fatta dal suo aspetto, lavoro e posizione sociale. Quando scopre di essere madre, inizialmente rifiuta il figlio, simbolo di un passato che vuole dimenticare, ma poi se ne innamora. Questo amore le permette di abbracciare le sue fragilità e paure, comprendendo che la vera bellezza e verità risiedono nelle imperfezioni che rendono la vita unica.
La vita che volevi si propone, tramite il consueto approccio da fiction italiana, di esplorare un personaggio inedito per il panorama cinematografico italiano: la storia di una donna AMAB (Assigned Male At Birth), una donna transgender lontana dagli stereotipi: un personaggio vero, fatto di carne e sangue, pieno di sfumature e contraddizioni. Le complessità delle relazioni di Gloria e i segreti del suo passato che riaffiorano intessono la narrazione de La vita che volevi, articolata in sei episodi dal ritmo e dalla scrittura altalenante, il cui punto di maggiore interesse rimane Vittoria Schisano. Anche nei (troppi) scivoloni nell’atmosfera da soap opera, la sua Gloria spicca per autenticità e caratterizzazione: è tanto femme fatale, donna in carriera, ammirata e rispetta, piena di emozioni e preziosa sensibilità, quanto basta per classificarla come un personaggio a tutto tondo e che non sarà facile dimenticare.
La recensione in breve
Tutta la sensibilità e l'attenzione al presente di Ivan Cotroneo e Monica Rametta emergono attraverso gli occhi di Vittoria Schisano e della sua Gloria, un personaggio in bilico tra presente e passato, ma già rivolto al futuro.
Pro
- Una splendida Vittoria Schisano e un personaggio scritto su di lei
- La sensibilità con cui viene raccontata una storia fondamentale per la nostra attualità
Contro
- La componente melodrammatica, a volte, si fa troppo sentire
- Alcune sottotrame potrebbero essere accorciate
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Voto CinemaSerieTv