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Home » Film » Recensioni film » Luce, la recensione del film con Naomi Watts e Octavia Spencer

Luce, la recensione del film con Naomi Watts e Octavia Spencer

La nostra recensione di Luce, film drammatico con Naomi Watts e Octavia Spencer disponibile su Netflix.
Simone FabrizianiDi Simone Fabriziani16 Febbraio 20236 min lettura
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Luce
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Il film: Luce, 2019. Regia: Julius Onah. Cast: Naomi Watts Octavia Spencer, Tim Roth, Kelvin Harrison Jr. Genere: Drammatico. Durata: 109 minuti. Dove l’abbiamo visto: Su Netflix.

Trama: Una coppia di coniugi è costretta a fare i conti con la loro immagine idealizzata del figlio, adottato dall’Eritrea dilaniata dalla guerra. Il tutto avviene dopo una scoperta allarmante fatta al liceo che minaccia di distruggere il suo status di studente modello.


Mercoledì 15 febbraio ha debuttato nel vasto catalogo cinematografico Netflix l’ottimo Luce, film diretto da Julius Onah (The Cloverfield Paradox) e con un cast d’eccezione costituito, tra gli altri, da Naomi Watts, Tim Roth, Octavia Spencer e Kelvin Harrison Jr. Un dramma d’ispirazione teatrale (è tratto difatti dalla piéce da palcoscenico omonima di J.C. Lee) passato inosservato nel corso del 2019 ma che invece avrebbe meritato maggiore attenzione mediatica ed analisi adeguate.

Nella nostra recensione di Luce vi parleremo di quanto il secondo lungometraggio dietro la macchina da presa per Julius Onah riesca ad amalgamare con equilibrio insospettabilmente perfetto alcuni dei temi più scottanti della società americana contemporanea: adozione, etnia, ingiustizia sociale e rapporto genitori/figli. Tutto questo grazie ad una ferrea sceneggiatura adattata curata dallo stesso autore del pezzo teatrale da cui è ispirato il film.

La trama: dobbiamo parlare di Luce

Luce

Luce Edgar (Kelvin Harrison Jr.) è un ragazzo nato in Eritrea ed adottato dalla coppia formata da Amy e Peter (rispettivamente, Naomi Watts e Tim Roth). Quando frequenta il liceo della cittadina americana in cui vive, diventa uno studente modello per i suoi coetanei: prima atleta dalle doti straordinarie, poi grande oratore e campione di educazione civica. Un piedistallo che però inizia lentamente a sgretolarsi quando la sua insegnante Harriet Wilson (Octavia Spencer) espelle lo studente DeShaun perché trova della marijuana nel suo armadietto scolastico, poi chiama la madre di Luce per raccontarle un dettaglio inquietante sul figlio adottivo: non soltanto nel compito assegnatogli per educazione civica si era immedesimato nel personaggio storico di Frantz Fanon (rivoluzionario pan-africano che giustificava la violenza per eliminare i dissensi), ma nell’armadietto dello studente modello aveva trovato dei petardi artificiali molto pericolosi. Cosa stava nascondendo Luce alla sua famiglia adottiva e alla sua insegnante? Oltre la sua immagine di studente e ragazzo provetto, covava realmente istinti violenti?

Tratto dalla piéce teatrale omonima di J.C. Lee, Luce è il secondo tentativo cinematografico dietro la macchina da presa per Julius Onah, che qualche anno prima aveva attirato a sé attenzione mediatica con la regia del sequel sci-fi The Cloverfield Paradox. Presentato con ottimo successo di critica al Sundance Film Festival del 2019, ha ottenuto una distribuzione nelle sale Usa con Universal Pictures nell’agosto dello stesso anno, mentre da noi è rimasto inedito fino al suo debutto nel catalogo Netflix. Un vero peccato, perché questo film mette in scena uno spaccato genuino e doloroso dello struggle sociale della comunità afro-americana negli Stati Uniti di oggi con un senso del racconto e dell’evocazione tematica del tutto affascinante.

La sottile linea tra bene e male

Luce

Luce, così come la complessa piéce teatrale dal quale è tratto, è una pellicola che funziona egregiamente su più livelli e stratificazioni tematiche. Dapprima parte come interessante riflessione sulla legalità del ragionevole sospetto dell’insegnante nei confronti dell’allievo modello: il fatto che Luce abbia scelto di immedesimarsi nel violento rivoluzionario africano nella stesura del suo compito scolastico può risvegliare in lui il suo passato di bambino soldato in Eritrea? E quei fuochi d’artificio trovati da Harriet Wilson nel suo armadietto a cosa gli serviranno mai? Vuole mettere in atto una vedetta violenta nei confronti della sua insegnante per averlo “smascherato”?

Eppure Luce Edgar è uno studente modello nella sua scuola, un atleta provetto ed un ragazzo dalle doti oratorie eccezionali, rispettato ed amato non solo da tutti i suoi coetanei ma anche dal corpo insegnanti. Le indagini scaturite dalle preoccupazioni di Harriet coinvolgeranno ben preso anche i due genitori, Amy e Peter, inizialmente sconvolti dalle prove ed illazioni della professoressa del liceo; i due non ci metteranno molto a comprendere quanto il loro figlio adottivo non sia in realtà il ragazzo prodigio che avevano sempre sognato di crescere, imparando a loro spese quanto spesso e volentieri la linea tra bene e male sia sottilissima…

Non esistono verità semplici

Luce

Sono molti i temi e le suggestioni sociali che il film di Julius Onah mette in scena, ed ognuno di questi elementi fondanti viene affrontato dal regista con premura e con grande senso dell’urgenza. Il dilemma etico e morale che fronteggiano prima Harriet Wilson e poi i genitori adottivi di Luce Edgar è dilaniante e fortemente provocatorio: e se il ragazzo non fosse veramente quello che dà a vedere? Cosa succede quando, dietro all’apparente patina di successo e perfezione, si nasconde un oscuro strato di polvere pronto a rovinare l’immagine sociale di un individuo?

Questa è la provocazione madre del film di Julius Onah, un lungometraggio che sfrutta al massimo la sua vocazione teatrale sorretta da dialoghi taglienti tra i vari protagonisti e che riesce a mettere in scena un affresco sociale della comunità afro-americana negli Usa di oggi onesto e semplicemente spiazzante. Nella figura enigmatica e profondamente archetipica di Luce Edgar, si cela quindi il lato più oscuro dell’esperienza black contemporanea: eternamente in gabbia, solo alcuni di essi appartenenti a questa comunità hanno il privilegio di essere toccati dai raggi di luce che riescono ad entrare all’interno; ma a quale costo? Come ci insegna prima la piéce teatrale di J.C. Lee e poi il film di Onah, non esistono verità semplici a quesiti così complessi.

Uno dei film più sottovalutati degli ultimi anni

Luce

Luce funziona anche perché è un concentrato perfetto di solida regia, di grande scrittura e di recitazione sopraffina; su tutti, a sorreggere un cast in grande spolvero ottime prove attoriali per il giovane ma talentuosissimo Kelvin Harrison Jr. nei panni del protagonista titolare, e per la fragile ma determinata Harriet Wilson interpretata dal premio Oscar Octavia Spencer. Un ensemble che eleva il prodotto da mero adattamento dal teatro al cinema a lungometraggio artisticamente e contenutisticamente stimolante.

Un viaggio provocatorio e senza compromessi che stratifica a più livelli chiavi di lettura e possibili analisi e che alla fine della sua durata lascia lo spettatore con più quesiti irrisolti che risposte tout court. Tutto quello che il bel cinema low-budget dovrebbe esaltare e valorizzare, anziché adeguarsi alla formula sempre più standardizzata del “nasce, cresce, corre.”

La recensione in breve

8.0 Provocatorio

Il secondo lungometraggio di Julius Onah è tra i film più sottovalutati e complessi degli ultimi anni. Ispirandosi ad un'opera teatrale dallo stesso nome, Luce riesce a parlare allo spettatore di temi scomodi quali l'adozione, il colore della pelle, il privilegio etnico e la sottile linea che spesso divide ciò che è giusto da ciò che è sbagliato. Con ottime prove d'attore per Octavia Spencer e Kelvin Harrison Jr.

  • Voto CinemaSerieTV 8.0
  • Voto utenti (9 voti) 7.4
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