Il film: Romeo é Giulietta. Regia: Giovanni Veronesi. Cast: Sergio Castelitto, Pilar Fogliati, Margherita Buy, Geppi Cucciari, Maurizio Lombardi. Genere: Commedia. Durata: 102. Dove l’abbiamo visto: Proiezione stampa.Trama: Federico Landi Porrini, regista teatrale di successo ma in declino, sta cercando gli interpreti giusti per il suo Romeo e Giulietta. Tra le candidate più accreditate sembra che Vittoria possa ottenere la parte. Alla fine, però, viene esclusa a causa di un evento poco chiaro del suo passato che continua a pensare nell’ambiente artistico. Nonostante questo, però, non demorde assolutamente e nei panni di un ragazzo vince l’audizione per Romeo. È così che si trasforma in Otto Novembre, giovane attore particolarmente talentoso che attira l’attenzione di una inaspettata Giulietta star del web e del Grande Fratello. Non ha idea, però, quale effetto a catena scatenerà sulla sua vita e su quella regista.
C’è sempre un ottimo motivo per tornare a mettere in scena l’eterna e tragica storia d’amore tra Romeo e Giulietta. Questo è quello che dichiara Sergio Castellitto nei panni di Federico Landi Porrini, regista tendenzialmente nevrotico e profondamente autoriferito. Ma deve essere stato anche il pensiero di Giovanni Veoronesi, visto che ha preso in prestito la vicenda narrata dal Bardo per costruire una storia dai toni lievi dove viene messo al centro di tutto il concetto d’identità e ciò che si è disposti a fare pur di trovare se stessi.
Una tematica che sembra essere particolarmente importante e difficile da sondare attraverso un solo film. Com’è possibile vedere dalla recensione di Romeo è Giulietta, però, Veronesi riesce a trovare il famoso bandolo della matassa grazie alla forma narrativa della commedia. Con ironia, infatti, evidenzia la difficoltà di una generazione di trentenni a trovare il proprio posto del mondo e, oltre a questo, la differenza tra l’essere e l’apparire in un continuo gioco di maschere interpretative. Un’andamento ottenuto attraverso l’interpretazione di Pilar Fogliati, impegnata a barcamenarsi con la vita fuori e dentro il tetro, cercando anche di scoprire come avere successo essendo se stessa.
Essere o non essere, è sempre questo il problema
Nella famiglia di Vittoria la recitazione è una cosa seria. Sua nonna, infatti, è considerata ancora una grande interprete teatrale e cinematografica nonostante l’età avanzata. In lei, dunque, il sacro fuoco dell’arte e del palcoscenico ha iniziato ad ardere fin da pivella. Un’attitudine che, fino ad ora, le ha portato solo guai e difficoltà. Nonostante il suo talento, infatti, Vittoria è ancora molto insicura di sé tanto da aver “rubato” lo spettacolo teatrale ad un’artista cilena praticamente sconosciuta. Così, dopo le critiche positive ed il successo della tournée, sono arrivate anche le accuse di plagio e la chiusura di molte occasioni intorno a lei. Dopo quattro anni, infatti, l’ambiente la considera ancora persona non gradita sui set e sul palcoscenico.
Quando, però, il regista Federico Landi Porrini annuncia la messa in scena di Romeo e Giulietta al festival di Spoleto, come chiusura della sua carriera, sente di non poter perdere anche quest’occasione. Per questo motivo si presenta preparata all’incontro ma, ancora una volta, la sua “cattiva” fama le nega l’opportunità. Come se non bastasse, poi, il regista l’accusa di essere un’artista ladra e di non voler nessun tipo di rapporto con lei. Così. offesa ed umiliata per motivi che esulano il talento, ritorna sui suoi passi meditando la vendetta.
Cosa potrebbe colpire Federico Landi Porrini, ferendo il suo ego gigantesco? Sicuramente attraverso l’umiliazione di averla scelta per una parte da protagonista senza nemmeno rendersene conto. Così, con l’aiuto di una truccatrice licenziata da Porrini e desiderosa di vendetta, si trasforma in Otto Novembre, un ragazzo pronto a sostenere all’ultimo minuto un provino per la parte di Romeo. La prova, ovviamente, è superata a pieni voti. Il misterioso ragazzo, infatti, mostra un talento indiscusso e si guadagna l’ammirazione del regista. A quel punto, però, Vittoria non resiste di fronte la possibilità di salire nuovamente sul palco e decide di non rivelare la sua identità. Ancora una volta, dunque, s’impadronisce di un’identità che non è la sua ma, questa volta, accetterà di mettersi in gioco anche da un punto di vista personale.
Quando lei diventa lui e viceversa
La struttura della commedia diretta da Veronesi parte da una tradizione artistica che rintraccia le sue origini lontano nel tempo. Più precisamente nel teatro elisabettiano in cui le donne non salivano sul palcoscenico e le parti femminili venivano interpretate solo da attori. Uno spunto culturale, questo, che il cinema ha preso in prestito più di una volta riuscendo a realizzare dei veri e propri capolavori nella commedia come, ad esempio Victor Victoria e Tootsie. Per non parlare del romantico Shakespeare in love in cui la dolce Viola si spaccia per Thomas Kent pur di calcare le tavole di un palcoscenico ed essere vicina al Bardo.
Tutti questi spunti, dunque, vanno a costituire le fondamenta di una commedia assolutamente italiana nei ritmi e nelle soluzioni scelte, che cerca di prendere una propria direzione. Uno scopo spesso centrato con autoironia nonostante alcuni elementi secondari rendano l’insieme a tratti discontinuo. Uno di questi, ad esempio, è la presenza di Margherita Buy nei panni di una vecchia gloria del teatro che, nonostante alcuni spunti ironici, non aggiunge nulla all’insieme del racconto.
Molto più importante, invece, è il presupposto che Vittoria deve diventare altro per poter lavorare. In questo senso, dunque, la narrazione prende altre vie andando a sondare cosa vuol dire nascondere se stessi dietro altre forma, più o meno apparentemente, soprattutto per quanto riguarda la vita privata ed i sentimenti. E, per fare questo, non poteva che essere scelto l’ambiente teatrale. Questo, infatti, è il riflesso stesso della vita, visto che in entrambi i casi si è chiamati a sostenere una parte. L’importante, però, è sapere sempre come uscire di scena e, soprattutto, quando è arrivato il momento giusto per far cadere le maschere.
Il folle mondo dell’arte
Oltre a tematiche più o meno esistenzialiste armonizzate su di una melodia ironica, però, questo film si concede il lusso di ridere di se stesso. O, meglio, dei protagonisti, più o meno importanti, che affollano il variegato mondo delle arti recitative. Un universo riassunto dall’interpretazione di Sergio Castellitto del regista Landi Parrini, completamente sommerso dal proprio ego e dal costante lavoro per imporre una capricciosa personalità sul suo entourage come simbolo di un talento istrionico.
Un personaggio che, probabilmente, Castellitto ha costruito riflettendo su alcune esperienze passate e su dei mostri sacri della nostra cinematografia “muniti o meno di sciarpa”. In questa commedia, dunque, il personaggio del regista privo di una visione diventa l’elemento centrale grazie al quale gli altri trovano la propria. Una sorta di faro assolutamente involontario che, bruscamente e senza troppi giri di parole, segna un percorso invisibile a tutti. Anche a se stesso. Ed in questo andare a tentoni, si viene a contatto non solo con la sua natura capricciosa ma anche con l’esaurimento della scintilla creativa. Fortuna che sul palco quella di qualcun altro ha appena iniziato a brillare con un imprevisto colpo di scena. D’altronde non potrebbe esserci teatro senza mistero, mistificazione e, forse, il suo svelamento.
La recensione in breve
Giovanni Veronesi parte dal gioco delle parti e dal concetto stesso di camuffamento per costruire una commedia dai toni lievi ma dalle tematiche importanti, come la ricerca di se stessi. Nell'insieme il film mantiene le sue promesse seguendo la tradizione della commedia italiana, fatta eccezione per alcuni momenti che s'insinuano nel flusso della vicenda senza un'effettiva motivazione.
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