Il film: Mr. Harrigan’s Phone, 2022. Regia: John Lee Hancock. Cast: Donald Sutherland, Jaeden Martell, Kirby Howell-Baptiste, Joe Tippett. Genere: Thriller, Horror. Durata: 107 minuti. Dove l’abbiamo visto: in anteprima stampa, su Netflix.
Trama: Quando viene a mancare il vecchio e misterioso signor Harrigan, il ragazzo che andava a casa sua per leggergli dei romanzi e che gli era rimasto amico infila il cellulare che aveva donato all’anziano nella sua tasca, proprio prima della sepoltura. Dopo poco tempo il ragazzo manda un messaggio al cellulare dell’uomo morto, rimanendo sconvolto dal fatto di ricevere una risposta inaspettata…
Arriva questo mercoledì 5 ottobre su Netflix il nuovo film scritto e diretto da John Lee Hancock, che per la piattaforma di streaming in passato aveva già realizzato Highwaymen – L’ultima imboscata, con Kevin Costner e Woody Harrelson. Con Mr.Harrigan’s Phone, il cineasta statunitense sceglie di dirigere un film sotto la doppia bandiera produttiva della Blumhouse e di Ryan Murphy, su canovaccio di una sceneggiatura da lui stesso curata e tratta dal racconto breve “Il telefono del signor Harrigan” di Stephen King.
Il risultato è un adattamento dalla pagina al (piccolo) schermo che pecca fin troppo di anonimato artistico e di troppa aderenza al materiale letterario originale, nonostante spunti e idee sinistre e intelligenti. Nella nostra recensione di Mr. Harrigan’s Phone, ci soffermeremo proprio su questa identità ambivalente del film di John Lee Hancock, così diviso tra riverenza eccessiva all’opera di King e ambizione cinematografica.
La trama: vivere all’oscuro dei progressi tecnologici
Quando il giovane Craig accetta di recarsi tre volte a settimana a casa dell’ex-magnate e burbero signor Harrigan per leggergli alcuni romanzi della sua grande biblioteca, il ragazzo si accorge di tenere a quel misterioso uomo di una certa età, forse l’unico amico che possiede veramente. Per ringraziarlo di tutto quello che nel tempo il signor Harrigan ha fatto per lui e la sua famiglia, Craig gli regala un iPhone nuovo di zecca; l’iniziazione alla nuova tecnologia non sarà semplice per il vecchio Harrigan, tanto che finirà nella tomba prima di aver imparato a scoprire tutte le infinite possibilità dei nuovi cellulari.
Per omaggiare il rapporto speciale che si era creato tra loro due, Craig mette l’iPhone dell’anziano nel taschino della sua giacca prima che Harrigan venga definitivamente sepolto sotto terra; quando qualche giorno dopo il ragazzo manda un sms al cellulare dell’anziano deceduto, scopre con terrore e sgomento di aver ricevuto un messaggio di risposta proveniente dal numero dell’iPhone dello stesso Harrigan. Come è possibile tutto questo? È stato un errore medico e l’anziano in verità è ancora vivo e vegeto oppure c’è un fantasma che ha preso possesso dell’ex-cellulare del vecchio?
Gli oggetti che ci possiedono
Lo scrittore statunitense Henry David Thoreau ha affermato: “Non siamo noi a noi a possedere le cose, ma sono le cose che ci possiedono.” Una riflessione di natura letteraria e filosofica che sembra fare sua il film intero che, prendendo a piene mani dalle pagine pubblicate da Stephen King, diventa acuta disamina del rapporto tutto contemporaneo che abbiamo instaurato con i device elettronici. Con i rapidi progressi tecnologici, i nostri smartphone sono sempre più diventati delle vere e proprie estensioni del nostro essere, della nostra quotidianità, il nostro appiglio all’oceano di informazioni che la realtà ci propone senza sosta.
Per molti, il proprio cellulare è l’unico strumento per abbeverarsi alla fonte della conoscenza post-moderna, quella democratica e pluralista, strumento elettronico che da tempo ha sostituito il fascino eterno e senza tempo dei quotidiani cartacei e dei libri polverosi e ingombranti. Tutta la cultura è informazione, sul mondo e su di noi, una cosa di cui si accorge rapidamente il signor Harrigan quando inizia a usare l’iPhone regalatogli da Craig; uno strumento “demoniaco” e moralmente controverso che prima King e poi Hancock trasformano in un diabolico oggetto dall’oltretomba. Letteralmente.
Aiuto, c’è un fantasma nel mio cellulare!
Difatti, quando il giovane Craig mette l’iPhone nella tasca del defunto Harrigan, si accorge ben presto che i messaggi di testo e i vocali che invia al numero di cellulare dell’anziano deceduto troveranno un’inaspettata e spettrale risposta: chi sta usando quel cellulare a tre metri sotto la terra? Un impostore? Un compagno di liceo che vuole spaventare il ragazzo? Oppure il fantasma del signor Harrigan, che dall’oltretomba continua a instaurare un “dialogo” tra lui e il suo rampollo e lo aiuta a risolvere molti aspetti scomodi della sua vita nella maniera più sconvolgente e inaspettata? La domanda a questo macabro quesito troverà la sua risposta nella forma più consona alla poetica letteraria di Stephen King.
In questo caso John Lee Hancock si è solamente tuffato in un progetto che, nonostante la buona volontà del regista e sceneggiatore, pare non appartenere a una visione ambiziosa e originale dietro la macchina da presa, spalleggiato com’è tra due nomi ingombranti in veste di produttori: da una parte Jason Blum e la sua Blumhouse, dall’altra Ryan Murphy, uno degli showrunner ed executive televisivi più prolifici e distintivi degli ultimi decenni.
Un racconto di formazione senza spina dorsale
Per questo il risultato finale del Mr. Harrigan’s Phone scritto e diretto da John Lee Hancock è al di sotto delle aspettative; non basta trasporre per il grande e il piccolo schermo l’ennesima short story del genio letterario di King se poi non gli si vuole instillare all’interno visione e ambizione cinematografica. Il linguaggio narrativo di Hancock qui è stanco, generico e ordinario, privo di qualsivoglia guizzo o virtuosismo. Ed è di certo un peccato, vista la buona volontà degli interpreti principali (fa sempre piacere vedere davanti la macchina da presa il leggendario Donald Sutherland) e la generosità dei temi affrontati tanto nel racconto breve quanto nel lungometraggio Netflix.
Ciò che rimane alla fine di Mr. Harrigan’s Phone è una sensazione agrodolce di trasposizione riuscita a metà, un racconto di formazione adolescenziale che fa venir voglia più di andarsi a recuperare le circa cento pagine della short story di King che di approfondire la filmografia e il linguaggio cinematografico di Hancock.
La recensione in breve
Il film scritto e diretto da John Lee Hancock omaggia la sagacia del racconto breve pubblicato da Stephen King con un adattamento dalle pagine allo schermo anonimo e ordinario. Prodotto, tra gli altri, da Jason Blum e Ryan Murphy, Mr.Harrigan's Phone vale la visione per i temi che affronta e per la presenza, sempre meritevole, del grande Donald Sutherland.
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