Il film: Raffa, 2023. Regia: Daniele Luchetti. Cast: Fiorello, Tiziano Ferro, Renzo Arbore, Emanuele Crialese, Marco Bellocchio. Genere: Documentario. Durata:180 minuti. Dove l’abbiamo visto: In anteprima stampa.
Trama: Il 5 luglio 2021 Raffaella Carrà si spegne nel completo silenzio della sua riservatezza. La notizia colpisce la stampa e il pubblico come una sferzata improvvisa e dolorosa. Per molti, infatti, scompare uno dei personaggi che, in modi diversi, ha rappresentato l’evoluzione del paese dialogando in modo diretto con ogni singolo spettatore. La Carrà, infatti, ha avuto la capacità di entrare nella storia quotidiana degli italiani, diventando la pagina di un racconto condiviso.
Per questo motivo, dunque, amici, colleghi, famiglia e chiunque abbia condiviso con lei un momento hanno accettato di partecipare alla realizzazione di un documentario che fosse molto più di una semplice e sterile celebrazione. Il suo intento, infatti, è quello di rimandare uno scatto finale della donna, del personaggio e, in modo trasversale, della realtà che ha contribuito a cambiare.
Due anni fa la notizia della scomparsa di Raffaella Carrà si è insinuata in modo prepotente all’interno di un caldo pomeriggio di luglio. Uno dei tanti che, all’improvviso, è diventato memorabile perché ha segnato l’addio a un personaggio così profondamente radicato nella cultura popolare e nei ricordi dei singoli da essere parte di un viaggio personale e universale. Così, dopo molti decenni di lavoro e successi televisivi, il panorama italiano si è reso conto di quanto Raffaella Carrà fosse stata un’icona vivente. E per ben più di un paio di generazioni.
Per questo motivo, dunque, non stupisce certo l’intenzione e la volontà di Daniele Luchetti di realizzare un documentario su di lei. Raffa, infatti, è il tentativo di catturare, attraverso immagini di repertorio e le sue stesse parole, la luce che questa donna così vibrante ha riflesso attraverso il piccolo schermo. Certo, per alcuni la Carrà potrebbe essere archiviata solamente come una show girl di successo ma, in realtà, com’è possibile dedurre anche dalla recensione di Raffa, è stata artefice di cambiamenti importanti riguardanti le donne e non solo. In questo senso, dunque, il documentario si appresta ad essere uno dei progetti più interessanti targati Disney +. Il film, infatti, dopo un breve passaggio nelle sale dal 6 al 12 luglio, è destinato a una lunga vita sulla piattaforma streaming.
La trama: Chi è la Raffa nazionale?
La ragazza scatenata di Canzonissima, il caschetto biondo della tv italiana, la professionista, l’autrice e la padrona di casa di salotti mattutini. Raffaella Carrà, nel corso della sua lunga carriera, è riuscita ad essere tutto questo e molto di più. E senza dimenticare mai le sue sane e gaudenti origini romagnole. Anzi, veicolandole attraverso un’eleganza personale, ha mantenuto intatta un’onesta ed un’integrità che l’ha resa ancora più amata ed apprezzata. Perché, nonostante si possa credere il contrario, la verità riesce a passare anche attraverso lo schermo televisivo. Almeno per chi è intenzionato a guardare nel modo giusto.
Oltre a questo, però, Raffaella è riuscita ad essere molto altro. A cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, infatti, ha vestito, forse in modo inconsapevole, un ruolo moderno e dirompente. Dal lido di Bellaria Igea Marina questa ragazza è arrivata, come un tornado, a irrompere all’interno della rigida struttura di una televisione nazionale bacchettona e moralista. Il suo segno distintivo è stato il famoso ombelico scoperto che, relegando le calze coprenti e punitive delle ballerine nel dimenticatoio, porta il corpo della donna verso una consapevolezza libera dal concetto di peccato.
Allo stesso modo, dimenandosi al ritmo di “Rumore, Rumore”, si è fatta portavoce di un’indipendenza sessuale femminile mai dichiarata fino a quel momento. Perché, andando oltre qualsiasi manifestazione di piazza o atto sociale, la Carrà ha portato avanti una personale rivoluzione del costume, ricordando a generazioni di donne “com’è bello far l’amore da Trieste in giù.” Il tutto con quel sorriso aperto e rassicurante, dotata di una bellezza evidente ma mai minacciosa che l’ha resa inevitabilmente la più amata dagli italiani.
Iniziare dalla fine
Come riuscire, dunque, a raccontare nel modo giusto una personalità tanto trasparente ma, allo stesso tempo, così densa di significati? Per portare a termine una narrazione che non cadesse nella classica agiografia del personaggio, Luchetti ha deciso di modificare l’andamento del racconto. Il che vuol dire iniziare proprio dal 5 luglio del 2021, giorno della scomparsa della Carrà. In questo modo il regista parte da una costernazione generale che si fonde con il dolore personale di chi l’ha amata nel suo privato. Due forze che, insieme, mettono in evidenza il vuoto affettivo, professionale e sociale che Raffaella lascia dietro di sé.
Ed è proprio quest’assenza che costituisce il punto d’inizio per definire l’incredibile presenza scenica e umana che l’ha caratterizzata e che, a quanto pare, non intende cedere il passo all’oblio. Dopo la fine silenziosa che la Carrà ha desiderato in contrapposizione con i clamori pubblici dei suoi successi, dunque, si torna indietro nel tempo, a un passato altrettanto privo di rumore. Almeno quello dell’approvazione generale. In realtà la sua quotidianità è sempre stata colma di una forte vitalità all’interno di una famiglia romagnola composta da donne forti e caparbie. Certo, in tutto questo si fa notare ancora più evidente l’assenza della figura paterna che, però, non è mai stata un freno alle ambizioni.
Quella della giovane Raffaella, infatti, è soprattutto una ricerca di se stessa e del proprio posto nel mondo. Un obiettivo che ottiene grazie alla televisione, dopo aver tentato con la danza e il cinema. Il piccolo schermo, infatti, mette in risalto la sua capacità comunicativa, il dono raro di riuscire a entrare in connessione a livello empatico. Ed ancora i successi nella Spagna post franchista e il ritorno a casa per ottenere nuovi successi, dimostrando che la giovinezza è prettamente una questione mentale. Questi sono i temi principali che Luchetti mette in evidenza all’interno del suo documentario, conducendo lo spettatore in una ricostruzione circolare che non è fatta solo di luce.
Pelloni vs Carrà
“Se lei non fosse la Carrà chi vorrebbe essere?”. Questa è la domanda rivolta da un giornalista durante un’intervista di qualche anno fa. Una questione cui Raffaella ha risposto in modo semplice e diretto: “La Pelloni, ovviamente”. Il riferimento al suo vero cognome, infatti, mette in evidenza come, nonostante il successo ottenuto, non abbia mai perso di vista la sua “prima” identità. Quella che appartiene alla vita ordinata di Bellaria e a una famiglia semplice e ostinata.
Una caratteristica, questa, che Luchetti utilizza dal punto di vista narrativo per far luce sui segreti alla base di un successo e di un apprezzamento generale senza confini. Perché la Raffa nazionale ha avuto sempre la capacità di ridere di se stessa, rifuggendo con un certo pudore il concetto di icona. Questo, infatti, prevede una sorta di perfezione che la Carrà non ha mai pensato di rappresentare. Per questo motivo, dunque, il documentario, non disdegna di mettere in evidenza quelle che possono essere definite le zone d’ombra.
Così, per sfuggire alla trappola dell’agiografia amici, famigliari e colleghi sono stati chiamati a mettere in evidenza i difetti di questa donna che si è fatta letteralmente da sola. Quali sono? Sicuramente la mania del controllo, una certa rigidità e, soprattutto, una malinconia personale e radicata che non l’ha mai abbandonata. Un ritratto, dunque, non facile da tratteggiare per le molte sfumature presenti, ma che rimanda il riflesso più autentico di una donna che ha combattuto con grazia e senso del pudore.
La recensione in breve
Daniele Luchetti riesce a costruire un viaggio emozionante e divertente grazie a una narrazione circolare in cui la voce del protagonista si fa sentire senza tentennamento alcuno. Il valore aggiunto di questo documentario, infatti, non è altro che la Carrà stessa. La più amata dagli italiani continua a imporre una presenza scenica impareggiabile, trascinando il racconto della sua vita con il brio e la semplicità che l'hanno sempre contraddistinta.
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Voto CinemaSerieTV