Il film: Rebel Moon – Parte 1: Figlia del fuoco (Rebel Moon – Part 1: A Child of Fire), 2023. Regia: Zack Snyder. Cast: Sofia Boutella, Djimon Hounsou, Charlie Hunnam, Michiel Huisman, Staz Nair, Doona Bae, Ray Fisher, Cleopatra Coleman, Anthony Hopkins, Alfonso Herrera, Jena Malone, Ed Skrein, Fra Fee, Corey Stoll, Cary Elwes, Ray Porter.
Genere: fantascienza, azione. Durata: 135 minuti. Dove l’abbiamo visto: al cinema, in anteprima stampa, in lingua originale.
Trama: Gli abitanti di un pianeta rurale reclutano gli alleati necessari per ribellarsi al governo dittatoriale galattico.
Nel 2017, scottato dall’ennesima disputa creativa con lo studio, Zack Snyder pose termine al suo sodalizio artistico con la Warner Bros. e partì verso altri lidi, trovando la libertà auspicata presso Netflix. Una realtà presso la quale ha già dato a un universo cinematografico, a tema zombie e composto per ora dai film Army of the Dead e Army of Thieves, e ora si appresta a costruirne un altro, ancora più vasto e transmediale, partendo da quello che inizialmente era un soggetto proposto alla Lucasfilm per un potenziale film di Star Wars (questo poco prima che la casa di produzione venisse venduta alla Disney). Un soggetto che Snyder ha poi rielaborato a modo suo, con un risultato multiforme di cui parliamo in questa recensione di Rebel Moon – Parte 1: Figlia del fuoco.
Tutti contro il Mondo Madre
Dopo la morte del sovrano galattico, l’impero noto come Mondo Madre si è fatto ancora più crudele nei confronti dei vari pianeti che domina, spesso con la scusa di stanare i ribelli che vorrebbero opporsi al sistema dittatoriale. Un emissario di questo governo autocratico, l’ammiraglio Atticus Noble, si reca per questo motivo su un pianeta agrario, Veldt, e propone un’esosa alleanza per mettere alle strette la popolazione, ufficialmente appena in grado di sopravvivere con il raccolto annuale. Kora, un’abitante del villaggio che in realtà ha un passato strettamente legato a Mondo Madre, propone di reclutare dei mercenari per supportare la ribellione di Veldt, e una volta ottenuta l’autorizzazione parte per altri mondi nel tentativo di mettere su la migliore squadra possibile. Ma basterà questo primo sforzo per dare il via a una rivoluzione vera e propria?
I sette samurai spaziali
Sofia Boutella, già vista in ruoli secondati in altre pellicole di genere, è qui la protagonista e mette tutta la sua consueta grinta al servizio dello spirito action concepito da Snyder, con il sostegno di un cast di contorno composto da attori come Djimon Hounsou, Charlie Hunnam (unica nota leggermente stonata a causa di un posticcio accento irlandese), Ray Fisher, Jena Malone e Anthony Hopkins, che presta la sua voce al robot Jimmy, annunciato come figura fondamentale nel già completato sequel, in uscita ad aprile. Ed Skrein si diverte un mondo nei panni di Noble, e in altri ruoli troviamo interpreti del calibro di Corey Stoll, Cary Elwes e Ray Porter, in alcuni casi penalizzati da quelli che sono stati i numerosi tagli per arrivare alla versione “cinematografica” del film. E a tal proposito…
Montaggi alternativi
Che Zack Snyder faccia spesso uscire almeno due versioni dei suoi film è cosa nota da anni, e la cosa ha assunto connotazioni grottesche nel caso di Justice League, film che è stato effettivamente mutilato dalla produzione dopo l’allontanamento del regista. Qui, al netto della libertà concessa da Netflix, è stato raggiunto un compromesso consensuale per le due parti del progetto: una prima uscita adatta per il pubblico giovane e con una durata di poco più di due ore (perché i dati interni dimostrano che i film particolarmente lunghi sulla piattaforma attirano meno spettatori), e poi il montaggio integrale di tre ore e vietato ai minori. Ci troviamo, pertanto, di fronte a un affascinante paradosso: Snyder è palesemente a briglia sciolta con la costruzione di questo universo, che sembra uscito dalle pagine di riviste come Métal hurlant (della cui edizione americana il cineasta è un fan dichiarato) e fonde elementi di altri mondi (anche senza conoscere i retroscena, la parentela tematica e visiva con la creatura di George Lucas è palese); ma è anche limitato sia con l’arco narrativo (nella sua forma attuale il film è piuttosto frettoloso) che con le scene d’azione, dove sono evidenti i tagli a posteriori per occultare le inquadrature più cruente. È, a tutti gli effetti, una prima parte di quella che già di suo è una prima parte. Un esercizio di stile, dignitoso e con una discreta dose di spettacolo, in attesa della materia prima mancante.
La recensione in breve
Lo spettacolo è servito, e i personaggi sono carismatici, ma questo nuovo universo immaginato da Zack Snyder risente in più punti dei tagli strategicamente concordati con Netflix.
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