Il film: Santocielo, 2023. Regia: Francesco Amato. Genere: Commedia. Cast: Salvatore Ficarra, Valentino Picone, Giovanni Storti, Maria Chiara Giannetta, Barbara Ronchi. Durata: 120 minuti. Dove l’abbiamo visto: Anteprima stampa.
Trama: L’Assemblea Celeste in Paradiso è riunita per risolvere un’importante questione: l’egoismo e l’atteggiamento bellico degli esseri umani. Nonostante siano passati millenni, l’uomo non ha ancora superato questo limite e l’Assemblea propone a Dio (Giovanni Storti) di intervenire, inviando un nuovo Messia. Il compito di toccare il ventre di chi dovrà portare in grembo il nuovo figlio di Dio è affidato a un angelo (Picone), che con un solo tocco dovrebbe mettere incinta la prescelta. Una volta giunto sulla Terra, però, l’angelo si imbatte in un uomo (Ficarra), con cui stringe subito amicizia e trascorre una serata goliardica. A fine serata, i due, un po’ alticci, si salutano nel bel mezzo di una strada, ma nel mentre un’auto rischia di investire l’uomo. L’angelo, per metterlo in salvo, gli tocca accidentalmente il ventre. È così che l’uomo rimane incinto del nuovo Messia… ma come andrà a finire questo errore divino?
Riuscire a far ridere, mantenendo fede a una propria idea di comicità, uscendo però dalla comfort zone. Sembra essere questo l’obiettivo di Ficarra & Picone, coppia umoristica tra le più amate dal pubblico italiano che nella loro nuova fatica cinematografica, Santocielo, confermano la tendenza. La commedia diretta da Francesco Amato, infatti, è un’opera intelligente e non banale che utilizza la chiave della religione (o meglio, della spiritualità) per parlare in maniera acuta di rapporti umani, di nuove famiglie e della deriva anaffettiva della nostra società. Come vedremo nella recensione di Santocielo, gli autori siciliani mettono a segno un altro colpo in una carriera in continuo crescendo.
La trama: Lassù qualcuno ci ama?
Come ve lo immaginate il paradiso? Pieno di luce e di angeli? Be’, avete ragione. Il regno celeste tratteggiato dagli autori di Santocielo è un luogo santamente operoso, dove Dio, interpretato da un Giovanni Storti capellone, scuote la testa per la cattiveria raggiunta dagli esseri umani. Si decide allora di mettere ai voti la soluzione definitiva per trasformare la Terra in un posto pacifico. Da un lato ci sono i sostenitori di un nuovo diluvio universale. Dall’altra coloro che invece vorrebbero l’invio di un nuovo Messia. Per un solo punto, vincono i secondi. Incaricato del compito sacro di ingravidare la futura madre del Salvatore è Aristide, angelo canterino che sogna di far parte del coro di Dio. Spedito sulla Terra con delle indicazioni chiarissime, l’angelo biondo sbaglia bersaglio e mette incinto Nicola, un cinico professore liceale, fresco di separazione dalla moglie Giovanna (Barbara Ronchi) e molto ristretto di vedute. Il casino si ingigantisce quando Aristide, nel tentativo disperato di rimettere le cose a posto, si infatua della dolce Suor Luisa (Maria Chiara Giannetta), insegnante di musica della scuola di Nicola.
Che Dio ci aiuti
Un uomo aspetta il Messia, la sua ex moglie è a sua volta incinta, ed entrambi si ritrovano a vivere la dolce attesa assieme. In più c’è un angelo con gli occhi a cuore che si fa aiutare dalla sua cotta a mantenere quanto più possibile sotto silenzio questa situazione ai limiti del paradossale. Anche se non sarà facile in tempi come i nostri.
Come potete intuire, Santocielo di Francesco Amato è tante cose. Prima di tutto è una commedia costruita con grande intelligenza attorno a un presupposto biologicamente assurdo (almeno negli umani) ma affettivamente possibile. Una gravidanza maschile è incredibile a sufficienza per dare il la a una storia che si gioca tutta sulla trasformazione dei pregiudizi. Primo fra tutti, quello del femminile come dimensione “isterica”, opposto a un maschile assennato, predominante e razionale. Qui l’uomo si fa donna e ne assorbe con naturalezza le caratteristiche, senza mai scadere nella macchietta.
Poi è un atto di accusa verso una società pettegola e guardona. I vicini impiccioni, i reporter che infrangono ogni deontologia, uomini e donne che pensano solo alla vergogna, ignorando ogni affettività sono un male che oggi si diffonde con velocità, sfruttando i canali social senza pudore. Chi è senza peccato scagli la prima pietra, diceva Gesù. In questo presente tormentato e pesante tutti credono di avere macigni da lanciare.
Famiglia = amore
Infine, è una delicata riflessione, anche politica, sul senso delle nuove famiglie. Amato, Ficarra e Picone sono molto chiari in tal senso mostrando come la società civile sia già avanti (il meraviglioso borgo dei vecchi che accoglie Nicola senza preconcetti), considerando l’amore come elemento naturale della vita in ogni sua forma, a dispetto della legge e di una certa narrazione che giudica mostruoso tutto ciò che non si comprende. È forse il tema predominante, in virtù delle grandi discussioni che giustamente sollecita, ma questo non vuol dire che annulli tutti gli altri, anzi. La sceneggiatura è aggraziata lascia che ogni personaggio abbia la sua piccola gravidanza, aldilà del colpo di scena finale che ovviamente non riveliamo ma che dà un tocco in più a una trama già ricca.
Troppe cose?
Se un difetto c’è è che appunto la carne al fuoco è tanta e si rischia di perdere un po’ il filo nell’accumulazione degli argomenti. La storia infatti è così piena di centri narrativi, tutti importanti e tutti funzionanti, che sembra anche troppa. Fortunatamente però nessuno prevale sull’altro e resta quella sensazione di aver assistito a una favola adulta e moderna.
Viene da chiedersi come il pubblico che segue con passione il duo siciliano e che per forza di cose si aspetta gli elementi riconoscibili del loro umorismo, accoglierà questo ulteriore salto di qualità della coppia. Ma questa è un’altra nota di merito per la coppia, che non si accontenta dei traguardi già raggiunti (e il box office parla chiaro), ma va avanti per la sua strada. Del resto, Ficarra e Picone già in La stranezza avevano dimostrato di poter mettere la loro comicità al servizio di una storia forte. Gli facciamo i complimenti, allora. Non è da tutti proporre storie nuove, elaborandole in maniera originale. Forse non è nemmeno questione di coraggio, ma solo voglia di non accontentarsi.
La recensione in breve
Ficarra e Picone si confermano attori e autori di primissimo livello, che sanno giocare su tutti i terreni per usare una metafora tennistica, perché hanno il talento naturale dei comici di razza. Santocielo è un film perspicace che spazia su tanti temi in maniera sempre intelligente.
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