Il film: The Animal Kingdom, 2023. Regia: Thomas Cailley. Genere: Young Adult, Fantascienza. Durata: 130 minuti. Dove l’abbiamo visto: Al Festival di Cannes in lingua originale.
Trama: In Francia si è diffusa un’epidemia molto particolare. Colpisce a livello genetico e porta gli esseri umani a trasformarsi, molto lentamente, in animali. La paura e la diffidenza per gli infetti dilaga mentre noi seguiamo il percorso di Émile, un giovane ragazzo rimasto solo col padre mentre la madre è ormai mutata del tutto ed è stata allontanata.
Anche Un certain regard, la sezione dedicata agli autori non ancora affermati, ha preso il via in questa edizione del Festival di Cannes Il film di apertura è The Animal Kingdom, opera seconda di Thomas Cailley che, dopo il buon successo in patria ricevuto nel 2014 con The Fighters – Addestramento di vita, dirige un lungometraggio estremamente ambizioso. Un’opera che par voler affondare le proprie radici in un high concept, nel cinema e nella letteratura di genere, spaziando tra horror, fantasy e fantascienza. Nonostante le grandi attese, figlie di premesse come detto molto interessanti e del prestigio di aprire Un certain regard, come vedremo nella nostra recensione de The Animal Kingdom non tutto funziona nel film di Cailley.
La trama: Homo homini lupus
Francia contemporanea. Nel paese si è diffuso uno strano morbo che agisce dal punto di vista genetico. Gli infetti si trasformano (molto) lentamente in animali. La mutazione è dolorosa e, in base alla specie in cui l’umano colpito si trasformerà, inizieranno a spuntare artigli, peluria, piume, un becco, squame e così via, fin dove la teoria darwiniana può portare. Non si ha alcuna idea di come si sia diffuso, delle modalità con cui procede il contagio e le poche cure sperimentate non hanno avuto finora alcun risultato. La reazione “istituzionale” degli umani è quella di perseguire e ghettizzare coloro che mostrano i primi segni di mutazione. In questo contesto generale, presentato fin dai primissimi minuti, il film va a concentrarsi sulla vicenda di Émile (Paul Kircher), adolescente rimasto solo col padre François (Romain Duris) dopo che la madre è stata colpita dalla malattia e si è trasformata, traumatizzando il ragazzo.
Per questioni lavorative i due sono costretti a trasferirsi. Per Émile arriva un cambio drastico di vita, con nuova scuola e nuove amicizie. Vicino alla nuova abitazione si verifica un incidente che porta allo smarrimento in un bosco di diversi pazienti mutati, tra cui la madre del protagonista. François non si darà pace e inizierà una ricerca disperata della moglie, costringendo il figlio ad aiutarlo. Émile si integra bene nella nuova realtà ma inizia a mostrare i primi segni di trasformazione. Cerca con tutte le forze di tenerli nascosti, tanto agli amici quanto al padre, portando con sé un forte conflitto tra quello che vorrebbe essere e quello che sta diventando. Il film continuerà poi su questa linea, molto improntata su un classico romanzo di formazione, fino al suo finale.
Puntare tutto sul coming of age
La prima scena del film è ambientata durante un blocco del traffico. Siamo in coda in auto all’interno di un centro abitato. La camera va a piazzarsi in un abitacolo e ci mostra la discussione tra l’adolescente Émile e il padre François, accompagnati da una dolce esemplare di Australian Shepherd seduta sui sedili posteriori. I due hanno una classica discussione figlio-genitore quando il ragazzo decide di scendere dall’auto e andarsene tra il traffico congestionato. Poco più avanti una vettura, che ha un aspetto ibrido tra un’ambulanza e un furgone della protezione animali, inizia a dondolare sul posto in modo sospetto. D’un tratto viene sputato fuori un essere a metà tra un uomo e un uccello che fugge da due inservienti che cercano di riportarlo all’interno. François e Émile, spaventati ma non stupiti, tornano in auto. Il padre si accende una sigaretta, si volta nel traffico e un altro automobilista lo guarda per poi dirgli con tono ironico: “Che tempi folli, eh?”.
Questo breve incipit de The Animal Kingdom presenta in modo perfetto tutto quello che sarà il film: dall’ambientazione tra l’horror e il fantasy al tono spesso vicino alla commedia, fino al vero punto di interesse di Cailley, ovvero il percorso di crescita del suo protagonista. Infatti se si spoglia delle sovrastrutture l’opera quello che rimane non è altro che un coming of age piuttosto classico. Émile è un adolescente tipico che vive solo col padre (in questo caso la madre non c’è causa l’epidemia ma si sarebbe potuto trattare di un semplice divorzio) e che si trova a dover affrontare un trasferimento in una nuova realtà. Qua dovrà ambientarsi con i nuovi amici, la nuova scuola, le prime serate in discoteca con le prime sbornie e i primi amori. Tutto secondo copione insomma, compresa la necessità di affrontare un corpo che sta cambiando e ricercare un’indipendenza dalla figura paterna che viene trovata solo nel finale “liberatorio”.
La sensazione di un’occasione sprecata
Proprio questa natura da coming of age tradizionalissimo e che sfrutta le ottime premesse, in base all’occasione, come mere metafore ci lascia un forte sapore di occasione sprecata. L’ambientazione iniziale impostata da Cailley, con forti richiami alla grande letteratura di genere (King su tutti), ci aveva dato la speranza di vedere un film che abbracciasse il genere invece di sfruttarlo senza remore.
L’idea di una pandemia legata alle trasformazioni fisiche (il regista ha voluto precisare che la sceneggiatura è stata scritta prima del Covid) aveva un gran potenziale. Soprattutto visto il livello di VFX messi in campo e l’interessante scelta artistica improntata sul voler mostrare degli ibridi che suggerissero le trasformazioni più che farle vedere complete. Purtroppo però Cailley ha deciso di abbandonare presto la rotta, optando non solo per la via del percorso di formazione ma di farlo anche nel modo più piatto e convenzionale possibile. Non manca nulla del cliché del coming of age statunitense. Il tutto poi è reso ancor più grigio e privo di vitalità da un finale lungo e privo di un qualsiasi impatto emotivo.
La recensione in breve
The Animal Kingdom di Thomas Cailley è il film che aperto la sezione Un certain regarde al Festival di Cannes 2023. Le premesse e l'ambientazione tra l'horror e il fantasy sono splendide, così come la direzione artistica e l'utilizzo dei VFX. Peccato che il regista decida di abbandonarle presto per realizzare un coming of age convenzionale e banale.
- Voto CinemaSerieTv