Il film: Marcia su Roma (The March on Rome), 2022. Regia di Mark Cousins. Cast: Mark Cousins, Alba Rohrwacher.
Genere: documentario. Durata: 97 minuti. Dove lo abbiamo visto: alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, in lingua originale.
Trama: nell’autunno del 1922 i fascisti marciarono su Roma. Un secolo dopo, il documentarista britannico Mark Cousins riflette sull’accaduto a partire da un film di propaganda che uscì nelle sale pochi giorni dopo la marcia stessa.
Anno decisamente intenso per Mark Cousins, il 2022: a marzo il regista britannico ha portato una selezione di sue opere recenti a Ginevra, per accompagnare la riapertura di una delle storiche sale della città, il Plaza; a giugno gli è stata dedicata una piccola personale al Biografilm a Bologna; e quasi tre mesi dopo, complice la Mostra di Venezia e più specificamente le Giornate degli Autori di cui ha inaugurato – fuori concorso – il programma, ha potuto mostrare al pubblico il suo nuovo lavoro. Un lavoro che a prima vista può sembrare anomalo, come vedremo in questa recensione di Marcia su Roma.
La trama: fasci di propaganda
Cousins ritorna, con Marcia su Roma, all’ottobre del 1922, quando i fascisti presero il controllo della capitale italiana e, di conseguenza, dell’intero governo della penisola. E lo fa principalmente analizzando il documento audiovisivo di riferimento dell’epoca, il film A noi che Umberto Paradisi dedicò alle giornate di ottobre. Tecnicamente un documentario, in realtà spudorato strumento di propaganda, un decennio prima dell’operato di Leni Riefenstahl in territorio nazista, con distorsioni della realtà. Tanto per dirne una, la marcia stessa, nella versione di Paradisi, fu ricreata nei giorni successivi, poiché durante il momento cruciale pioveva, elemento estetico che strideva con l’immagine invincibile del fascista. E da quelle immagini nasce una riflessione sul totalitarismo oggi, a un secolo di distanza, con persone che non esiterebbero a reintrodurlo qualora ne avessero i mezzi (non a caso il film inizia con un’intervista di Donald Trump, che durante la corsa alla Casa Bianca nel 2016 difese il suo uso di una citazione di Mussolini).
Il cast: lavoro a due voci
Come sempre, lo stesso Mark Cousins accompagna l’intero film, con la sua voce narrante che è diventata cifra stilistica, nel bene e nel male (il diretto interessato ammette candidamente di avere un timbro vocale che non piace a tutti, a causa del suo accento che è un misto di irlandese e scozzese). Ma c’è anche una presenza davanti alla macchina da presa, al di fuori del materiale d’archivio: Alba Rohrwacher (la cui sorella Alice è tra le cineaste preferite di Cousins), che dà voce ai pensieri di una donna dell’epoca, progressivamente disillusa da ciò che sta accadendo in Italia sotto Mussolini. Interventi, i suoi, che permettono anche al regista di riflettere sull’evoluzione del mezzo cinematografico, dato che queste scene sono state girate con sfondi virtuali, simili alla tecnologia usata per progetti come The Mandalorian.
Verità ritoccata
Da una decina d’anni Cousins è noto a livello internazionale per i suoi documentari che esplorano vari aspetti della storia del cinema, spesso con associazioni libere tra immagini in apparenza scollegate (basti pensare a The Story of Film: A New Generation, dove lui propone un parallelismo tra Joker e Frozen). Qui, come già accaduto in altri lavori dall’argomento più contenuto, l’analisi è più specifica, incentrata sul lavoro di Paradisi e sull’evoluzione della propaganda cinematografica, anche se non manca una riflessione sul 1922 come anno di importanti titoli della settima arte (di cui uno, Nosferatu, non citato direttamente ma evidentemente parte del ragionamento del regista quando dice – giustamente – che la prima apparizione del Duce in A noi è sostanzialmente un ingresso da personaggio horror), nonché un pensiero su come, cento anni dopo, la figura di Mussolini sia ancora presente nella retorica di personaggi politici come Jair Bolsonaro, Marine Le Pen e, per l’Italia, Giorgia Meloni. Personaggi che vivono di fake news per attirare elettori, portando avanti a parole il discorso che Paradisi faceva visivamente, spacciando per cinema del reale una collezione di menzogne contenutistiche e formali. Una riflessione illuminante, spesso divertente, a tratti agghiacciante, sulle sfaccettature del complesso rapporto tra la Storia e il cinema.
La recensione in breve
Mark Cousins fa un lavoro illuminante, avvalendosi degli archivi dell'Istituto Luce, per parlare della marcia su Roma e del rapporto complesso fra la realtà storica e il modo in cui questa viene portata sullo schermo.
- Voto CinemaSerieTV