Il film: Madame Web, 2024. Regia: S.J. Clarkson. Cast: Dakota Johnson, Sydney Sweeney, Tahar Rahim, Isabela Merced, Emma Roberts. Genere: Fantasy, Fantascienza. Durata: 114 minuti. Dove l’abbiamo visto: Al cinema, in anteprima stampa.
Trama: Dopo aver acquisito poteri di chiaroveggenza in seguito ad un incidente quasi mortale, Cassandra Webb è costretta a confrontarsi con il suo passato mentre cerca di sopravvivere ad un uomo misterioso insieme a tre giovani donne dalle potenti capacità.
Imaginate di far parte del Marvel Cinematic Universe, ma di quello sbagliato. Se ne sono accorti (tardi) Tom Hardy con gli sgangherati, seppur molto divertenti, Venom e Jared Leto con il fallimentare Morbius. Ora, a completare un tassello narrativo appartenente allo Spider.Man Universe battente bandiera Sony Pictures Entertainment arriva Madame Web. Liberamente ispirato al personaggio degli albi a fumetti ideati da Danny O’Neill e John Romita Jr. nel 1980, il film diretto da S.J. Clarkson arriva finalmente nelle sale italiane con Sony Pictures e Eagle Pictures a partire da mercoledì 14 febbraio, in tempo per il weekend di San Valentino.
Nella nostra recensione di Madame Web ci addentreremo con dovizia di dettagli e letture analitiche nell’ennesimo progetto cinematografico fallimentare del Marvel Cinematic Universe firmato Sony, inaugurato anni or sono dagli Spider-Man di Tobey Maguire e Andrew Garfield, e continuato con pochezza di intenti, mezzi e contenuti dai già sopracitati Venom e Morbius. E con Madame Web, purtroppo, la musica non cambia affatto.
Un giorno nella vita di Cassandra Webb, paramedico
Cassandra Webb (Dakota Johnson) è una paramedica di New York che inizia a mostrare doti di chiaroveggenza, che oltretutto le consentono di vedere il mondo dal punto di vista degli aracnidi. Costretta ad affrontare alcune rivelazioni sul proprio passato, è decisa a proteggere tre giovani donne (rispettivamente, Sydney Sweeney, Isabela Merced e Celeste O’Connor) da un misterioso avversario (Tahar Rahim) che le vuole morte a tutti i costi. Scendere a patti con i poteri di prevedere il futuro imminente, però, non sarà un compito facile per Cassandra, divisa tra il cercare di creare una nuova famiglia con le giovani Julie, Mattie e Anya e quello di scoprire l’origine dei suoi straordinari poteri.
Così ha inizio Madame Web, quarto appuntamento cinematogafico dello Spider-Man Universe firmato Sony, che negli ultimi anni, con la timida apertura verso il multiverso del Marvel Cinematic Universe di Kevin Feige, ha presentato evidenti crepe e segni di forte cedimento strutturale. Diretto da S. J. Clarkson (regista che viene dalla tv e che in campo supereroistico aveva già diretto episodi di Jessica Jones e The Defenders) e co-scritto dalla stessa assieme a Matt Sazama, Burk Sharpless e Claire Parker, il lungometraggio con Dakota Johnson e Sydney Sweeney fa acqua da tutte le parti e affoga definitivamente il progetto interrelazionale con Spider-Man, Venom e Morbius attraverso le fattezze di uno standalone fallace e difettoso.
Storie dal multiverso Marvel
Sì, perché Madame Web non ha camei importanti, non presenta scene post-credit e non ammicca più o meno palesemente ad altri personaggi fuori dal tentacolare progetto Sony/Marvel. Un cinecomic standalone tutto al femminile, sorretto dall’entrée in pompa magna di Dakota Johnson nel genere del cinecomic attuale coadiuvata non da una, ma da ben tre giovani e promettenti interpreti. Non solo le semi-sconosciute Isabela Merced e Celeste O’Connor, ma anche la lanciatissima Sydney Sweeney, che dopo il successo della serie HBO Euphoria e dell’insospettabile campione d’incassi Tutti tranne te, si appresta a cambiare le carte in tavola anche del super-heroine movie.
Ambientato nel 2003 (e la playlist musicale, tra ammiccamenti a Beyoncé e la presenza dela hit “Toxic” di Britney Spears ne è perfetta testimonianza), Madame Web funziona meglio quando prende elementi tipici della serialità e del cinema d’intrattenimento di inizio Millennio per (pardon) intessere un racconto supereroistico che in tempi di estrema connettività e linee temporali in incontro/scontro, ha il coraggio di arrivare al pubblico cinematografico contemporaneo all’interno di una confezione a sé stante, indipendente da ogni riferimento più o meno diretto ai personaggi dei film Sony precedenti e lontano anni luce dal “pericolo Multiverso” in agguato in tutte le proprietà multimediali ed intellettuali targate Marvel; non ultimo, l’attesissimo terzo capitolo su grande schermo dell’irriverente Deadpool con Ryan Reynolds. Con il film di S. J. Clarkson, tutto questo sorprendentemente non accade.
Un super-team tutto al femminile
Madame Web è innanzitutto e forse più di ogni altra cosa il tentativo di stabilire una narrazione prettamente ed orgogliosamente femminile in un universo narrativo, quello di Spider-Man, dove le prodezze del supereroe di turno sono quasi sempre relegate al protagonista maschile. Lo è stato per ovvi motivi con gli Spider-Man targati Sony rispettivamente con Tobey Maguire ed Andrew Garfield, e si è ripetuto il ritornello con i meno impegnati Venom e Morbius. Per questo motivo forse il lungometraggio diretto e co-scritto da S. J. Clarkson getta con forza dalla finestra ogni riferimento ed interconnessione con le proprietà Marvel altrui, mettendo in scena una pellicola curiosa in cui l’emblematico Peter Parker coesiste nello stesso spazio di manovra di Cassandra Webb e del suo trio tutto al femminile senza però intaccare le loro azioni (ogni maggior riferimento al ruolo del giovane Spider-Man qui sarebbe spoiler senza mezzi termini).
Obiettivi sacrosanti e legittimi quelli della Clarkson, che però dimentica che accettare di cimentarsi dietro la macchina da presa di un cinecomic targato Sony non equivale ad originalità e qualità di intenti, allestimento, mise en scéne e scrittura di situazioni e personaggi. A latitare in maniera preoccupante in Madame Web è difatti lo spessore di regia e sceneggiatura, anche nella leggerezza e giocosità di alcune delle situazioni narrative che coinvolgono i suoi personaggi. Dopotutto, nonostante stiamo comunque parlando del genere supereroistico, ciò non può e non deve significare che il talento dietro e davanti la macchina da presa debba venir sacrificato in nome di scelte artistiche che poco hanno a che vedere con la creatività e che assomigliano sempre di più al perverso frutto di posizioni algoritmiche di minacciosa attualità.
Un cinecomic fallimentare
A mancare, in definitiva, in Madame Web è l’intelligenza di saper realizzare un lungometraggio d’azione secondo i canoni e le spinte più contemporanee del genere del cinecomic attuale. Come se il film battente bandiera Sony (e lo stesso problema fu dei suoi predecessori Venon, il suo sequel diretto e del più recente Morbius) fosse testardamente arroccato su posizioni e stilemi appartenenti ad un modo di approcciarsi al superhero movie da primi anni 2000, senza però il guizzo e la passione dietro la macchina da presa di un Sam Raimi, che non solo salvò la Sony dal pericolo bancarotta ad inizio Millennio, ma ridefinì una volta per tutte il cinecomic decodificandolo ad un pubblico desideroso di grandi storie e personaggi riconoscibili ma con piglio straordinariamente fresco, se non addirittura autoriale.
Flemmatico, stanco e totalmente privo di ritmo e credibilità (la stessa Dakota Johnson si lamentò ironicamente che lavorare in costante contatto con il green screen fun estenuante e psicotico), Madame Web si attesta forse come uno dei più deludenti cinecomic degli ultimi anni, anche se distante dalla pur caotica follia dello sgangherato Suicide Squad della DC o dal falso e degradante post-femminismo del camp movie Catwoman con Halle Berry. Questi due titoli, almeno al momento, sono ancora in vetta al podio dei peggiori, molto probabilmente.
La recensione in breve
Il cinecomic targato Sony con protagonista Dakota Johnson delude sotto ogni punto di vista. Flemmatico, privo di qualsiasi ambizione, lettura metatestuale e di vero intrattenimento, questo racconto dal multiverso Marvel si attesta tra i peggiori outing cinematografici a tema fumetto mai realizzati.
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