Il film: Paradise, 2023. Regia: Boris Kunz. Cast: Kostja Ullman, Marlene Tanczik, Iris Berben e Corinna Kirchhoff. Genere: Thriller, distopico, fantascienza. Durata: 118 minuti. Dove l’abbiamo visto: Su Netflix in anteprima stampa ed in lingua orginale.
Trama: In un futuro vicino il tempo è diventato una merce di scambio: i poveri donano ai ricchi i loro anni per somme molto alte, cambiando così radicalmente le vite di entrambe le parti. Max è impiegato della AEON, l’azienda che si occupa delle compravendite di tempo, e per lui va tutto a gonfie vele fino al giorno in cui la bellissima moglie Elena è costretta a impegnare 40 anni della sua vita…
“Che cosa accadrebbe al mondo, in futuro, se…?” Da questa domanda prendono il via tutte le distopie: che si tratti di una guerra mondiale che distrugge il pianeta, dell’ennesimo devastante disastro naturale, di un’invasione aliena o dell’invenzione di una nuova tecnologia, che però più che aiutare l’umanità la rende schiava. È proprio da quest’ultima premessa che trova il suo punto di partenza il nuovo film tedesco disponibile su Netflix, Paradise, che ci racconta un futuro vicino molto particolare ed inquietante. Una scienziata ha inventato una spaventosa tecnologia: con una semplice operazione chirurgica è ora possibile trasferire gli anni di vita di una persona ad un’altra, che da anziana tornerò giovane grazie alla “donazione”. Il donatore, però, invecchierà improvvisamente, perdendo tutti gli anni che ha trasferito.
In un mondo in cui le differenze tra ricchi e poveri e la disparità sociale si è radicalizzata sempre di più, quale può essere l’unica, inevitabile, conseguenza, di questa scoperta scientifica: il tempo acquista un valore di scambio, ed i più poveri – che non hanno altro se non la propria vita – iniziano a vendere il proprio ai più ricchi. Ed è così che chi può permetterselo rimane sempre giovane, e i milioni e milioni di indigenti che affollano il mondo finiscono per essere considerati quasi come carne da macello, utili solo a “regalare” del tempo in più. Come vedremo in questa recensione di Paradise, il film di Boris Kunz parte da una premessa estremamente interessante, che sviluppa molto bene e cattura da subito l’attenzione dello spettatore. Peccato, però, per una seconda parte più action/thriller con un ritmo altalenante e che non coinvolge tanto quanto la prima.
La trama: un mondo in cui si può vendere il tempo
Max (Kostja Ullman) è un abilissimo venditore della AEON, la compagnia farmaceutica che ha brevettato la tecnologia di “trasferimento” del tempo da una persona all’altra. L’uomo è specializzato nel convincere le persone più umili, gli immigrati e i rifugiati che vivono in sconfinate baraccopoli, a vendere il proprio tempo, ed è talmente bravo nel suo lavoro che viene addirittura nominato impiegato dell’anno. La sua vita sembra andare a gonfie vele su tutti i fronti, è sposato con la splendida Elena (Marlene Tanczik e Corinna Kirchhoff) e i due pianificano di avere il loro primo figlio. Tutto questo fino a che un misterioso incendio non distrugge il loro costoso appartamento (che i due non hanno ancora finito di pagare): l’assicurazioni non vuole aiutarli ed Elena è costretta ad impegnare il suo tempo per ripagare il debito, ben 38 anni della sua vita.
Lo scambio di tempo non è una tecnologia semplice, è necessario un accurato studio del DNA del donatore, che determinerà se c’è affinità con uno specifico ricevente. Max non può donare il suo (il suo ricevente è morto in un improvviso incidente) e quindi Elena è costretta a regalare gran parte parte della sua vita a qualcuno. Nemmeno gli appelli a Sophie Theissen (Iris Berben), l’inventrice della tecnologia di scambio e capo di Max, serviranno a qualcosa, ed Elena da giovane e bella si ritrova anziana e debilitata. Quando però Max si accorge che Sophie è ringiovanita improvvisamente, e che è lei a cui la moglie ha donato il suo tempo, elabora un piano disperato per riappropriarsi del futuro che a lui e ad Elena è stato negato.
Una premessa estremamente interessante
![Una scena di Paradise](https://cinemaserietv.it/wp-content/uploads/2023/07/Paradise_Unit_cAndrej-Vasilenko_Netflix_13-scaled.jpg)
Come anticipavamo in apertura, la premessa da cui prende il via questa storia è particolarmente interessante, e ha catturato fin da subito la nostra attenzione. L’idea di un mondo in cui il tempo diventa una merce di scambio (che era stata sviluppata anche nel film In Time, scritto e diretto da Andrew Niccol, ma in modo completamente diverso) viene articolata in modo intelligente, creando un futuro distopico estremamente radicato nei problemi del nostro presente (dalla crisi dei migranti a quella climatica) e per questo tanto realistico quanto inquietante. La tecnologia che i personaggi utilizzano – e che permea la loro quotidianità – non è poi così diversa da quella che utilizziamo oggi, ne sembra semplicemente la naturale evoluzione. Inoltre si trova anche lo spazio per raccontare come la scoperta scientifica della compravendita del tempo venga accolta: c’è chi l’approva, chi non ha particolare opinioni a riguardo e chi è radicalmente contrario. Le proteste contro la AEON sono all’ordine del giorno, e un violento gruppo terroristico compie attentati contro tutti coloro che hanno ricevuto degli anni in più.
Se il contesto e le ramificazioni sociali e culturali di questa nuova tecnologia vengono delineati al meglio, lo stesso non si può dire di come viene sviluppata la sottotrama thriller/action. Il ritmo della seconda parte del film si fa infatti vacillante e la storia diventa piuttosto prevedibile, anche nel finale. Un’ottima partenza, quindi, ma uno svolgimento decisamente più povero.
Un cast convincente
Il cast è comunque piuttosto bravo nei ruoli, in particolare Kostja Ullman, Marlene Tanczik e Corinna Kirchhoff in quelli dei protagonisti. Quest’ultima, soprattutto, risulta estremamente convincente nella parte di Elena anziana, che oltre alla trasformazione fisica passa attraverso ad una chiara evoluzione psicologica: che cosa è disposta a fare per riavere il suo futuro? Quanto in là è pronta a spingersi?
Molto interessante anche il personaggio di Sophie Theissen, interpretato da Iris Berben e poi da Alina Levshin, fin da subito duplice ed ambiguo: la donna è egoisticamente accecata dalla sua ricerca, tanto che anche lo smisurato amore che prova per sua figlia viene infine messo in secondo piano. Che cosa c’è di più importante di una nuova giovinezza, soprattutto quando si hanno le potenzialità per fare sempre più scoperte rivoluzionarie? Particolarmente intrigante, in questo senso, uno dei discorsi fatti proprio dalla Thiessen inizialmente, quando dona a diversi premi Nobel molti anni in più di vita: che queste persone abbiano più tempo su questa Terra è importantissimo, pensando a tutte le scoperte che potrebbero ancora realizzare, a tutto quello che potrebbero regalare al genere umano. Noi spettatori, come i personaggi di questa storia, siamo costretti a chiederci se quello in vite umane sia il giusto prezzo da pagare per la “salvezza” dell’umanità – la solita annosa questione del bene del singolo contro quello di tutti. Ed è proprio qui che Paradise colpisce maggiormente, trascinando chi guarda sullo stesso terreno moralmente ambiguo in cui si muovono i suoi personaggi.
La recensione in breve
Paradise prende il via da una premessa interessante che sviluppa estremamente bene, coinvolgendo fin da subito lo spettatore. Peccato per sottotrama thriller/action non così ben realizzata.
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Voto CinemaSerieTV.it