Il film: Piggy, 2022. Regia: Carlota Pereda. Cast: Laura Galán, Richard Holmes, Carmen Machi, Claudia Salas, Irene Ferreiro, Camille Aguilar.
Genere: thriller, horror. Durata: 100 minuti. Dove l’abbiamo visto: al cinema, in lingua originale.
Trama: Sara, vittima di bullismo per il suo peso, incrocia la strada di un pericoloso serial killer, con conseguenze inattese.
Al netto dell’intento nobile dietro l’iniziativa, il progetto Cinema Revolution (tutti i film europei in sala a 3,50 euro per l’intera estate 2023) sembra soprattutto un enorme calderone per sganciare nelle sale oscure interi cataloghi di titoli che già di loro avrebbero faticato a farsi notare e che in un oceano di indifferenza generale verso tutto ciò che non è un blockbuster americano rischiano di faticare ancora di più, malgrado l’apparente incentivo finanziario.
Un’operazione confusa che penalizza film molto validi come il lungometraggio della regista spagnola Carlota Pereda, presentato al Sundance nel gennaio del 2022 e da allora oggetto di conversazione per la sua rilettura in ottica horror del tema del bullismo, aspetto di cui parleremo nella nostra recensione di Piggy.
La trama: la vendetta di Sara
Sara, adolescente in sovrappeso, vive in un paesino della regione spagnola di Estremadura. È spesso tormentata dalle coetanee Maca, Roci e Claudia, le quali la chiamano “Cerdita” (“maialina”) per il suo aspetto fisico, e un giorno la umiliano al massimo rubandole i vestiti e lo zaino mentre lei è in piscina. Tornando a casa, viene infastidita da alcuni uomini e prende una strada secondaria, dove nota un furgone. A sua insaputa, all’interno ci sono le tre ragazze, sequestrate da un misterioso serial killer (identificato nei credits solo come “lo sconosciuto”), e quando se ne accorge Sara decide di non fare nulla, lasciando che l’uomo le porti via. Nei giorni successivi la comunità indaga sulla scomparsa delle tre giovani, e Sara tace il suo coinvolgimento, poiché vuole sistemare le cose a modo suo.
Il cast: anime solitarie
Al centro della pellicola c’è Laura Galán, che ritorna nel ruolo di Sara, già interpretato con bravura nel corto di Pereda che ha ispirato la premessa del film (gli eventi del prototipo sono coperti nei primi minuti del lungometraggio), e il suo legame sottinteso con lo sconosciuto, incarnato silenziosamente da Richard Holmes. Le tre tormentatrici hanno i volti di Claudia Salas (nota per la serie Netflix Elite), Irene Ferreiro e Camille Aguilar, mentre Carmen Achi, nota in patria per alcuni ruoli televisivi, fornisce al film la sua componente più adulta a livello recitativo con la parte di Asun, la madre di Sara.
Il furgone della vendetta
Il bullismo e il coming-of-age intriso di sangue non sono un connubio nuovo (basti pensare a Carrie e altre opere di Stephen King), ma in mano a Pereda, che già con il formato breve aveva sottolineato con ardente asciuttezza, sotto il sole rovente dell’estate iberica, la crudeltà diretta delle antagoniste adolescenti e quella indiretta della protagonista, in una perversa posizione di potere fornita dallo sconosciuto, il tema emerge con schietta brutalità.
Brutalità mista a un velo di ambiguità morale che aggiunge affascinanti sfumature di grigio a ciò che nei minuti iniziali della pellicola sembrava essere la solita storia di gioventù tormentata, con le performance delle attrici che acquisiscono strati di misurata potenza man mano che ci avviciniamo al crocevia della morte verso cui si dirigono le due linee narrative. Perché sotto la persona (intesa come maschera) della figura suina imposta dalla mentalità adolescenziale del bodyshaming si cela un altro animale, un predatore, pronto a fuoriuscire nel cuore della notte, lontano dal sentiero convenzionale.
La recensione in breve
Carlota Pereda espande il suo cortometraggio con precisione e audacia, affrontando il tema del bullismo in modo brutale e sorprendente.
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Voto CinemaSerieTV