Il film: Le vele scarlatte, 2022. Regia: Pietro Marcello. Cast: Juliette Jouan, Raphaël Thiéry, Louis Garrel, Noémie Lvovsky. Genere: Drammatico. Durata: 100 minuti. Dove l’abbiamo visto: in anteprima stampa.
Trama: Juliette, giovane orfana di madre, vive col padre Raphaël, un burbero reduce di guerra. Mal vista dagli abitanti del paese per il suo carattere sognante e il fare scostante, un giorno, all’improvviso, forse trova l’amore.
Dopo essere uscito, come da sua stessa ammissione, piuttosto stanco dall’impegnativo lavoro di autore anche in veste di produttore per il suo penultimo film Martin Eden, Pietro Marcello arriva ora al cinema con un’inversione di rotta. Le vele scarlatte, libero adattamento del romanzo di Aleksandr Grin Vele scarlatte presentato in anteprima nella Quinzaine des Réalisateurs in occasione del Festival di Cannes 2022, è una fiaba bucolica semplice, popolare. Una piccola storia di resistenza personale e di affermazione dell’indole, della propria identità, un racconto del dolore di una mancanza sommerso sotto la superficie dove c’è il tempo per incappare nell’amore che va coltivato e in cui cullarsi. Ne parliamo nella nostra recensione de Le vele scarlatte.
La trama de Le vele scarlatte
Juliette (l’esordiente Juliette Jouan) è figlia del taciturno e ruvido Raphaël (Raphaël Thiéry), reduce della Prima guerra mondiale da poco tornato a casa. La madre è morta mentre il padre era ancora in guerra e a crescerla nei suoi primi mesi di vita è stata Adeline (Noémie Lvovsky). Le vele scarlatte, nelle prime sezioni del film in cui Juliette è ancora piccola, segue maggiormente Raphaël mentre cerca di ritagliarsi nuovamente un posto nella società cercando lavoro e scolpendo il legno.
Poi Juliette cresce e il film di Marcello si sposta più su di lei, la pone a baricentro di un’opera sempre chiara, sempre limpida su quale sentimento vuole raccontare, su quale sensazione restituire nel consueto ottimo lavoro sulla patina dell’immagine che si mescola agli immancabili inserti di repertorio (ma ce n’è molto di meno rispetto al passato). Alcune dure verità emergono dal gretto microcosmo del paesino ai bordi del quale la famigliola abita, ma quando le cose sembrano incupirsi ecco allora emergere dai celi un affascinante avventuriero, Jean (Louis Garrel).
Il materico e e l’onirico
Lo si è detto, Le vele scarlatte non nasconde mai la sua natura da fiaba popolare, da racconto del focolare. Anche se non si parla moltissimo il lavoro di Marcello è sempre limpido nello stabilire le poche coordinate essenziali per comunicare a chi sta guardando. A Raphaël assegna il materico, la cosa concreta di chi la vita l’ha vissuta e forse pure subita (la guerra, un passato che non conosciamo, una moglie amata scomparsa prima del tempo); per questo lavora di continuo il legno in cui immortalare ciò che è stato, scolpisce con nodose mani che contrastano in maniera commovente con i suoi dolcissimi occhi.
A Juliette è dato invece il sogno, la speranza dell’avvenire, e perciò la troviamo a solcare con lo sguardo il cielo, a scrutare l’orizzonte, a fare il bagno in riva al fiume nella speranza che la profezia di quelle vele scarlatte che un giorno la porteranno via si avveri per davvero. E quando arriva questo principe (quasi buffo e strampalato) non ne subisce il fascino passivamente, ma decide di volerlo, di tramutare la magia onirica in qualcosa di reale.
Individualità femminile
Le vele scarlatte è quindi anche, a suo modo, una storia di affermazione dell’individualità femminile. Madre Adeline vive da sola dopo la morte di un marito che ha sciupato tutto e ha lasciato solo debiti, fa da colonna portante di una famiglia allargata in cui si affaccia anche un fabbro con moglie e figlia che lavora al casolare ed è presenza costante per Juliette. Quest’ultima, poi, fugge dalle griglie di incasellamento in cui la vorrebbero costringere gli omuncoli del paese, a cui non resta altro che additarla come stramba, pazza, strega (e forse tentare una terribile violenza, che fa eco ad un’altra) quando il loro desiderio di possederla si scontra con il rifiuto di lei.
L’ultima opera di Pietro Marcello, scritta assieme a Maurizio Braucci e Maude Ameline, si concentra su poche cose e su queste contorna il ritratto caldo di individui a portata di amore e di perdita. Le vele scarlatte è un film altamente accessibile, dalla splendida fattura e che respira della bellezza di un paesaggio degno di un quadro, dove trovano posto le aspirazioni, la dignità e l’abbrutimento di un’umanità raccontata con un piglio benevolo.
La recensione in breve
Le vele scarlatte, l'ultima opera di Pietro Marcello, è un racconto fiabesco estremamente popolare. Una storiella da narrare attorno al fuoco, fissa nella materia lavorata da un padre e nei sogni vissuti da una figlia, raccolto nella solita ottima patina di un'immagine sempre impeccabile dove trova spazio anche l'affermazione dell'individualità femminile.
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