Il film: Monster, 2023. Regia: Hirokazu Kore-eda.
Cast: Sakura Andō, Eita Nagayama, Soya Kurokawa, Soya Kurokawa, Yota Hiiragi. Genere: Drammatico. Durata: 125 minuti.
Dove l’abbiamo visto: Al Festival di Cannes in lingua originale
Trama: Il giovane Minato comincia a comportarsi in modo strano, tanto che sua madre inizia a preoccuparsi che sia vittima di bullismo a scuola. Attraverso diversi punti di vista scopriremo cosa sta accadendo a Minato ed un suo coetaneo, Eri, con cui il bambino a stretto un particolare legame…
Il Festival di Cannes 2023 comincia a regalare le prime emozioni, trascinandoci con il film in Concorso di Kore-Eda in un racconto di formazione che tinge il dramma di spunti da thriller psicologico. Come vedremo in questa recensione di Monster, il film dell’autore giapponese forse non raggiungerà la compiutezza formale di altre sue opere ma è dotato di grande potenza emotiva. I temi cari all’autore – lo studio delle dinamiche familiari, sociali e amorose – si dipanano in una narrazione in tre atti, pensata per raccontare sotto diversi punti di vista la vicenda al centro di questa storia: non tutte le tre parti colpiscono allo stesso modo, ma il film risulta più riuscito che mai in quella conclusiva, sia dal punto di vista della regia, che da quello della costruzione dei personaggi e della trama.
La trama: Minato ed Eri
Saori (Sakura Andō) è una madre vedova che sta crescendo da sola il giovane Minato (Soya Kurokawa). Il ragazzino inizia però a mostrare comportamenti preoccupanti, e il primo pensiero della donna è che sia vittima di bullismo da parte dei compagni di scuola o addirittura di un professore, Hori (Eita Nagayama). La strada presa da Minato si fa man mano più oscura, soprattutto per quanto riguarda il comportamento nei confronti di un coetaneo, Eri (Hinata Hiiragi), ragazzino gentile e sempre allegro, ma troppo sensibile e delicato per non tirarsi addosso le prese in giro dei compagni.
Il rapporto tra Minato e Eri diviene mano a mano il punto focale di una vicenda seguita prima dai diversi punti di vista degli adulti, della madre Saori e del professor Hori. Nessuno di loro, però, sembra aver ancora capito che cosa sia successo tra i due bambini…
Raccontare i sentimenti
La strada scelta da Kore-Eda per raccontare il rapporto tra Minato e Eri si snoda, come vi anticipavamo in apertura, in tre diversi atti, che presentano la vicenda prima il punto di vista degli adulti ed infine quello dei bambini. La versione dei fatti degli adulti è parziale, fallace, oscurata dalla necessità di proteggere chi viene percepito come il più debole ma anche da quella di conformarsi a determinate norme sociali. Quando si arriva poi alla porzione conclusiva della storia, quella dedicata a Minato ed Eri e che ci racconta la loro prospettiva, il tono della narrazione cambia, svelando una realtà molto più carica di sfumature e significati.
Kore-Eda e il suo Giappone
Nei primi due “capitoli” della storia, quelli degli adulti, ci viene raccontata una società giapponese fatta di norme di comportamento, di restrizioni e di esasperato conformismo, in cui la cortesia estrema può anche diventare una maschera per piccoli o grandi atti di crudeltà. Il mondo di Minato ed Eri è invece a suo modo rivoluzionario, ricco di emozioni, giochi, e di riscoperta di sentimenti selvaggi e naturali (non a caso moltissime delle sequenze che li vedono protagonisti sono ambientata tra i boschi, i canali, lontano dal grigiume della città).
Se la scelta di dividere la storia in tre atti è funzionale all’idea del regista, ossia una narrazione che si svela poco a poco attraverso diversi punti di vista (e che ci trae volutamente in inganno), non sempre il ritmo del racconto funziona. La parte centrale, in particolare, è decisamente la più debole: a tratti confusa e meno coinvolgente della precedente e della successiva, non riesce a toccare lo spettatore quando avrebbe potuto.
Immagini che colpiscono
Detto questo, comunque, Kore-Eda riesce ad infondere nel suo film una particolare liricità, che si esprime al massimo in certi dialoghi, nel montaggio di alcune sequenze – soprattutto quelle in cui la natura è la terza protagonista – ed in inquadrature inaspettate ed affascinanti. La pioggia che bagna una finestra sporca e le mani di ci cerca di aprirla che spostano il fango, una corsa a perdifiato in un prato, i giochi tra i protagonisti e gli sguardi che si scambiano, capaci di raccontare con semplicità ed immediatezza lo spessore di un legame che si fa sempre più forte.
I due protagonisti
E non possiamo che concludere parlando proprio di Minato ed Eri, i due giovani protagonisti: Soya Kurokawa e Hinata Hiiragi sorprendono per l’estrema naturalezza delle loro interpretazioni, resa ancor più stupefacente dalla loro giovane età.
I personaggi secondari regalano delle prove attoriali piuttosto solide, anche se rispetto al duo principale restano volutamente più sullo sfondo: in certi casi questa scelta non pesa, in altri avremmo preferito un diverso approfondimento, che forse ci avrebbe permesso un coinvolgimento ancora maggiore nella vicenda.
La recensione in breve
L'ultimo film dell'autore giapponese Kore-Eda attraverso diversi punti di vista una vicenda che coinvolge due bambini: se nella parte centrale il ritmo vacilla, quella finale è talmente ben riuscita da determinare un giudizio positivo sull'intera pellicola.
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Voto CinemaSerieTV