Il film: Rodeo, 2022. Regia: Lola Quivoron. Cast: Julie Ledru, Yannis Lafki, Antonia Buresi, Cody Schroeder. Genere: drammatico. Durata: 110 minuti. Dove l’abbiamo visto: anteprima Festival di Cannes, in lingua originale.
Trama: Julia è una ragazza della periferia di Bordeaux che si sente libera e viva solo quando è in sella a una moto. La sua parabola la porterà a entrare in una banda criminale che si occupa proprio di rubare delle due ruote.
Poche cose sono affascinanti nel mondo del cinema come i film d’esordio. Sono spesso appariscenti e poco equilibrati, come se l’autore decidesse di mettere tutto – idee, impulsi, umori e sensazioni – in ogni singola scena. Un solo lungometraggio per presentarsi al mondo intero, anche perché chissà se ci sarà una seconda opportunità. Soprattutto però sono vivi e liberi. Come vedremo nella nostra recensione non fa eccezione Rodeo, film d’esordio di Lola Quivoron presentato nella sezione Un Certain Regard al Festival di Cannes 2022 e in arrivo nelle sale italiane il 6 luglio grazie ad I Wonder Pictures.
La trama: moto, libertà e criminalità
Julia è una giovane donna che è stata allontanata dalla famiglia per motivi a noi non noti. Ha un fratello con cui litiga a più riprese e un lavoro a cui non presenzia. Vuole solo correre in moto. Un giorno prende contatto con un privato che ha messo in vendita la sua due ruote. Lo incontra, lo convince a fargliela provare prima di pagarlo e una volta salita in sella non si ferma più. Nella periferia di Bordeaux non è difficile trovare raduni di motociclisti. Julia si reca in uno di questi rodei clandestini e qua compie il suo rito d’iniziazione.
Conosce anche Abra che gli insegna alcuni utili trucchi. Purtroppo nella stessa occasione il ragazzo muore tragicamente e questo, più di ogni altra cosa, segna la storia di Julia. La donna sostituisce proprio Abra come membro di una banda specializzata in furti di moto. Una giovane donna in mezzo a un gruppo di soli uomini, il rapporto con il capo e con sua moglie, una battaglia con i propri fantasmi e la ricerca di un’identità libera. Rodeo è una corsa sfrenata su due ruote attorno a questi argomenti.
La non ricerca del realismo
In Francia appena si esce dai centri storici o dalle zone residenziali è molto facile imbattersi in grandi parcheggi in cui decine di ragazzi e ragazze si esibiscono con i propri mezzi. Moto di ogni tipo e quad utilizzati nei modi più folli e fantasiosi che possano venire in mente. È pericoloso? Per chi li guida assolutamente sì, ma non c’è mero esibizionismo. Sono veramente riti con regole proprie e per chi assiste è quasi impossibile rimanere impermeabili al fascino e allo strano conglomerato di emozioni che emanano. E Rodeo rispecchia appieno questi riti, sotto ogni punto di vista.
Allo stesso tempo però rifugge il realismo. Non c’è descrizione della dinamica sociale di queste realtà. Lola Quivoron non è interessata a realizzare l’ennesimo racconto proveniente dalle banlieue francesi. È piuttosto innamorata di Julia e della sua ricerca di un’identità libera. Un personaggio femminile pronto a combattere con il mondo, compresa se stessa e la sua sfera onirica, a cui a tratti viene negato anche il nome ma che trova il proprio scopo (e il sorriso) quando è in sella a una moto. Il realismo subentra solo nei momenti in cui fa il suo ingresso la vita vera, sempre pronta a infrangere i muri che cerchiamo di costruire.
Una capacità narrativa ancora acerba
I lavori precedenti di Lola Quivoron erano dei corti/medi documentari, tra cui Au Loin, Baltimore proprio incentrato su dei motociclisti nelle periferie e che chiaramente è servito come ispirazione per il suo primo lungometraggio di fiction. Il documentario ha una necessità minore di strutturazione del racconto da parte del/ della regista perché banalmente la vicenda narrata, di solito, esiste già. Questo tipo di background in Rodeo risulta evidente con lo scorrere dei minuti. Da una parte si nota subito la capacità dell’autrice di realizzare singole sequenze d’impatto e di saper portare su schermo la sua protagonista, rendendola meravigliosa con la compartecipazione della bravissima Julie Ledru.
Dall’altra fatica a mantenere alta la soglia dell’attenzione. Il film progressivamente si ingolfa e si raffredda, in particolare nella seconda parte. Per esempio è troppo il tempo dedicato a scene oniriche che non spiccano per brillantezza e che hanno il solo ruolo di appesantire il tutto. La stessa Julia, così viva e imbizzarrita in sella alle sue moto, avrebbe meritato un approfondimento maggiore. Ma lo avevamo detto fin dal principio che Rodeo rispecchia alla perfezione lo stereotipo del film d’esordio. Un solo lungometraggio, vivo e squilibrato, per presentarsi al mondo intero. Benvenuta Lola Quivoron.
La recensione in breve
Rodeo è il film d'esordio di Lola Quivoron e come tale porta con sé tutti i pregi e i difetti del caso. Squilibrato e con alcune difficoltà a livello narrativo eppure così vivo, imbizzarrito e libero. Esattamente come Julia, la splendida protagonista del film in questione.
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Voto CinemaSerieTv