Il film: Niente di nuovo sul fronte occidentale (Im Westen nichts Neues), 2022. Regia: Edward Berger. Cast: Felix Kammerer, Albrecht Schuch, Aaron Hilmer, Moritz Klaus, Edin Hasanovic, Adrian Grünewald, Daniel Brühl.
Genere: drammatico, guerra. Durata: 147 minuti. Dove l’abbiamo visto: allo Zurich Film Festival, in lingua originale.
Trama: Germania, Prima guerra mondiale. Un giovane soldato impegnato sul fronte occidentale nella battaglia contro i francesi si interroga sempre di più sulle sue effettive possibilità di tornare a casa, mentre i piani alti cercano di porre fine al conflitto.
Tra i più imponenti esempi dell’espansione globale di Netflix c’è sicuramente questo lungometraggio, presentato al cinema (incluse proiezioni di gala ai festival di Toronto e Zurigo) prima di approdare in streaming e scelto per rappresentare la Germania nella corsa all’Oscar per il miglior film internazionale. Un lavoro ambizioso e molto attuale, di cui parliamo in questa nostra recensione di Niente di nuovo sul fronte occidentale.
La trama: patriottismo messo alla prova
Siamo in Germania, nel 1917. Il primo conflitto mondiale è in corso da tre anni, e sul fronte occidentale c’è una situazione di stallo tra le truppe tedesche e quelle francesi, ciascuna con il suo pezzo di terra da cui non si è mai veramente mossa in tutto questo tempo, avanzando di poco ogni volta che si esce dalla trincea. Tra i soldati teutonici c’è il giovanissimo Karl Bäumer, che ha mentito sulla propria età per potersi arruolare, convinto di stare facendo il suo dovere per la patria. Ma il rischio quotidiano di essere ucciso lo ha disilluso, e le sue giornate sono contrassegnate da stress e paura, anche nei momenti di apparente tranquillità con gli amici di sempre.
Il cast: eccellenze tedesche
Nel ruolo di Paul c’è Felix Kammerer, apprezzato attore teatrale austriaco che qui esordisce propriamente sul grande schermo (al netto del fattore streaming) come protagonista, affiancato da vari volti importanti del cinema e della scena in lingua tedesca. Tra questi l’immancabile Daniel Brühl, nei panni di Matthias Erzberger, scrittore e politico che si era opposto dall’inizio alla guerra mondiale e fu poi incaricato di negoziare l’armistizio fra Germania e Francia. Una presenza minore ma importante, che sottolinea quanto il divo teutonico si stia divertendo in questa nuova fase professionale, quasi da caratterista eccelso. Un aspetto che si riflette anche nei titoli di coda, dove lui è accreditato con la dicitura “und Daniel Brühl”.
Buona la terza?
Questo è il terzo adattamento del romanzo di Erich Maria Remarque, dato alle stampe tra il 1928 (serializzato nei giornali) e il 1929 (come libro). Il primo, celeberrimo, è il film di Lewis Milestone del 1930, caposaldo del cinema bellico e primo lungometraggio sonoro a trionfare agli Oscar (inclusa la statuetta per il miglior film); il secondo, del 1979, è stato girato per la televisione da Delbert Mann; e ora, grazie a Edward Berger, cineasta con un discreto percorso in patria e all’estero (ha firmato episodi di serie come The Terror e Your Honor), arriva per la prima volta sullo schermo nella sua lingua originale, dopo due trasposizioni americane.
Un dettaglio già di per sé epocale, data l’importanza del testo di Remarque nel canone letterario germanico: come ha spiegato Berger durante un junket della European Film Promotion al Festival di Toronto, è la prima volta che sua figlia, per nulla cinefila, si è interessata al suo lavoro, avendo letto il libro a scuola.
Orrore silenzioso
In inglese il romanzo e i suoi adattamenti sono noti come All Quiet on the Western Front, e fin dall’inizio Berger punta proprio su quell’aspetto: il silenzio, letteralmente tombale, che accompagna le inquadrature in apparenza neutre di boschi che poi si fanno sempre più sinistre quando la nebbia si dirada e spuntano i cadaveri. Fotografia e sound design vanno a braccetto per restituire il caos e la frenesia della trincea, dando forma fisica e sonora allo stress e alla tensione con un approccio implacabile che, complice la scelta di rimuovere tutte le scene non ambientate sul fronte (il romanzo inizia con l’indottrinamento dei giovani a scuola), rende l’intero film un esercizio di suspense parzialmente penalizzato dal fatto che molti lo vedranno solo su piattaforma.
Ma c’è anche un altro ragionamento dietro la decisione narrativa di Berger: al netto delle date menzionate in più punti, questo costante in medias res fa sì che sembri una guerra come le altre, sottolineandone la futilità universale. E nel 2022, con l’Europa divisa (tra Brexit e l’ascesa dell’estrema destra in diversi paesi), è come se non fosse cambiato nulla. Niente di nuovo sul fronte occidentale, appunto.
La recensione in breve
Per la prima volta sullo schermo in lingua tedesca, il romanzo di Erich Maria Remarque ritrova tutta la sua carica propulsiva grazie a un film incalzante e tesissimo che mette a nudo l'orrore della guerra.
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