Il film: Oh,Canada, 2024. Regia: Paul Schrader. Cast: Richard Gere, Uma Thurman, Jacob Elordi. Genere: Drammatico. Durata: 91 minuti. Dove l’abbiamo visto: al Festival di Cannes, in lingua originale.
Trama: Un famoso documentarista morente ripercorre il suo passato e le scelte che hanno dato forma alla sua vita.
A chi è consigliato? Agli amanti delle storie drammatiche e dalla struttura narrativa particolare, pronti a rivedere Richard Gere sul grande schermo in un ruolo che gli calza a pennello.
Tra i titoli più attesi di questa settantasettesima edizione del Festival di Cannes c’è anche Oh, Canada, opera diretta da Paul Schrader e tratta dal romanzo di Russell Banks. Se sulla carta si tratta di una storia estremamente affascinante – un famoso regista morente decide di partecipare ad un documentario/confessionale su se stesso, raccontando il proprio passato – sullo schermo manca quel qualcosa in più per rendere il film del regista di Taxi Driver e Il maestro giardiniere davvero convincente. La struttura narrativa scelta, a scatole cinesi e con attori che si scambiano interpretando lo stesso ruolo, affidandosi alla mente “non più affidabile” di un uomo morente, è decisamente interessante, ma finisce per perdersi nel suo stesso intreccio, fallendo nel trovare quella profondità emotiva che avrebbe fatto davvero la differenza.
Come vedremo in questa recensione di Oh, Canada, il film riporta sullo schermo un attore del calibro di Richard Gere nel ruolo del protagonista, un documentarista scappato in Canada per evitare di essere arruolato nella guerra del Vietnam. Dal letto di morte ripercorre il suo passato, svelando segreti di cui nemmeno l’amatissima moglie Emma (interpretata da una splendida Uma Thurman) era a conoscenza.
Un viaggio nel passato
Che cosa si nasconde nel passato di questo amatissimo documentarista, personaggio capace di sconvolgere e commuovere le masse con le sue opere socialmente impegnate e profondamente ispirate? Quando Leonard Fife decide di confessarsi davanti alla telecamera è pronto ad esplorare anche i lati oscuri della sua persona, i suoi difetti e le sue debolezze. E per farlo vuole davanti a sé la terza moglie Emma, compagna di vita ma anche di lavoro. Ad essere imbastito sullo schermo è il coming of age del giovane Leonard (interpretato oltre che da Gere da Jacob Elordi) che, più spaventato dalle responsabilità che comporta avere una famiglia che dal conflitto bellico (l’uomo è diventato famoso proprio per aver disertato, per essersi opposto al “sistema”) decide di scappare in Canada, dove si ricostruirà una vita lontano da due ex mogli e da un figlio che non vedrà per più trent’anni.
Passato e presente si intrecciano in questa storia di incastri, in cui i volti si sostituiscono sullo schermo e lo spettatore è costretto ad affidarsi alla mente di un uomo malato confuso dai medicinali, la sua confessione corre sul filo di verità e menzogna e chi gli sta intorno – in particolare la moglie Emma – può scegliere in che cosa credere, che aspetti della sua narrazione dare per veri e quali attribuire alla confusione di una mente malata.
Un cast che colpisce
A rendere credibile una storia dalla struttura così intricata e complessa (anche se la trama di per sé è piuttosto lineare) erano fondamentali degli attori che ne sapessero reggerne il peso: colpiscono le interpretazioni di Richard Gere e Uma Thurman in particolare (Jacob Elordi, per quanto sempre affascinante, pare un po’ ripetere lo stesso ruolo di sempre), entrambe dotate di grande profondità emotiva.
Tolto l’ottimo cast e la struttura interessante, però, Oh,Canada ci lascia con poco dal punto di vista del coinvolgimento emotivo: l’esplorazione dell’interiorità di Fife sembra incompiuta, solo abbozzata, non approfondita abbastanza per giustificare un film intero che ruota attorno al suo personaggio. Leonard chi è veramente? Che cosa di quello che ci racconta è vero e che cosa è generato dalla sua mente? A visione ultimata ci è mancato quel qualcosa in più per comprenderlo veramente, per apprezzarne anche i lati oscuri che lui sembra così disposto a voler confessare.
Oh, Canada è un esperimento affascinante, che colpisce più per le scelte di regia – che ricordiamolo, vengono da un autore di 77 anni – e per la sua struttura ad incastri (in cui vero e falso parrebbero sovrapporsi) che per una storia che coinvolga veramente dal punto di vista emotivo.
La recensione in breve
Oh, Canada, è un film dalla struttura narrativa interessante ma carente dal punto di vista del coinvolgimento emotivo. Buone le interpretazioni dei protagonisti in particolare quella di Richard Gere.
Pro
- Richard Gere ci regala un'ottima intepretazione
- La struttura ad incastri è intrigante
Contro
- Il film non coinvolge emotivamente quanto dovrebbe
- Voto CinemaSerieTV