Il film: Past Lives, 2023. Regia: Celine Song. Cast: Greta Lee, Teo Yoo, John Magaro. Genere: Drammatico. Durata: 106 minuti. Dove l’abbiamo visto: Alla Festa del Cinema di Roma 2023.
Trama: Dopo essere cresciuti insieme a Seoul, le strade di Nora e Hae Sung si separano. I due amici sono però destinati a rincontrarsi diverse volte nel corso della propria vita.
“Secondo te che rapporto c’è tra di loro?” chiede una voce nel fuoricampo all’inizio di Past Lives. Lo domanda a un compagno di chiacchiera immaginario, mentre osserva tre persone sedute al bancone del bar. Sono due asiatici che si parlano, un uomo ed una donna, mentre il terzo, un uomo bianco, se ne sta un po’ più sulle sue. Sono tre amici? Sono una coppia e un incomodo? Se sì, qual è la coppia, qual è l’incomodo?
È una triangolazione che anticipa il tema portante dell’opera, e pare che a domandarselo, e ad invitarci alla ricerca della risposta, sia un demiurgo che in realtà già sa. È Celine Song, sceneggiatrice e regista al suo esordio cinematografico dietro la macchina da presa. Da qui si riavvolge il nastro del tempo, scalando a ritroso la montagna della vita raccontata come vedremo in questa recensione di Past Lives.
La trama di Past Lives
Facciamo subito un grande tuffo nel passato. Per la precisione finiamo a 24 anni di distanza, a Seoul, nella Corea del Sud. Nora (Seung Ah Moon) e Hae Sung (Seung Min Yim) sono due bambini che provano una simpatia reciproca. Vanno in classe insieme e fanno sempre il tratto da casa a scuola l’uno al fianco dell’altro. Sono i primi germogli della vita passata di cui ci rende partecipi Past Lives, che nella mano morbida della regista cartografa una città che si fa a tutti gli effetti spazio fisico della memoria. I suoi tanti vicoli dove l’urbano confina con l’improvviso verdeggiare, i suoi continui sali e scendi fatti di scalinate incastonate nel paesaggio. Il cibo, gli odori, i rumori.
Ma ad un certo punto Nora deve partire. I suoi genitori sono due artisti e decidono di trasferire la famiglia dall’altra parte del mondo, in Canada. La bambina e Hae Sung si dicono addio e si perdono di vista. Salto in avanti, 12 anni dopo. Nora (interpretata da adulta da Greta Lee) ora è a New York. Sta studiando per diventare scrittrice e sceneggiatrice e un giorno le torna in mente Hae Sung (adesso Teo Yoo). Lo cerca sui social e riesce a imbattersi nel suo profilo.
Non ci vuole molto perché i due riprendano i contatti. Si sentono regolarmente e per lunghe chiacchierate per telefono e su Skype, facendo l’utilizzo più virtuoso possibile della tecnologia – che accorcia distanze siderali e ricrea connessione umana. Lei prova a tirare lui a New York, mentre lui la spinge per un ritorno a Seoul. Si impantanano in un nulla di fatto e si perdono nuovamente di vista, fino a quando non entra in gioco anche Arthur (John Magaro) con il quale Nora finisce per sposarsi abbracciando definitivamente il suo nuovo presente (fatto anche di green card) e passare altri 12 anni di vita.
Il tema dell’eredità culturale
La riflessione che Past Lives affronta calandosi nelle pieghe di un sentimento sul quale legifera il destino (o la provvidenza, in coreano “in-yun”) è però più ampia. Quando Hae Sung sbuca ancora una volta nei pensieri e nel quotidiano di Nora, si fa emblema del ritorno ciclico di una tradizione e di un’eredità asiatica con la quale molto cinema nord-americano si sta confrontando negli ultimi anni.
Tra i produttori e distributore del film c’è infatti A24, compagnia dietro tanti successi recenti (uno emblematico: Everything Everywhere All at Once) che non a caso è stata coinvolta in progetti come Minari di Lee Isaac Chung e After Yang di Kogonada. Entrambe sono pellicole che si confrontano con la crisi identitaria di generazioni di passaggio, incastrate tra l’abbracciare una realtà totalmente nuova e un bagaglio culturale talvolta ingombrante.
Ma ci sarebbero ancora The Farewell di Lulu Wang e persino l’animazione Pixar con Red di Domee Shi, che proprio come fa Past Lives intercettano i dubbi, lo spaesamento e l’evidente necessità terapeutica di una grossa fetta di popolazione di ex immigrati negli Stati Uniti – così come anche un potenziale pubblico in Asia, orizzonte geografico ed economico fondamentale.
Un esordio malinconico e davvero convincente
Ciò che più colpisce del primo lavoro di Song è la lucidità attraverso la quale discute il tema, innervando la radice delle perplessità di Nora con una tenerezza avvolgente, composta e di grande malinconia. Quello della regista è un tocco di notevole eleganza. Lavora sul geometrico ma non troppo, sull’argomentativo ma non troppo, sull’estetica ma non troppo, dimostrandosi più che abile nell’incorniciare con invidiabile grazia i punti di contatto tra i mondi di Nora e Hae Sung, vicini eppure separati da un solco profondissimo. Past Lives è quindi un esordio davvero convincente, freccia al cuore che fa sanguinare, ma spurga anche da dolori difficili da condensare a parole.
La recensione in breve
L'esordio alla regia cinematografica di Celine Song è un'opera solida, composta, malinconica. Affronta il tema dell'eredità culturale coreana innervando il racconto di sentimento e gioco del destino, non perdendo mai il battito della sua storia.
-
Voto CinemaSerieTV