Il film: Odio l’estate, 2020. Regia: Massimo Venier. Genere: Commedia. Cast: Aldo Baglio, Giovanni Storti, Giacomo Poretti, Maria Di Biase, Lucia Mascino, Carlotta Natoli, Roberto Citran, Michele Placido. Durata: 105 minuti. Dove l’abbiamo visto: su Netflix.
Trama: Le famiglie di Aldo, Giovanni e Giacomo, che non si conoscono e sono molto diverse tra loro, partono per una vacanza in Puglia e si ritrovano, a causa di un disguido, a dover condividere l’abitazione.
La storia artistica di Aldo, Giovanni e Giacomo è una delle più interessanti che il panorama dello spettacolo ci abbia offerto in questi ultimi trent’anni. Dal teatro degli inizi, al successo televisivo con Mai Dire Gol, sono approdati al cinema con un instant cult, quel Tre uomini e una gamba del 1997 che li ha subito catapultati nell’empireo dei comici più amati dal pubblico di casa nostra. Eppure, dopo una bella sequela di successi – da Così è la vita fino a Tu la conosci Claudia? – qualcosa si era incrinato nel meccanismo perfetto. Le storie sembravano stantie, vecchie, senza cuore. Tanto che a un certo punto abbiamo anche temuto di averli persi per sempre.
Poi, nel 2020, è arrivato un piccolo raggio di sole, Odio l’estate. Una commedia che ha visto il ritorno dietro alla macchina da presa di Massimo Venier, deus ex machina dei primi grandi successi del trio e soprattutto un comparto di scrittori, che comprende anche Davide Lantieri e Michele Pellegrini, oltre al regista e agli stessi attori, capaci di dare un nuovo respiro alle classiche dinamiche umoristiche dei nostri tre eroi. Il risultato è una commedia agrodolce, ben bilanciata, tenera e ricca di sfumature. Una storia formato famiglia meno banale di quanto possa sembrare all’origine, ambientata in una splendente estate pugliese. Ecco la recensione di Odio l’estate.
La trama: rinascere sempre
Poche cose come l’estate (e le visite da Ikea…) mettono alla prova la compattezza e le certezze di un nucleo familiare. Le vacanze sono un momento di relax, vero, ma anche quel periodo dell’anno in cui emergono i non detti, i rancori sopiti, i desideri inespressi. Lo sanno bene Aldo Baglio, Giovanni Storti e Giacomo Poretti, tre patres familias che dopo 365 giorni di duro lavoro (più o meno) decidono di partire alla volta di un’isola al largo della Puglia per le meritate ferie. Aldo, ipocondriaco e pigro, è sposato con la deliziosa Carmen, ha tre figli di cui uno, Salvo, fresco di processo per furto di motorino. Giovanni è l’amorevole (e sfiancante) compagno di Paola, nonché padre di Alessia e titolare di un negozio di articoli per calzature. Giovanni, infine, marito dell’algida Barbara e patrigno di Ludovico, è uno stimato dentista. I tre ignorano il fatto che di lì a poco si conosceranno e che vivranno assieme una folle avventura.
Arrivati a destinazione, infatti, si rendono conto di aver affittato la stessa casa. Dopo la crisi iniziale, e sotto consiglio del maresciallo dei Carabinieri locale, decidono con riluttanza di convivere nell’abitazione. La convivenza forzata è all’inizio carica di tensioni. Ma pian piano lascia spazio a una miriade di nuovi sentimenti. Aldo, Giovanni e Giacomo si confidano l’un l’altro timori e angosce di una vita tutt’altro che perfetta. Giovanni infatti deve chiudere il negozio, Giacomo è in causa con un paziente a cui ha creato un danno enorme e fatica a instaurare un rapporto con il problematico figliastro. E Aldo? All’apparenza non ha alcun problema, anzi. Eppure sarà proprio lui a riservare la sorpresa più grande. Una sorpresa che la moglie Carmen cerca di individuare nei tarocchi, ma che alla fine permetterà a tutti di trasformare quella vacanza in un momento di rinascita.
Bentornati, Aldo, Giovanni e Giacomo
Come scritto in apertura, il film di Massimo Venier ha segnato un piacevole ritorno per Aldo, Giovanni e Giacomo. E in fondo è bastato ridare umanità ai singoli personaggi, incastrarli fra loro senza forzare la mano e mantenere fede agli archetipi che da sempre hanno incarnato. Quelli che sono sempre piaciuti a tutte e tutti noi e che ci hanno fatto innamorare della loro comicità surreale. Detta così, l’operazione sembra facile facile e quasi banale. In realtà il lavoro di scrittura è stato meticoloso e paziente. Così preciso da sembrare naturale e senza sforzo, ma con qualcosa in più. Anzitutto, la presenza di tre caratteri femminili interessanti e ben descritti, le compagne dei protagonisti, che danno tridimensionalità al racconto, portandolo al di fuori dei classici battibecchi fra i tre maschi Alfa (o Beta).
Maria Di Biase, Carlotta Natoli e Lucia Mascino sono il controcampo ideale per Aldo, Giovanni e Giacomo. Più di tutto però ci è piaciuta la scelta dei tempi narrativi, il fatto che ogni singolo personaggio abbia avuto il tempo per crescere e maturare. Senza colpi di scena affrettati e tirati via. Odio l’estate è il grande film della maturità per Aldo, Giovanni e Giacomo che, pur rimanendo fedeli alle loro maschere, funzionali a una comicità spensierata ma non banale, se ne sono quasi distaccati per lanciare un messaggio universale. Ed è riuscita anche la loro prova attoriale mai sopra le righe, davvero efficace e armonica. Sostenuta da battute e situazioni esilaranti (la capanna sulla spiaggia, l’incontro con il paziente sfigurato da Giacomo, il concerto di Massimo Ranieri).
Ma la morte no
Contrariamente a quello che si possa pensare, malattia e morte sono parte integrante del grande dizionario della commedia. Sono due argomenti molto pesanti e traumatici, vero, che tuttavia possono innescare delle riflessioni argute ed emozionanti. Ancora di più se vengono declinati dal personaggio più folle, divertente. Il cuore di Odio l’estate è racchiuso nello scarto tra vita e morte, nella dolcezza inaspettata di Aldo e del suo desiderio di regalare alla famiglia un’estate indimenticabile. Nella bellissima riflessione su come trasformare un momento tragico, un passaggio obbligato, in una separazione vitale.
Ferie d’agosto
Non citiamo a caso il titolo di uno dei film più belli di Paolo Virzì, il cui spirito aleggia per niente minaccioso su Odio l’estate. Se il maresciallo di Michele Placido somiglia come una goccia d’acqua a quello di Rocco Papaleo, con cui condivide radici regionali, indolenza e un pizzico di saggezza, è l’aspetto corale della storia che troviamo simile (pur con una sostanziale diversità d’animo). Soprattutto, nella riflessione sulle sfide della genitorialità. Padri, madri, figlie e figli sono opposti per natura. Eppure, quando riconoscono la loro diversità, per certi versi irriducibile, imparano a comunicare in maniera affettiva.
Oltrepassando dolori e tragedie. Non è un caso che sia il giovanissimo Ludovico a segnare il gol decisivo nella partita di calcio contro il Papeete, omaggio alla leggendaria partita sulla spiaggia di Tre uomini e una gamba (i ragazzi continuano a essere più maturi dei loro genitori). Così come non è casuale la presenza di Carlotta Natoli, figlia dello straordinario Piero che di Ferie d’agosto è stato uno dei personaggi centrali. E se non ci sono le stelle cadenti della notte di San Lorenzo, in Odio l’estate ci sono i fuochi d’artificio. Piccola grande metafora della precarietà della vita e della sua bellezza.
La recensione in breve
È bello ritrovare dei vecchi amici, poter riprendere un discorso interrotto. Questo è Odio l'estate, una commedia in cui ritroviamo tre personaggi adorabili inseriti in una storia matura, ben scritta e orchestrata. Con tocchi surreali esilaranti e un finale agrodolce che non si dimentica. Aldo, Giovanni e Giacomo giocano bene la partita e regalano al pubblico 105 minuti di sorrisi e qualche lacrimuccia.
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