Il film: Nope del 2022. Regia di Jordan Peele. Cast: Daniel Kaluuya, Keke Palmer, Brandon Perea, Michael Wincott, Barbie Ferreira. Genere: sci-fi, horror, thriller. Durata: 135 minuti. Dove l’abbiamo visto: In anteprima stampa, in lingua originale.
Trama: L’unica famiglia di neri addestratori di cavalli nell’entroterra californiano dovrà vedersela con un’invasione aliena inaspettata. Insieme cercheranno di catturare la creatura dei cieli per fare una fortuna con le immagini esclusive dell’UFO. Ma non sarà facile.
Sono soltanto tre i lungometraggi realizzati da Jordan Peele, eppure sembra quasi che il cineasta statunitense faccia il regista da una vita, con un linguaggio cinematografico talmente limpido e chirurgico che ha già fatto scuola all’interno della new wave del nuovo cinema horror americano. Nella migliore delle tradizioni, fare horror o intraprendere la strada del cinema “di genere” vuol dire possedere non solo una sanissima dose di coraggio, ma anche un’ambizione fuori scala rispetto ai propri colleghi dietro la macchina da presa. Cosa che a Jordan Peele non è mai mancata.
Al cinema da giovedì 11 agosto l’attesissimo Nope, terzo lungometraggio scritto e diretto da Jordan Peele, ad oggi la sua pellicola più ambiziosa per come riesce ad evocare senza sospetti di spudorato plagio o mancanza di idee il cinema western e i film sugli UFO, coniugandoli con una straordinaria riflessione sulla capacità degli uomini di saper assoggettare a proprio piacimento la Natura che li circonda. Nella nostra recensione di Nope scoprirete quanto la pellicola scritta e diretta dal regista di Scappa – Get Out e Noi sia stratificata, complessa ed ambigua; un perfetto esemplare, forse ancor più dei suoi due precedenti, di grande spettacolo d’autore, alla ricerca dell’impossibile.
La trama: fenomeni misteriosi a Agua Dulce, California
OJ (Daniel Kaluuya) ed Emerald Haywood (Keke Palmer) sono l’unica famiglia di colore che alleva cavalli per il mercato dello show business, una professione che hanno ereditato con passione e dedizione dal padre Otis, scomparso in maniera misteriosa anni prima, quando un’inspiegabile pioggia di oggetti contundenti è arrivata dal cielo ferendo a morte l’uomo e provocando la scomparsa di uno dei cavalli del maneggio.
Un trauma che si ripresenta per i due fratelli di Agua Dulce, California, quando fenomeni inspiegabili dal cielo riflettono con sinistra familiarità quelli che avevano provocato la morte di Haywood Sr. Uno ad uno, i cavalli del maneggio di OJ e Emerald scompaiono risucchiati da quella che a prima vista appare come una navicella spaziale aliena dall’origine misteriosa. Gli Haywood non hanno altra scelta che prendere la palla al balzo, sfruttare quel fenomeno misterioso e provare a catturare su uno schermo l’UFO che sta mietendo terrore nei dintorni di Agua Dulce. Per dare una svolta alla propria carriera, si rivolgeranno prima ad un professionista di installazioni di videocamere (Brandon Perea), poi ad un documentarista di Hollywood (Michael Wincott). Un’impresa al limite dell’impossibile.
In principio c’era la scimmia
Se le premesse di Nope appaiono quelle di un promettente sci-fi movie, lo spettatore si deve però ricredere immediatamente quando tali aspettative vengono ribaltate da un incipit a primo sguardo criptico e di difficile comprensione: un’ammansita scimmia di nome Gordy, protagonista di un popolare show televisivo, impazzisce improvvisamente di fronte alle telecamere e uccide tutti i partecipanti al programma TV, ad esclusione del piccolo Ricky ‘Jupe’ Park con il quale stabilisce un sorprendente rapporto di fiducia e sottomissione. Cosa ha a che fare il sanguinoso e traumatico passato di Ricky Park (Steven Yeun, nella versione adulta) con le vicende che riguardano gli Haywood, il maneggio di cavalli e l’UFO di Agua Dulce?
Il livello di profondità tematica ed allegorica di Nope rivela la capacità del cineasta statunitense di affrontare argomenti di natura estremamente complessa: Nope non è soltanto un riuscitissimo tentativo di omaggiare in superficie il cinema fantascientifico a cui fa riferimento (su tutti, ci sentiamo di citare almeno Incontri ravvicinati del terzo tipo di Steven Spielberg e il seminale Bagliori nel buio di Robert Lieberman), ma è anche un ambiziosissimo tentativo di “catturare” sul grande schermo di una sala cinematografica un’impresa di ingegno umano che soltanto Jordan Peele poteva concepire in fase di scrittura.
Scimmia, uomo, cavallo
Nope ha difatti l’ardire di voler celebrare le infinite possibilità del cinema come solo l’autore di Get Out e Noi avrebbe potuto fare. L’estenuante ricerca dello scatto perfetto dell’UFO da parte dei fratelli Haywood ben si sposa con una lettura più attenta del terzo lungometraggio di Peele; in profondità, Nope è un grande spettacolo per gli occhi e per le orecchie (correte a vedere il film nella sala più grande che avete nelle vicinanze!) che racconta con perspicacia e feroce divertimento il ruolo della comunità afroamericana nell’industria dello show business statunitense, di ieri e di oggi.
Nella prima parte del film difatti, Emerald Haywood racconta ad una troupe che il primo corsiero ad essere ripreso per il cinema fu addestrato proprio da un loro antenato, enfatizzando sin dall’inizio quanto la black community sia stata fondamentale nella costruzione dell’industria dei sogni. Fondamentale eppure continuamente vessata, piegata nel corso dei decenni dalla supremazia ingegnosa dei bianchi, privi di riconoscenza nei confronti di essa. Eppure, saranno proprio gli eredi di Haywood a ribaltare la propria sorte, ad assoggettare alla loro volontà la creatura dei cieli, proprio come avevano fatto per anni ed anni con l’ammansimento dei cavalli del ranch; un’impresa non facile, nella cui trappola cade per primo l’adulto Ricky Park nonostante l’esperienza sanguinosa con Gordy, e poi il cineasta interpretato da Wincott.
Ancora una volta, Peele concentra il suo arguto ingegno dietro la macchina da presa nel raccontare una storia di trionfo black a tutto tondo, dove i (tanti) elementi western e fantascientifici sono la perfetta carta da regalo con cui presentarsi nuovamente al suo pubblico affamato di grande cinema. Un modo di (ri)scrivere la Storia americana e il ruolo della comunità nera a partire dai suoi generi cinematografici fondanti.
Jordan Peele riscrive la storia del cinema americano
Con il suo Nope, il regista e sceneggiatore americano riscrive la Storia degli USA, e lo fa omaggiando i generi cinematografici che hanno fatto maggiormente la fortuna dell’industria hollywoodiana di ieri e di oggi, il western e la fantascienza. Benché nell’ultimo caso la paternità del genere non sia esattamente statunitense, Hollywood negli anni ha prodotto un tal numero di pellicole dedicate ad UFO ed alieni che ha impresso un marchio di fabbrica su di esse ancora oggi riconoscibilissimo; il western, invece, è generalmente considerato come il primo genere cinematografico di matrice statunitense. Non è quindi un caso che Nope funzioni alla perfezione anche come un western post-moderno perfettamente assoggettato alla poetica di Peele. Qui, il prototipico cowboy bianco lascia spazio agli addestratori di cavalli dalla carnagione scura, alle prese con una missione ai limiti della conoscenza umana: catturare l’impossibile anomalia di una creatura aliena che miete vittime e terrore dal cielo e saperla placare ed ammansire a proprio piacimento.
Un lavoro “sporco” che nella fantastoria di Jordan Peele diventa realtà per la comunità afro-americana, motivo di orgoglio e rivincita sullo sfondo di un esempio di grandissimo cinema d’intrattenimento che non riesce giocosamente a tenere a bada le proprie grandi ambizioni, alla ricerca costante dell’impossibile. Ma nella finzione del grande schermo di una sala cinematografica, anche l’impossibile può diventare finalmente realtà.
La recensione in breve
In Nope Jordan Peele omaggia il grande cinema western e di fantascienza con un atipico film di genere che non perde di un milligrammo la feroce ed arguta critica nei confronti della cultura wasp americana che aveva reso indimenticabili i suoi Scappa - Get Out e Noi, questa volta con un film ancor più ambizioso.
- Voto cinemaserietv