Il film: Omicidio nel West End, del 2022. Regia: Tom George. Cast: Sam Rockwell, Saoirse Ronan, David Oyelowo, Adrien Brody, Ruth Wilson, Harris Dickinson. Genere: Crime, investigativo. Durata: 98 minuti. Dove l’abbiamo visto: al cinema, in anteprima stampa in lingua italiana.
Trama: Siamo negli anni Cinquanta, e nel famoso quartiere del West End di Londra una delle repliche dell’opera teatrale “Trappola per topi” di Agatha Christie è bruscamente interrotta quando viene assassinato il regista che avrebbe dovuto occuparsi dell’adattamento cinematografico. Ad investigare sul caso lo stanco ispettore della polizia Stoppard e l’agente Constable Stalker. Assieme scopriranno quanto è marcio e pieno di intrighi il sottobosco dello show business inglese del tempo.
Ce ne vuole di fegato per realizzare un film investigativo nell’epoca dell’universo cinematografico di Knives Out; il film scritto e diretto da Rian Johnson nel 2019 aveva rinverdito i fasti del whodunit destinato al grande schermo (a fine dicembre arriva l’atteso Glass Onion, il sequel) con garbo, ironia e spiccato senso dell’urgenza sociale; un mix perfetto che ha portato Cena con delitto – Knives Out a trasformarsi in pochissimo tempo in un film di culto che ora è pietra miliare incontestabile del genere, producendo di conseguenza più ammirazione che voglia di imitare il modello Johnson.
Perché allora Tom George ha deciso di debuttare dietro la macchina da presa di un film e firmare il suo “Cluedo in salsa teatrale” nonostante l’ingombrante elefante nella stanza? Nella nostra recensione di Omicidio nel West End cercheremo di rispondere a questa domanda, senza tralasciare gli scottanti temi che affronta con un certo senso del divertissement e mettendo in atto caustica critica al mondo dello show business.
La trama: Teatro del West End, Esterno Notte
Londra, inizio anni Cinquanta. Nel popolare quartiere del West End, l’ennesima replica di successo dello show teatrale “Trappola per topi” viene bruscamente interrotta quando Leo Kopernick (Adrien Brody), il regista che avrebbe dovuto occuparsi della trasposizione sul grande schermo del successo firmato Agatha Christie, viene trovato brutalmente assassinato da un omicida misterioso. Ad indagare sul caso arriva il flemmatico ispettore Stoppard (Sam Rockwell), affiancato dalla giovane ed inesperta agente Constable Stalker (Saoirse Ronan), con la quale si addentrerà in un mondo fatto di trame, bugie, e scioccanti rivelazioni sullo sfondo del panorama teatrale e cinematografico inglese del tempo.
Primo lungometraggio diretto da Tom George su sceneggiatura originale di Mark Chappell, Omicidio nel West End debutta nelle sale di tutto il mondo sfidando il colosso di Rian Johnson e riportando il genere investigativo alle radici del successo sul grande schermo: la letteratura in giallo, in particolar modo quella assurta a straordinaria popolarità con la produzione di Agatha Christie agli inizi del Novecento.
Dalla letteratura al palcoscenico
Questo curioso “Cluedo” in salsa britannica si distingue dagli innumerevoli whodunit del presente e del passato quando si discosta dagli snodi narrativi della pura investigazione per addentrarsi invece nei meandri intricati del mondo dello show business da cui parte il presunto movente dell’assassinio. In procinto di venire adattato per il grande schermo, Trappola per topi è lo spettacolo teatrale che fa da ideale sfondo al primo misterioso omicidio, la cui vittima eccellente è il regista Leo Kopernick; l’ispettore Stoppard e l’agente Stalker non potranno che arrivare ad una sinistra conclusione: qualcuno probabilmente vuole fermare le repliche teatrali, impedire la trasposizione cinematografica e colpire “al cuore” la mente geniale dietro allo show dei record, l’autrice Agatha Christie.
Partendo da tali presupposti, Omicidio nel West End funziona alla grande quando si trasforma in gioco metatestuale in cui mezzi come la letteratura, il teatro ed infine il cinema si mescolano alla cruda realtà dei fatti, alla ricerca di un indizio decisivo che possa portare l’insolita coppia Stoppard/Stalker a pronunciare infine la tanto sospirata frase: “In nome della legge, lei è in arresto!”
Dal palcoscenico al grande schermo
Una metatestualità, quella di cui si occupa la sceneggiatura del film, che non risparmia nessuna delle forme d’arte sopracitate, ma che anzi le “imbeve” di soda caustica criticando apertamente il loro utilitarismo nel momento in cui prendono ispirazione da storie realmente accadute, plasmandole e facendole poi proprie. Se il lungometraggio diretto da Tom George ha un appiglio di grande valore ed originalità, sta proprio nella riflessione su quanto queste arti riescano ad influenzare e modificare la realtà dei fatti in maniera insospettabile.
E se la “strana coppia” formata dal flemmatico ispettore Stoppard e l’ingenua ma solerte agente Stalker è tutta da ridere e traina con un certo dinamismo l’intera narrazione, lo stesso non si può però dire della messa in scena curata da George. La regia di Omicidio nel West End, seppur vivace e rigorosa, cade spesso nella trappola del manierismo e della troppa riverenza nei confronti del genere che omaggia; tutto pare fin troppo spesso odorare di stantio, di spettacolo cinematografico sobrio e divertente ma che non riesce ad elevarsi a nulla più che una mystery comedy piena di spunti interessanti, ma tutto sommato ordinaria.
“Ispirato a fatti realmente accaduti”
A conti fatti, Omicidio nel West End sacrifica originalità e brillantezza a favore dell’accorata invettiva contro i sistemi dell’arte e dello show business, sia di ieri di oggi; alla fine del film rimane un sapore dolceamaro di inconclusione, impreziosito nonostante tutto da alcune chicche e riferimenti “a fatti realmente accaduti” che non potranno che fare la gioia dei più citazionisti: ad esempio, tra i vari personaggi che popolano il cluedo per grande schermo di Tom George, appaiono anche il produttore cinematografico John Woolf (Reece Shearsmith) e un giovane ed avvenente Sir Richard Attenborough, a cui presta le fattezze il sempre più bravo e versatile Harris Dickinson.
La recensione in breve
Omicidio nel West End sovverte gli elementi tipici del film investigativo mettendo in scena una divertente riflessione su cosa significhi scrivere storie ispirate a fatti realmente accaduti, senza risparmiare nessun mezzo di adattamento: letteratura, teatro e cinema. L'esordio alla regia di Tom George è tuttavia derivativo ed ordinario, nonostante un buon cast guidato dall'insolita coppia Sam Rockwell e Saoirse Ronan.
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