Il film: Pinocchio, 2022. Regia di Robert Zemeckis. Cast: Tom Hanks, Benjamin Evan Ainsworth, Joseph Gordon-Levitt, Cynthia Erivo, Keegan-Michael Key, Luke Evans, Giuseppe Battiston.
Genere: fantastico. Durata: 105 minuti. Dove lo abbiamo visto: screener di Disney+, in lingua originale.
Trama: rifacimento in live-action del classico d’animazione del 1940, con la storia del celebre burattino che vuole diventare un bambino vero aiutato da amici come il grillo parlante e la fata turchina.
Dopo la prima edizione nel 2021, torna il Disney+ Day, giorno in cui nuovi annunci legati alla piattaforma streaming sono accompagnati dal debutto di titoli inediti. Tra questi, per il 2022, c’è il remake di uno dei grandi classici della Walt Disney Animation, a cura di Robert Zemeckis, che torna a collaborare con la Casa del Topo dopo i precedenti Chi ha incastrato Roger Rabbit? (1988) e A Christmas Carol (2009), e di questo parliamo nella nostra recensione di Pinocchio.
La trama: reinventare un classico
Inutile girarci intorno: la storia è esattamente la stessa, con qualche piccola modifica qua e là (in particolare, è stato aggiunto un personaggio nuovo di zecca, il gabbiano Sophia). Geppetto crea un burattino, la fata gli dà vita, e il ragazzo deve dimostrare di sapersi meritare la possibilità di diventare umano, accompagnato dal grillo che funge da coscienza. A mettergli i bastoni fra le ruote ci pensano soprattutto il gatto e la volpe, e non mancano all’appello le classiche canzoni del prototipo animato (solo una di queste è stata rimossa dalla nuova versione), con l’aggiunta di brani nuovi di zecca per dare qualcosa in più da fare a determinati personaggi.
Il cast: attori umani e digitali
A quasi vent’anni da Polar Express, Zemeckis ritrova Tom Hanks per il ruolo di Geppetto, mentre Cynthia Erivo (la fata), Luke Evans (il cocchiere) e Giuseppe Battiston (Mangiafuoco) completano il cast di attori in carne e ossa. Per quanto riguarda le voci, in inglese Pinocchio è l’esordiente Benjamin Evan Ainsworth, accompagnato da Joseph Gordon-Levitt nel ruolo del grillo parlante. Lorraine Bracco presta la voce a Sophia, mentre il ruolo della volpe è stato affidato a Keegan-Michael Key.
L’importanza dell’originale
Forse più di tutti gli altri film del canone animato disneyano, Pinocchio è un oggetto particolarmente delicato, per la sua importanza storica e iconografica: basti pensare che il grillo per anni è stato praticamente una mascotte aziendale, facendo da presentatore per vari speciali televisivi (uno dei quali ancora oggi è appuntamento fisso sul piccolo schermo nei paesi nordici durante il periodo natalizio), e la canzone d’apertura, When You Wish Upon a Star, è diventata a tutti gli effetti il brano ufficiale della major, che accompagna il logo Disney all’inizio di tutti i film usciti dagli anni Ottanta in poi.
Aspetti fondamentali per l’immagine della Disney, che proprio con questo filone dei remake live-action ha cominciato a sfornare meri, cinici esercizi commerciali, anche se generalmente non del tutto privi di interesse per un motivo o l’altro (Il re leone, per quanto discutibile sul piano pratico, è uno spettacolo visivo di non poco conto). E il fatto che il film sia destinato a Disney+, saltando la sala (destino riservato a tutti i remake di pellicole che non fanno parte del cosiddetto Rinascimento, ossia il periodo che va dal 1989 al 1999), non era esattamente rassicurante dato il pedigree delle persone coinvolte.
Burattino digitale senz’anima
Alla luce di tutto ciò, è abbastanza avvilente assistere a ciò che hanno messo in piedi Zemeckis e soci, con una CGI respingente che rende difficilmente sopportabili anche i momenti che sulla carta vincerebbero facile con il pubblico nostalgico, replicando pedissequamente scene dell’originale. Si intravede, a tratti, lo spirito del regista che, come il Tim Burton di Dumbo, cerca di mettere alla berlina il mondo dello show business (strepitoso il villain incarnato da Evans), ma rimane soffocato da un contesto aziendale che riesce a trasformare in occasione sprecata anche le poche intuizioni moderne davvero interessanti, quelle che dovrebbero fare la differenza e giustificare la realizzazione del progetto.
Mai come prima, parlando di queste operazioni, siamo prossimi al sacrilegio più totale, quello che rappresenta lo spirito dell’attuale dirigenza di Bob Chapek: l’arte è secondaria alla necessità di generare contenuti per la piattaforma. E a differenza del burattino inventato da Collodi, il nuovo film esibisce platealmente i fili che lo muovono in nome del capitalismo più sfrenato.
La recensione in breve
Il cinismo commerciale della Disney raggiunge il suo apice con questo remake di Pinocchio che ricrea le immagini del prototipo animato ma perde per strada l'anima e il senso del divertimento. Si salvano, in parte, giusto le canzoni.
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Voto CinemaSerieTV