Il film: Mission: Impossible – Dead Reckoning – Parte I, 2023. Regia: Christopher McQuarrie. Cast: Tom Cruise, Vanessa Kirby, Hayley Atwell, Rebecca Ferguson, Ving Rhames, Simon Pegg. Genere: Azione. Durata: 163 minuti. Dove l’abbiamo visto: Al cinema, in anteprima stampa.
Trama: L’agente Ethan Hunt torna nuovamente in campo per contro dell’agenzia IMF. Al suo fianco, ancora una volta, ci sarà l’agente Ilsa Faust.
Un miracolo cinematografico. Entriamo immediatamente a gamba tesa affermando che Mission: Impossible- Dead Reckoning – Parte 1, settimo e penultimo (?) capitolo della pluridecennale saga d’azione inaugurata al cinema nel 1996. è il migliore in assoluto della serie nonché uno dei più impressionanti esempi di cinema d’azione trasversale del Nuovo Millennio sul grande schermo. Pur trattandosi di una lunghissima introduzione a quello che sarà lo showdown finale in Dead Reckoning – Parte II, il nuovo tassello narrativo diretto da Christopher McQuarrie e co-scritto dallo stesso assieme a Erik Jendresen è pura gioia per gli occhi, le orecchie e per i livelli di adrenalina nel corpo, macchina di entertainment cinematografico di rara efficacia.
Nella nostra recensione di Mission: Impossible – Dead Reckoning – Parte I vi spiegheremo meglio perché il settimo appuntamento con le avventure di Ethan Hunt e della sua squadra sotto copertura riesce a parlare contemporaneamente al passato, al presente e al futuro del cinema d’intrattenimento, allestendo uno spettacolo destinato rigorosamente al grande schermo di rarissimo coinvolgimento sensoriale.
La trama: Tom Cruise sfida l’algoritmo
Dopo i concitati avvenimenti di Mission: Impossible – Fallout, Ethan Hunt (Tom Cruise) torna nuovamente alla ribalta dopo che viene a scoprire che l’agente Ilsa Faust (Rebecca Ferguson) è ricercata dai più alti ranghi dell’IMF, cellula di Intelligence internazionale che non solo vorrebbe terminare la Faust, ma anche impossessarsi di una chiave capace di schiudere i segreti di un algoritmo di prevedere ogni decisione presa dagli esseri umani con precisione perversamente millimetrica. A dare la caccia alla chiave ancora una volta Hunt e il suo team formato da Luther (Ving Rhames) e Benji (Simon Pegg), in un’avventura al cardiopalma di ampio respiro internazionale, tra inseguimenti e scazzottate nel cuore di Roma, Venezia e a bordo dell’Orient Express.
Giunta al suo settimo appuntamento cinematografico, la saga action di Mission: Impossible compie il miracolo definitivo consegnando al suo impaziente pubblico la prima, lunghissima parte di una conclusione confezionata fino all’ultimo dettaglio per essere goduta rigorosamente all’interno di una sala cinematografica, in equilibrio eccezionale tra riflessione sullo stato dell’arte degli action movie di ieri e di oggi e testamento perentorio e coraggioso di un Tom Cruise, ancora una volta eroe-salvatore del botteghino globale attuale.
Un’avventura globale
Mettiamo subito in chiaro una cosa: anche senza sovrastrutture narrative e riflessioni sullo status quo del cinema attuale, Mission: Impossible – Dead Reckoning – Parte I funzionerebbe alla grande come intrattenimento rocambolesco e giocoso ben oliato. Merito in primis della scrittura funzionale e sempre dinamica di McQuarrie e Jendresen, poi del talento dietro la macchina da presa del cineasta premio Oscar (aveva vinto la statuetta per I soliti sospetti di Bryan Singer), che è al timone della saga ideata negli anni ’60 da Bruce Geller dal quinto capitolo del 2015, Rogue Nation.
Più di ogni altra cosa, la regia e la scrittura affidate a Christopher McQuarrie ed Erik Jendresen fanno tesoro dell’eredità stilistica e contenutistica della saga di Geller omaggiando situazioni e personaggi che hanno fatto grande la (ri)partenza di Mission Impossible al cinema sin dal primo capitolo del lontano 1996, ma comprendendo anche alla perfezione come costruire un’avventura globale nel vero senso del termine. Con mano energica e fortemente coinvolgente, il regista immerge i suoi personaggi e lo spettatore nel cuore delle memorabili sequenze d’azione di Deed Reckoning – Parte I, incuneando i mezzi di trasporto dei protagonisti prima negli stretti vicoli del centro storico di Roma, poi nelle calli insidiose e buie di Venezia, fino alle impervie Alpi svizzere, corona naturale per la messa in scena di uno degli stunt più mozzafiato mai realizzati dal multiforme Tom Cruise.
Dead Reckoning è il film d’azione perfetto
Un’avventura cinematografica immersiva e al cardiopalma quindi, che non risparmia allo spettatore in sala un accumulo quasi parossistico della centralità dell’azione rocambolesca, giocando costantemente con le mutevoli aspettative di una audience smaliziata in cerca di brividi ed adrenalina sempre crescenti. Nella sua sfacciata struttura narrativa fortemente climatica nello svolgimento e nel percorso accidentato ed imprevedibile dei personaggi coinvolti, Mission: Impossible – Dead Reckoning – Parte I è un action movie semplicemente implacabile, inesorabile, praticamente perfetto.
Pregi e valori aggiunti che andrebbero però sommati ad un percorso narrativo di certo non particolarmente originale, in cui l’antagonista (l’enigmatico Gabriel interpretato da Esai Morales) forse impallidisce di fronte a villain ben più carismatici nel passato personale di Ethan Hunt (su tutti, i memorabili Jon Voight, Philip Seymour Hoffman e Henry Cavill). Minuzie però di fronte alla sfrontata ambizione del penultimo tassello della saga action con Tom Cruise, di nuovo vera chiave di volta di un successo pluridecennale che negli ultimi anni è andato ad accrescersi attorno alla sua multi-figura cinematografica.
Tom Cruise è il futuro del cinema in sala
Interprete principale, produttore ed autore di tutti gli stunt del personaggio di Ethan Hunt, Cruise dimostra anche qui, per l’ennesima volta, il trend tutto in vertiginosa ascesa della portata dell’attore nei progetti che sceglie accuratamente di avallare e recitare. Come accadde lo scorso anno per l’inaspettato successo globale di Top Gun: Maverick, Tom Cruise si riconferma ideale eroe e salvatore del mercato distributivo attuale, dettando la strada da percorrere verso un imminente futuro più radioso per l’industria cinematografica in crisi. Come il suo Ethan Hunt in lotta contro il tempo e contro un perverso algoritmo capace di prevedere azioni future e destini socio-economici mondiali, l’attore si scaglia contro la minaccia dell’eccesso della digitalizzazione nelle arti, nell’uso dell’intelligenza artificiale per mettere in scena sceneggiature, regie, effetti speciali, spesso addirittura interpretazioni attoriali.
Rischi imminenti che il cinema, anche quello squisitamente d’intrattenimento, non può permettersi; per questo motivo Cruise si fa ideale portavoce di un fare cinema incentrato sul rapporto simbiotico tra ingegno umano e tecnologia, amica dell’uomo e della sua arte, ma sempre un passo indietro rispetto ad essi. Un po’ come fa il nostro protagonista proprio in Mission: Impossible – Dead Reckoning – Parte I, lanciato nel vuoto assordante di un dirupo profondo nelle Alpi svizzere con solo un paracadute ad attutire la vertiginosa discesa verso l’Orient Express, una delle sequenze più acrobatiche e mozzafiato del film, Un salto della fede che Cruise realizza (come sempre) grazie alla sua sola abilità fisica, ma che forse racconta molto più di quello che non appare alla fine sul grande schermo, sequenza-testamento di un risultato cinematografico d’intrattenimento semplicemente monumentale.
La recensione in breve
Il settimo e penultimo capitolo della saga cinematografica di Mission: Impossible spariglia tutte le carte possibili ed immaginabili e regala ad un trepidente pubblico di spettatori un'esperienza da vivere sul grande schermo semplicemente mozzafiato. Senza dimenticare di aggiungere in sceneggiatura un'interessante riflessione sul futuro prossimo del cinema di intrattenimento...
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