Il film: Medieval, 2022. Regia: Petr Jákl. Cast: Ben Foster, Michael Caine, Til Schweiger. Genere: Storico, drammatico. Durata: 125 minuti. Dove l’abbiamo visto: Su Netflix.
Trama: Nella Boemia del Trecento, in un’Europa lacerata dallo Scisma d’Occidente, il giovane mercenario Jan Žižka viene ingaggiato da lord Boresh per assicurare l’ascesa di re Venceslao al trono del Sacro Romano Impero.
A ostacolare questo piano ci sarà uno spietato gioco di palazzo ordito da Henry Rosenberg e dal fratello di Venceslao, re Sigismondo di Ungheria, che costringeranno il protagonista a confrontarsi ancora una volta con il suo sanguinario e spietato ex mentore, Torak.
Con un budget di oltre 20 milioni di dollari, il film a sfondo storico Jan Žižka di Petr Jákl, distribuito in Occidente con il (discutibile) titolo generalista Medieval, è la più importante e costosa produzione cinematografica della storia della Repubblica Ceca.
Il percorso che ne ha preceduto l’uscita è stato lungo e travagliato: il primo annuncio del film risale addirittura 2013, e il casting delle star hollywoodiane Ben Foster e Michael Caine è del 2018.
La storia, profondamente radicata nell’immaginario popolare dell’Europa centrale, è quella del condottiero medievale Jan Žižka, grande protagonista delle guerre hussite del XIV secolo: un genio militare senza eguali, che riuscì a tenere testa alle armate del Sacro Romano Impero e all’Ordine teutonico senza mai subire una sconfitta.
Dopo una distribuzione cinematografica particolarmente sofferta a causa della pandemia, il film è finalmente approdato in streaming su Netflix: ecco, quindi, la nostra recensione di Medieval.
La trama: sangue e ferro nel cuore dell’Europa
Jan Žižka, giovane comandante di una compagnia di mercenari, viene ingaggiato dall’anziano lord Boresh per sostenere l’ascesa al trono del Sacro Romano Impero di re Venceslao di Boemia.
La situazione politica è molto tesa: ai vertici della cristianità ci sono due papi, uno ad Avignone e uno in Vaticano, e l’incoronazione del nuovo imperatore potrebbe sancire una volta per tutte la fine dello scisma, ristabilendo il primato di Roma.
Potenti forze cospirano per ostacolare l’ascesa di Venceslao: lord Henry Rosenberg invia i suoi sicari ad assassinare lord Boresh e sabotare la partenza per Roma del re di Boemia, e solo l’intervento di Jan Žižka riesce a sventare l’agguato.
Per sbloccare la contesa una volta per tutte, Žižka deve rapire la fidanzata di Rosenberg, la devota lady Katherine.
Il precipitare degli eventi trascinerà il giovane guerriero in una devastante spirale di sangue e distruzione che sconvolgerà i villaggi della Boemia, e, dopo la perdita di una persona cara, lo porterà a incrociare le spade con il suo ex mentore, il brutale e spietato mercenario Torak.
Una partenza sprint: tanta azione, troppo poco contesto
A dispetto di una premessa narrativa molto complessa e avvincente, che coinvolge lo scisma d’Occidente e la contesa al trono imperiale rimasto vacante dopo la morte di Carlo IV, Medieval sceglie di ridurre al minimo ogni antefatto narrativo e proporci un inizio in media res, nel cuore dell’azione.
Fin dalla prima scena del film, Žižka è già impegnato nel salvataggio di lord Boresh dai sicari di Rosenberg, e anche nel prosieguo del film non assistiamo mai a una vera e propria contestualizzazione delle vicende storiche.
Le premesse sono affidate soltanto alle brevi didascalie che aprono il lungometraggio, del tutto inadeguate a trasmetterci in maniera incisiva tutte le informazioni necessarie.
Si tratta di una scelta evidentemente intenzionale – dal momento che il regista intende indirizzare fin da subito l’attenzione dello spettatore sulle sole gesta del protagonista – ma in ultima istanza poco efficace, giacché il racconto rischia di risultare poco chiaro a chi non ha familiarità lo scenario di riferimento.
Il rammarico è accresciuto dalla debole sottolineatura di una congiuntura storica di per sé epocale, che meriterebbe ben altra enfasi, anche mediante qualche escamotage narrativo che si concentri, ad esempio, sul punto di vista di lord Boresh.
Anche la costruzione del personaggio di Jan Žižka risente dei ritmi troppo sostenuto: per la prima metà del film, la figura del protagonista viene tratteggiata quasi esclusivamente dall’ottima prova attoriale di Ben Foster, che con il suo sguardo riesce a trasmetterci molto di più di quanto non facciano le poche linee di dialogo a lui concesse.
Per fortuna le cose migliorano nettamente nella seconda parte del lungometraggio, dove attraverso brevi flashback e alcune sequenze più riflessive riusciamo finalmente a entrare nel cuore e nella mente dell’eroe, e a conoscere per davvero il nostro protagonista.
Resta tuttavia molto forte la sensazione di una falsa partenza…
Il cast: due solide performance da Ben Foster e Michael Caine
A sorreggere le sorti del film, che non brilla certo per originalità narrativa, contribuiscono tuttavia due prove molto valide da parte di Ben Foster (Jan Žižka) e dell’inossidabile Michael Caine (lord Boresh), che finiscono per innalzare la qualità complessiva del lungometraggio ben oltre gli evidenti limiti della sua sceneggiatura.
I loro personaggi emergono in maniera efficace e incisiva, permettendo allo spettatore di fissare fin da subito alcuni preziosi punti di riferimento, che gli consentiranno di apprezzare al meglio le scene d’azione e i molti colpi di scena che lo attendono.
Con pochi dialoghi e tanta intensità, Foster riesce a delineare un eroe carismatico, devoto e profondamente umano, mentre Caine incarna un consigliere di lungo corso, saggio e leale alla causa del suo re.
Una menzione speciale va anche a Roland Møller, interprete del sanguinario comandante Torak: un antagonista senza pietà, che tuttavia riesce a far trasparire una malcelata ammirazione per il suo ex discepolo Žižka, che vorrebbe reclutare nei suoi ranghi.
L’arte della guerra
L’aspetto più pregevole del film di Petr Jákl sta però nella capacità del regista di far rivivere in maniera intensa, brutale e verosimile gli scontri e le battaglie dell’epoca medievale, senza mai cedere a quelle inverosimili spettacolarizzazioni tanto care al mondo americano.
Le armature, le armi e il loro utilizzo sono in piena linea con quanto apprendiamo dalle testimonianze del Trecento, e l’estrema cura adottata nel ricostruire le dinamiche militari del tempo conferisce particolare valore al lungometraggio.
In definitiva, se Medieval fallisce nel tentativo di raccontare lo scenario politico di riferimento e attirare il pubblico generalista, si riscatta tuttavia nel migliore dei modi quando invece sceglie di rivolgersi espressamente agli amanti della storia e del cinema di guerra.
Pur non aggiungendo nulla al filone dal punto di vista artistico, il film ha l’indubbio merito di fotografare nel migliore dei modi una stagione e uno scenario geografico che finora non sono mai riusciti a trovare spazio sul grande e sul piccolo schermo.
Žižka Begins: una origin story efficace e suggestiva
Dal punto di vista storico, la figura di Jan Žižka è particolarmente famosa per il ruolo che giocò nella stagione delle guerre hussite, mentre si sa molto poco sulla sua gioventù e sulle sue origini.
Per evitare di sovrapporsi al film cecoslovacco diretto da Otarak Vávra del 1955, tuttavia, Jákl sceglie comunque di addentrarsi nella fase meno conosciuta della sua biografia, e si avvale dell’autorevole consulenza dello storico Jaroslav Čechura per delineare una vera e propria origin story del personaggio.
L’intento, pertanto, come più volte dichiarato dal regista, non era raccontare con precisione una sequenza di eventi, bensì trasmettere un’impressione accurata e plausibile di quale potesse essere lo scenario che precedette l’ascesa dell’eroe boemo.
Jákl raggiunge l’obiettivo nel migliore dei modi: dalla creazione della figura di lord Boresh, fondamentale per le dinamiche della narrazione, all’introduzione della storia d’amore con lady Katherine, fortemente influenzata dall’epica cavalleresca, tutti gli elementi introdotti dal regista concorrono a mantenere valido e convincente il ritratto storico dal film.
Risulta particolarmente poetica l’idea che Žižka sia entrato per la prima volta in contatto con la predicazione di Jan Hus proprio tramite Katherine, aggiungendo così un background profondamente personale alla missione che lo vedrà impegnato per tutto il resto della sua vita.
La recensione in breve
Con la sua partenza troppo rapida e una sceneggiatura non sempre all’altezza delle sue ambizioni, Medieval perde una ghiotta occasione per far innamorare il grande pubblico di un’epoca di complotti, macchinazioni e intrecci politici. Quando strizza l’occhio agli amanti della Storia e ci porta nel cuore della battaglia, tuttavia, il film piace e convince, purché si sia appassionati del genere.
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Voto CinemaSerieTV