Il film: Plan 75, 2022. Regia: Chie Hayakawa. Cast: Chieko Baisho, Hayato Isomura, Stefanie Arianne.
Genere: drammatico, fantascienza. Durata: 112 minuti. Dove l’abbiamo visto: al Karlovy Vary International Film Festival, in lingua originale.
Trama: In un Giappone distopico, il governo offre agli anziani la possibilità di aderire a un’iniziativa che prevede la loro morte per eutanasia.
Da diversi anni si parla del problema della sovrappopolazione, a volte anche nel contesto del cinema d’intrattenimento (basti pensare a Thanos e il suo radicale piano per riequilibrare l’universo intero nei film Marvel).
C’è anche chi ha voluto elaborare il tema in ambito più autoriale, ed è il caso di Chie Hayakawa, regista nipponica che per il suo primo lungometraggio, di cui parliamo in questa recensione di Plan 75, ha ricevuto una menzione speciale da parte della giuria della Caméra d’Or, premio assegnato alla migliore opera prima delle varie sezioni del Festival di Cannes. Festival dove il film, successivamente scelto per rappresentare il Giappone agli Oscar, ha esordito nel concorso di Un Certain Regard, inaugurando un fortunato percorso che l’ha portato, fra le altre cose, a Karlovy Vary, a Toronto e al Torino Film Festival, dove ha festeggiato il suo debutto italiano prima di arrivare nelle sale.
La trama: muori che ti passa
Siamo in un Giappone del futuro, non troppo lontano, dal sapore sottilmente distopico. La natalità è calata, e la popolazione anziana è ben al di sopra della media. Per risolvere questo problema, il governo ha ideato un’iniziativa, il Plan 75 del titolo: ai cittadini di una certa età viene proposto di accettare, in cambio di lauti compensi (viaggi di lusso e simili), di sottoporsi a eutanasia. Non è obbligatorio scegliere il suicidio assistito, ma le pubblicità sull’argomento sono ovunque, spesso facendo leva sullo spirito di sacrificio dei giapponesi.
Tra le persone che stanno considerando l’uscita di scena definitiva c’è Michi, che ha 78 anni e lavora come donna delle pulizie in un hotel, salvo ritrovarsi ad andare in pensione su ordine dei piani alti e scoprire che il suo condominio sta per essere demolito. Il suo destino si incrocia con quello di un burocrate il cui cinico pragmatismo vacilla quando un suo parente decide di morire, di un’immigrata filippina assunta da Plan 75 per svuotare le borse di chi è appena venuto a mancare, e di una donna che ha il compito di assistere i clienti dell’iniziativa per via telefonica, assicurandosi che non cambino idea nei giorni precedenti la dipartita.
Il cast: destini incrociati
Michi ha il volto di Chieko Baisho, presenza vulnerabile e magnetica che per la sua performance ha vinto un paio di premi internazionali e domina il lungometraggio con elegante dignità. La filippina Maria è Stefanie Arianne, giovane attrice che da diverso tempo è attiva nel cinema giapponese (ha esordito nel 2017 in Oh Lucy!, anch’esso presentato a Cannes ai tempi). Il ruolo di Hiromu Okabe, il burocrate scosso dalle implicazioni personali di Plan 75, è invece un’incursione in territorio più autoriale per l’attore Hayato Isomura, che in patria è noto soprattutto per la sua partecipazione al franchise fantascientifico Kamen Rider.
Grigia realtà
La premessa è distopica, ma l’estetica procede nella direzione opposta: non c’è nulla di apertamente fantascientifico nel mondo presentato da Hayakawa, dove tutto si svolge in asettici uffici e altre location uscite dalla realtà di tutti i giorni, senza fronzoli di genere. Per lei è importante il lato umano, espresso soprattutto negli occhi stanchi ma tutt’altro che rassegnati di Michi, e la forza del film sta proprio nella triste ordinarietà del contesto delle vicende dei personaggi (per quanto questi, a eccezione della protagonista, siano tratteggiati in modo un po’ troppo schematico), nella messa in scena di un microcosmo che non esiste (ancora) ma nel giro di pochi minuti diventa talmente verosimile da generare una sensazione di disagio che nemmeno il sorriso di una donna anziana, che riesce ancora a divertirsi la sera come se nulla fosse, può debellare.
La recensione in breve
Anche se in modo talvolta appena abbozzato, questo potente esordio nel lungometraggio tratteggia con criterio un futuro non troppo lontano e fin troppo verosimile dove la terza età è considerata un'erbaccia da estirpare.
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Voto CinemaSerieTV