Il film: Margherita delle stelle, 2023. Regia: Giulio Base. Cast: Cristiana Capotondi, Cesare Bocci, Sandra Ceccarelli, Flavio Parenti. Genere: Biografico. Durata: 100 minuti. Dove l’abbiamo visto: Anteprima stampa.
Trama: Margherita Hack è una delle figure più innovative, moderne e rivoluzionarie della cultura contemporanea. Dimostrando quanto il mondo scientifico non sia propriamente aperto alla presenza femminile, ha evidenziato come sia possibile ritagliarsi un posto importante nonostante tutto.. La sua storia, eccezionale soprattutto per i risultati ottenuti, inizia da lontano, in un periodo storico, come quello del fascismo, in cui alle donne vengono offerte ancora meno possibilità. All’interno della sua famiglia di chiaro stampo liberale, però, Margherita trova un ambiente completamente diverso che la educa alla libertà, qualsiasi responsabilità e sacrificio questa comporti.
La Rai continua nel suo proposito di realizzare ritratti di grandi personaggi della cultura italiana. Questa volta, però, abbandona tematiche strettamente storiche dal sapore nozionistico per addentrarsi nella vita di una donna incredibile che ha fatto parte della contemporaneità e, soprattutto, ha contribuito a costruirla. Il personaggio in questione è Margherita Hack, astrofisica che, nel corso della sua intensa vita trascorsa a guardar le stelle, è riuscita a raggiungere più di un traguardo per se stessa ed anche per il genere femminile in senso più ampio. A ricostruire un ritratto particolarmente vitale della donna che sarebbe diventata, dunque, è Giulio Base che, dopo diversi anni, torna a dirigere nuovamente un progetto per la Rai proprio con Margherita delle stelle.
Nel cast, invece, sono presenti Cristiana Capotondi, chiamata ad interpretare proprio Margherita, Cesare Bocci, nei panni di un padre incredibilmente moderno e Falvio Parenti, cui spetta il compito di portare sul piccolo schermo la figura di Aldo De Rosa, l’uomo che ha amato e compreso sia la donna che la scienziata. Ma al di la di tutti loro, la presenza più importante rimane anche quella della stessa Margherita Hack, la cui voce riecheggia ancora dalle tante interviste rilasciate e il cui spirito indomito è in grado di parlare a tante e diverse generazioni di un tema fondamentale: la libertà di essere e divenire.
Trama:E le stelle stanno a guardare
È il 1922 quando Margherita nasce a Firenze. Un anno come un altro ed una nascita come tante in quel periodo. O almeno avrebbe potuto essere così. Il destino di quella bambina e della sua famiglia, però, è ben diverso. Margherita, infatti, nasce nell’Italia fascista che incanala i suoi “figli” all’interno di ruoli sociali ben prestabiliti. Ai ragazzi spetta il comando, alle ragazze, invece, il compito d’incarnare l’angelo del focolare ubbidendo, generando figli per la patria e, possibilmente, non avendo una propria opinione su nulla.
Come preannunciato, però, il futuro di Margherita è destinato ad essere molto diverso da quello di tante altre bambine. La motivazione di questa eccezionalità pronta a manifestarsi sono, soprattutto, i suoi genitori. Maria Luisa e Roberto, infatti, non sono come tutti gli altri. Lei è una miniaturista all’interno degli Uffizi, lui un contabile con idee progressiste. Entrambi condividono l’antifascismo ed un approccio alla vita in cui libertà di pensiero e di scelta non sono certo un’opzione da non considerare. In questo ambiente affettivo e culturale, dunque, Margherita cresce con la consapevolezza di poter avere una propria indipendenza. Anche dalle idee della sua famiglia. In qualche modo rientra negli argini culturali del fascismo, affascinata dall’attività sportiva, ma, allo stesso tempo, impara quanta responsabilità ci sia alla base della libertà di scelta.
Così, mai pressata all’interno dai suoi genitori, inizia un cammino in cui la perfezione non è una meta da raggiungere. Ben più importante, invece, la scoperta dei propri talenti e l’accettazione della lotta per dare a questi una possibilità di esprimersi. Così, una volta terminato il liceo, Margherita inizia una lunga strada, quasi casuale, verso la scoperta di sè. Iscritta per puro caso alla facoltà di Fisica, infatti, rimane affascinata dalle stelle e dall’insieme di quell’universo immenso che la sovrasta.
Presso l’osservatorio di Arcetri di Firenze, dunque, trova la sua via. Anzi, a mostrargliela, sono proprio quelle stelle con cui è destinata a condividere tutta una vita diventando Margherita Hack, astrofisica, divulgatrice scientifica e direttrice dell’Osservatorio Astronomico di Trieste. Tutto ottenuto andando contro ad ogni possibile pronostico e ad un ambiente fortemente maschilista, come quello scientifico, che non ha mai esitato nel farla sentire fuori posto. Il segreto di Margherita, però, è stato quello di non ascoltare altra voce se non quella della propria determinazione.
Una ragazza diventata simbolo
Alcuni potrebbero immediatamente evidenziare come Margherita delle stelle possa essere considerato un perfetto esempio di lotta contro il patriarcato per l’autonomia di genere. In realtà, però, si tratterebbe di una definizione abbastanza limitante. Nel corso della sua esistenza, infatti, Margherita non sembra aver mai prestato molta attenzione alle generalizzazioni o alla simbologia culturale. Il suo scopo, piuttosto, è stato quello di percorrere essenzialmente la propria strada, dedicarsi ad una passione che l’ha mossa per gran parte della sua vita, senza dimenticare mai dia vere un’opinione e di esprimerla.
Che tutto ciò, poi, sia diventato un modello o possa essere interpretato come tale, è una questione del tutto diversa. Un elemento, questo, che traspare chiaramente fin dalle prime immagini del film. Qui, infatti, il personaggio della Hack è stato gestito e definito attraverso le sue stesse parole, gli atteggiamenti ed i percorsi mentali che l’hanno sempre caratterizzata. Partendo dalle pagine della sua autobiografia fino a tutte le interviste rilasciate e ancora presenti negli archivi della Rai, il profilo di Margherita è stato ricostruito un pezzo alla volta, dimostrando una vitalità effettiva. La stessa che lei ha sempre dimostrato in ogni attività, in ogni singola occasione di confronto. In questo senso, dunque, il ritratto storico rifugge il pericolo del racconto agiografico e si fa narrazione contemporanea e concreta. Piuttosto ricorda agli spettatori che non solo Margherita è esistita ma lo fa ancora oggi come una sorta di onda d’urto di ritorno che, solo casualmente, è diventato il simbolo dell’autonomia femminile.
Il mondo intorno a Margherita
Nel corso della sua lunga esistenza Margherita Hack è stata anche una profonda opinionista, non disdicendo d’interrogarsi su argomenti che esulavano l’ambito scientifico. Questo ha sempre evidenziato un profondo interesse per il mondo intorno a lei. Un universo composito e variegato che, però, nel film non è volutamente approfondito. Dovendo fare una scelta narrativa, condizionata soprattutto dalla tempistica a disposizione, si è preferito collocare il personaggio sempre all’interno di una realtà tendenzialmente “chiusa”. Il che non vuol dire certo limitata ma, più che altro, circoscritta ad ambienti destinato ad incidere sulla sua evoluzione.
Per questo si parte dal primo e, forse, più importante, come l’ambiente familiare. A questo fa da contorcano l’esterno sportivo che, però, è anche riflesso di una più ampia condizione politica. Con il passare del tempo e l’evolversi della narrazione, poi, altri ambienti diventano le aule dell’università e la sala dell’osservatorio dove viene a contatto, per la prima volta, con quel di fuori decisamente non a portata d’occhio. Per finire, poi, con l’ultimo e, forse, più importante. Il rapporto con il marito Aldo che diventa luogo di rifugio, crescita, scoperta e consapevolezza di accettazione. Tutti “luoghi”, dunque, che sono stati utili per la struttura di un vero e proprio romanzo di formazione all’interno del quale l’evoluzione personale conquista sempre il primo piano mentre il mondo può aspettare.
La recensione in breve
Giulio Base torna a realizzare un progetto targato Rai e lo fa utilizzando lo stile classico che meglio si adegua alle esigenze della produzione. A dare un velocità diversa al passo, però, in questo caso è proprio il personaggio di Margherita Hack che sembra prendere il sopravvento su tutto e tutti. In questo modo, dunque, riesce ad uscire dalla semplice ricostruzione storica postando ancora tutta la sua forza vitale che parla di modernità e futuro.
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