Il film: Miracle – Storia di destini incrociati (Miracol), 2021. Regia: Bogdan George Apetri. Cast: Ioana Bugarin, Emanuel Pârvu, Cezar Antal, Ovidiu Crișan, Valeriu Andriuță.
Genere: drammatico. Durata: 118 minuti. Dove l’abbiamo visto: allo Zurich Film Festival, in lingua originale.
Trama: Cristina, una giovane suora di diciannove anni, esce di soppiatto dal suo monastero isolato per occuparsi di una questione urgente in città. La sua vicenda si intreccia con quella di Marius, un poliziotto alle prese con un’indagine delicata.
Dal 2019 il cineasta rumeno Bogdan George Apetri, classe 1975, sta lavorando a una trilogia di racconti autoconclusivi, con la presenza ricorrente del poliziotto Marius Preda. Il primo capitolo, Unidentified, rimane inedito sul territorio italiano, mentre il secondo è stato presentato alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nel 2021, nella sezione Orizzonti, per poi visitare altri festival importanti come quelli di Zurigo, Stoccolma e Tallinn. E in occasione del suo arrivo nelle sale nostrane, ne parliamo in questa recensione di Mirale – Storia di destini incrociati.
La trama: percorsi sovrapposti
Il film racconta due storie che si incrociano: nella prima, una giovane suora diciannovenne di nome Cristina si allontana, senza permesso, dal monastero isolato in cui vive per recarsi in città. La questione è urgente, e non è facile per lei trovare gente disposta a portarla a destinazione. La seconda storia è quella di Marius, chiamato a indagare su una persona scomparsa, lungo un percorso identico a quello di Cristina, che non è rientrata al monastero…
Il cast: la suora e il poliziotto
Ioana Bugarin è la protagonista femminile nei panni di Cristina Tofan, che aveva già interpretato, ma con una presenza minore, in Unidentified dello stesso regista. Da lì ritorna anche Emanuel Parvu nel ruolo di Marius Preda, promosso a figura principale maschile dopo essere stato secondario in quello che era un ritratto della corruzione in seno alla polizia rumena. E in un rovesciamento degli equilibri precedenti, è trasformato in comprimario il protagonista del primo film, Bogdan Farcas, che interpreta l’altro poliziotto Florin Iespas. Come voce della ragione torna anche Vasile Muraru, nel ruolo del commissario Sef. Altro volto conosciuto è quello di Ana Ularu, che in entrambi i film interpreta la dottoressa Natalia Marcu e nel 2010 era stata la protagonista dell’opera prima del cineasta, Periferic.
Uno e trino
Come abbiamo spiegato in apertura, Miracle – Storia di destini incrociati è il secondo capitolo di una trilogia, con alcuni personaggi che ritornano, ma può essere visto come entità drammaturgica a sé, sulla falsariga dei Tre colori di Kieslowski o del trittico “paradisiaco” di Ulrich Seidl, dove il fil rouge è tematico più che narrativo. In questo caso, avendo già vivisezionato il lato oscuro delle forze dell’ordine, il regista Bogdan George Apetri si dà questa volta a un racconto di genere dove il giallo incontra considerazioni religiose, interrogandosi sulla questione del miracolo con la giusta dose di ambiguità. Un effetto voluto, e molto forte, come ha spiegato lo stesso cineasta nella scheda di presentazione del film ai tempi del debutto veneziano: “La storia funziona bene sia se la si interpreta dal punto di vista pragmatico degli spettatori atei, sia se la si percepisce da una prospettiva religiosa, soprannaturale e immateriale. Il film non risponde a delle domande, ma offre semplicemente un punto di partenza verso un punto d’arrivo misterioso, valido, unico e irripetibile nell’anima di ciascuno spettatore.”
Romania oggi
C’è un che di Cristian Mungiu nell’approccio di Apetri, anch’egli abile nel servirsi del piano-sequenza come strumento di tensione e catarsi, anche se in un’ottica più di genere (soprattutto nella seconda metà del lungometraggio). E come Mungiu, il cineasta usa queste piccole storie, la cui disarmante semplicità è la via d’ingresso per accedere a qualcosa di stratificato e denso, che lascia il segno a lungo dopo la visione, per raccontare l’identità odierna del suo paese. Un’identità molto locale (rimanendo nell’accostamento con Mungiu, la questione religiosa era parte del suo Oltre le colline, per esempio), ma esplorata con una delicata minuziosità che la rende travolgente in maniera universale, arrivando a una risoluzione talmente intensa che forse nemmeno il regista esiterebbe a definirla prossima al miracolo.
La recensione in breve
Bogdan George Apetri continua la sua analisi dei lati oscuri della Romania, questa volta con un poliziesco che si interseca con questioni di fede, dominato da due grandissime interpretazioni centrali nei due segmenti che formano il percorso "miracoloso" del film.
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