Il film: Marcel the Shell, 2021. Regia: Dave Fleischer Camp. Cast: Jenny Slate, Isabella Rossellini. Genere: Animazione, commedia. Durata: 90 minuti. Dove l’abbiamo visto: In anteprima stampa.
Trama: Marcel è una conchiglia con un occhio di plastica e delle scarpe da ginnastica. Vive in una casa con la nonna Connie, anch’ella una conchiglia. La casa, precedentemente appartenuta a una coppia poi separatasi, viene affittata su Airbnb e arriva Dean, un regista. Marcel gli parla della sua vita, delle sue ambizioni e di come passa il tempo. Dean decide di girare alcuni video e di caricarli in rete. Marcel diventa una celebrità, e il programma televisivo 60 Minutes decide di sostenerlo nel suo sogno: cercare la sua famiglia e tornare a vivere in una comunità.
A volte la tenerezza rischia di essere un arma a doppio taglio, specie in un film d’animazione che tocca le corde infantili dello spettatore, anche quello adulto, perché può diventare un ricatto emotivo, un mezzo facile per generare commozione e giocare coi sentimenti, anche quelli degli spettatori più piccoli. In questa recensione di Marcel the Shell però vi spiegheremo come il film diretto da Dean Fleischer Camp e candidato all’Oscar come miglior film animato riesce a evitare questo rischio passando dalla commozione programmata a un’intelligenza adorabile.
La trama: una conchiglia con le scarpe (e un occhio)
Marcel the Shell (in originale Marcel the shell with Shoes on) è un mockumentary, cioè un finto documentario, in cui il regista va a vivere in un appartamento provvisorio, per via della separazione dalla moglie, e trova Marcel, una conchiglia viva e parlante, e sua nonna Nana Connie: stupito dalla scoperta comincia a riprendere le quotidiane attività dei due semi-molluschi e instaura con loro un rapporto d’amicizia profondo.
Scritto dal regista con Jenny Slate (anche voce di Marcel ed ex-compagna di Fleischer Camp) e Nick Paley partendo da un cortometraggio del 2010, Marcel the Shell è una commedia con persone e ambienti reali in cui interagiscono le creazioni animate delle due conchiglie (e più in là nel film di tutta una serie di oggetti e animaletti marini) di cui il film ricostruisce la normalità, anche emotiva, rendendola ancora più toccante proprio grazie al filtro dell’animazione.
Vivere e morire dentro il cassetto dei calzini
Fleischer Camp ha infatti capito che il mix tra realtà e realizzazione animata (tra computer grafica e stop motion) non è solo un espediente tecnico prodigioso che porta lo spettatore a stupirsi e rende il film più spettacolare, ma è un potente mezzo per riflettere sulla natura umana delle nostre percezioni: Marcel sembra un bambino, parla con una voce sottile e delicata, ha atteggiamenti infantili che titillano appunto la tenerezza dello spettatore, quasi la istigano in modo programmatico, ma anziché calcare la mano lo script la usa non per far piangere il pubblico, ma per portarlo a riflettere su temi come il dovere che ci imponiamo verso gli altri, specie la nostra famiglia (straordinaria Isabella Rossellini che in originale dà la voce alla nonna) e che ci impedisce di vivere, o su questioni più universali come il lutto, la delusione, il rapporto tra comunità e pubblico nell’epoca dell’auto-narrazione social.
Un film che usa le emozioni in modo intelligente
Marcel the Shell è come un film Pixar (per temi e maturità del trattamento, per rispetto verso il proprio pubblico anche infantile) scritto e diretto dagli indipendenti del mumblecore, che quindi ha dei tocchi arty che potranno far storcere qualche naso, ma è adorabilissimo e divertente, con il pregio ulteriore di non giocare la strada della commozione (che pure sfiora con leggerezza ed eleganza), ma di puntare alle emozioni in modo più complesso, chiedendo allo spettatore di agire su sé stesso, di ripensarsi mentre si emoziona, come se un‘opera cinematografica fosse anche un balsamo spirituale.
La recensione in breve
Usando le armi della tenerezza e del sentimento con pudore e abilità, Marcel the Shell riesce a sfruttare l'interazione tra animazione e realtà per riflettere sulle percezioni umane.
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