Il film: Le buone stelle – Broker (Beurokeo), 2022. Regia: Hirokazu Kore-eda. Cast: Song Kang-ho, Gang Dong-won, Lee Ji-eun, Bae Doona, Lee Joo-young.
Genere: drammatico. Durata: 129 minuti. Dove l’abbiamo visto: Al Festival di Cannes, in lingua originale.
Trama: Due amici arrotondano vendendo, tramite il mercato nero, bambini che sono stati abbandonati dalle madri in una ruota degli esposti all’interno della chiesa locale. Ma un giorno una giovane si presenta per farsi ridare il figlio, e la situazione si complica…
Quattro anni dopo la Palma d’Oro, vinta a Cannes nel 2018, il regista giapponese Hirokazu Kore-eda è tornato sulla Croisette, sempre in concorso, con il suo secondo film consecutivo girato in una lingua diversa dal giapponese (dopo La vérité, girato in francese e inglese, con cui ha inaugurato la Mostra di Venezia nel 2019). Un oggetto in apparenza anomalo, ma in realtà coerente con la poetica del cineasta, e di cui parliamo in questa recensione de Le buone stelle – Broker.
La trama: qualcuno pensi ai bambini!
Sang-hyeon gestisce una lavanderia e fa anche volontariato nella chiesa locale, dove lavora il suo amico Dong-soo. La chiesa ha una ruota degli esposti, dove le madri possono lasciare i figli indesiderati. Insieme, i due hanno escogitato uno stratagemma per arrotondare: falsificando i dati clericali tramite la cancellazione dei nastri di sicurezza, portano periodicamente via alcuni bambini e li vendono tramite il mercato nero. Ma un giorno il piano non funziona come previsto: So-young, che aveva lasciato il figlio fuori dalla chiesa la sera prima, torna per riprenderselo e, scoperto l’inganno, decide di accompagnare i due malfattori per assicurarsi che il pargolo sia venduto alla coppia giusta, e per il prezzo giusto. E mentre loro sono in viaggio, due poliziotti che indagano sul traffico di neonati li inseguono…
Il cast: grandi talenti coreani
A dominare l’azione, e uno dei principali motivi per cui Kore-eda ha deciso di girare il film in Corea, c’è Song Kang-ho, attore-feticcio di registi come Bong Joon-ho (Memories of Murder e Parasite), che per il ruolo di Sang-hyeon ha vinto il premio per l’interpretazione maschile a Cannes. Al suo fianco nei panni di Dong-soo c’è Gang Dong-won, recentemente visto nell’action-horror Peninsula. La poliziotta ha invece le fattezze di Bae Doona, che ha già lavorato con Kore-eda in Air Doll nel 2009 e ha anche recitato a Hollywood in un paio di progetti delle sorelle Wachowski. La giovane madre è Lee Ji-eun, cantante molto popolare in patria – nota con lo pseudonimo IU – che dal 2011 si dà anche alla recitazione con discreto successo.
Dal locale all’universale
Hirokazu Kore-eda ha cominciato a interessarsi all’argomento quando, facendo ricerche per il suo film Father and Son, ha scoperto le somiglianze tra Giappone e Corea per quanto concerne il sistema dell’adozione, e la popolarità della ruota degli esposti sul territorio coreano. Avendo già coltivato il desiderio di lavorare con attori come Song, ha concepito una storia che, per quanto legata a certe specificità coreane, ha una valenza universale per il suo afflato umanista ed è allo stesso tempo una sorta di seguito spirituale e tematico di Un affare di famiglia, sul legame che si crea in circostanze non esattamente legali fra individui emarginati. Aiuta, in tal senso, la struttura del road movie, che facilita l’accompagnamento empatico dell’evoluzione dei personaggi.
La trattativa regista-pubblico
Non possiamo esimerci dal notare la scelta infelice del titolo italiano, Le buone stelle, che banalizza il contenuto e va anche contro il senso dell’originale Broker, che si riferisce alla natura transazionale dei rapporti tra i protagonisti e si serve di tale cinismo per farci capire e apprezzare, a poco a poco, Sang-hyeon e compagnia bella. E allo stesso modo, Kore-eda è un broker nella trattativa fra l’argomento raccontato e lo spettatore, convincendoci gradualmente ad accettare questo scenario ancorato in una realtà non particolarmente rosea per poi travolgerci con la potenza della bislacca sincerità emotiva che si infiltra nel meccanismo perfetto dell’attività criminale.
La recensione in breve
Con Le buone stelle - Broker, Hirokazu Kore-eda cambia nuovamente lingua, ma questa volta la sua poetica rimane intatta tramite l'esplorazione di un'attività illecita capace di generare inattesi legami emotivi tra le persone coinvolte.
- Voto CinemaSerieTV