Il film: November – I cinque giorni dopo il Bataclan (Novembre), 2022. Regia: Cédric Jimenez. Cast: Jean Dujardin, Sandrine Kiberlain, Jérémie Renier, Anaïs Demoustier, Lyna Khoudri, Cédric Kahn.
Genere: thriller, azione. Durata: 100 minuti. Dove l’abbiamo visto: allo Zurich Film Festival, in lingua originale.
Trama: La vera storia delle indagini delle forze dell’ordine francesi nei cinque giorni successivi all’attentato del Bataclan.
Da sempre appassionato di un certo cinema d’azione e poliziesco americano, in particolare quello degli anni Settanta, il regista francese Cédric Jimenez è riuscito a portare le sue ossessioni cinefile fino al Festival di Cannes, dove nel 2021 ha presentato fuori concorso Bac-Nord, successivamente finito su Netflix al di fuori della Francia. Meno di un anno dopo è tornato sulla Croisette, sempre fuori concorso, con un lungometraggio che affronta di petto la dolorosa questione dell’attentato al Bataclan. È il film di cui parliamo nella nostra recensione di November – I cinque giorni dopo il Bataclan (titolo che, per la scelta di anglicizzare il nome del mese, dà al film un’aura inutilmente statunitense).
La trama: accadde a Parigi
Gennaio 2015: Fred, commissario dell’unità antiterrorismo francese, partecipa a un’operazione internazionale ad Atene che mira alla cattura di Abdelhamid Abaaoud, terrorista belga di origine marocchina. Questi riesce a fuggire, e dieci mesi dopo è coinvolto nell’organizzazione dell’attentato del Bataclan, un evento che sconvolge profondamente la Francia. Con l’aiuto dei suoi colleghi, Fred dà il via a un’inchiesta frenetica che durerà cinque giorni e coinvolgerà tre nazioni, fino alla resa dei conti con gli attentatori il 18 novembre a Saint-Denis, comune situato nella periferia settentrionale di Parigi.
Il cast: Zero Dark Frenchy
Fred ha il volto carismatico e al contempo spietato di Jean Dujardin, qui alle prese con uno dei suoi ruoli più drammatici e di nuovo alla corte di Jimenez dopo aver recitato nel poliziesco French Connection, anch’esso basato su eventi reali. Lo affiancano altri grandi volti del cinema francese, tra cui Sandrine Kiberlain, Anaïs Demoustier e Jérémie Renier, con l’aggiunta della giovane promessa Lyna Khoudri che si conferma sempre più talentuosa e intensa, per certi versi il nucleo emotivo di un film che all’introspezione preferisce l’azione pura e quindi in più punti sacrifica i personaggi in nome di una tensione costante.
Cinque giorni spietati
Sono quattro i lungometraggi francesi – di cui uno di matrice parzialmente tedesca – che hanno debuttato nel 2022 e affrontavano in un modo o nell’altro la questione del Bataclan, divenuta ispirazione cinematografica dopo essere stata in precedenza solo fonte di dolore. Di questi quattro, solo uno – questo – ha affrontato l’argomento concentrandosi sull’attentato stesso e sulle reazioni delle forze dell’ordine, mentre gli altri hanno scelto di raccontare le esperienze dei superstiti o dei parenti delle vittime, in un caso – Paris Memories di Alice Winocour, forse il più riuscito del quartetto – evocando la tragedia in modo indiretto, spostando l’atto stesso in un luogo diverso ma preservando lo spirito sofferente di quella notte infernale. Jimenez, rifacendosi a un modello come quello di Kathryn Bigelow (Zero Dark Thirty), decide di puntare sull’azione allo stato puro, muovendosi senza sosta da una peripezia all’altra per rendere l’atmosfera implacabile di quella caccia all’uomo che dominò la Francia per cinque giorni alla fine del 2015. E lo fa, ma l’impazienza di quell’approccio, abbinato a una durata di appena 100 minuti, smorza un po’ l’anima tragica del progetto, lasciando quasi tutti i personaggi come figure un po’ anonime al servizio di un meccanismo attrazionale efficace ma altalenante.
La recensione in breve
Cédric Jimenez restituisce perfettamente la tensione implacabile dei cinque giorni successivi all'attentato parigino di novembre 2015, ma perde un po' di vista il nucleo umano della vicenda.
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Voto CinemaSerieTV