Il film: Seberg – Nel mirino, del 2019. Regia: Benedict Andrews. Cast: Kristen Stewart, Jack O’Connell, Anthony Mackie, Margaret Qualley e Zazie Beetz. Genere: Drammatico, biopic, thriller. Durata: 102 minuti. Dove l’abbiamo visto: Su Netflix.
Trama: Jean Seberg è un’attrice all’apice della carriera, il suo interesse per i diritti civili degli afroamericani la metterà però nel mirino dell’FBI, che presto trasformerà la sua vita in un incubo.
Benedict Andrews alla regia insieme a Joe Shrapnel e Anna Waterhouse alla sceneggiatura partono da un soggetto estremamente intrigante – la persecuzione di una star cinematografica degli anni Sessanta da parte dell’FBI per il suo impegno civile – ma sprecano delle buone premesse per confezionare un thriller scialbo e poco coinvolgente.
Come vedremo nella recensione di Seberg – Nel mirino, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2019, questa storia è incentrata sulla vita della famosa attrice simbolo della Nouvelle Vogue, Jean Seberg. La donna divenne uno dei target dei federali americani per le sue donazioni al gruppo delle Black Panther, per la cui causa apertamente simpatizzava: interpretata da una come sempre splendida Kristen Stewart, la Seberg del film è intensa ed affascinante, peccato per tutto quello che le ruota attorno, ossia un intreccio privo di guizzi e che non sfrutta assolutamente gli spunti che questa vicenda realmente accaduta potrebbe offrire.
La trama: l’incubo di Jean Seberg
Jean Seberg è una famosa attrice all’apice della sua carriera, esplosa quando è stata la protagonista di Fino all’ultimo respiro di Jean-Luc Godard. La donna, che vive a Parigi con il marito e il figlio, deve tornare negli USA per dei provini e per un’importante premiere. È sul volo diretto in California che incontra Hakim Jamal (Anthony Mackie), attivista politico che lotta per i diritti della popolazione nera statunitense ed è associato al movimento delle Black Panther. Tra lui e la donna esploderà velocemente un’inarrestabile passione, anche se sono entrambi sposati, coadiuvata dal comune impegno sociale.
Alle calcagna di Hakim c’è però L’FBI, che ne monitora i movimenti e ne ascolta segretamente ogni parola: ci vuole davvero poco perché le stesse attenzioni vengano destinate anche a Seberg, che entra letteralmente “nel mirino” del bureau investigativo. A guidare la squadra di agenti incaricata di tenerla d’occhio c’è Jack Solomon (Jack O’Connell), che presto però si fa prendere dai sensi di colpa per le vessazioni subite dalla donna. Jean Seberg sarà infatti al centro di una terribile campagna diffamatoria che, oltre alla carriera, ne metterà a rischio la sanità mentale…
La figura di Jean Seberg
Come anticipavamo in apertura Kristen Stewart sembra mettere tutta se stessa nel ruolo, rendendo la sua Seberg un personaggio affascinante nelle sue fragilità. Il problema, però, è tutto quello che le ruota attorno, manca infatti quel giusto approfondimento del contesto necessario a rendere lei e la sua storia veramente coinvolgenti. Il suo gettarsi a capofitto nella causa dei neri statunitensi non viene mai veramente motivato, e le sue azioni si limitano a slogan sbandierati con superficialità (“Quando una persona si innamora, non bada certo al colore della pelle…“) e ad un interesse nel movimento più guidato dalla passione sessuale per Hakim che da altro.
La struttura del film cerca poi di essere quella del thriller, raccontando la discesa negli inferi della giovane donna perseguitata (che chi le è più vicino non prende sul serio): a mancare è però la tensione necessaria a mantenere alto l’interesse dello spettatore nella vicenda, che si trasforma presto in un tedioso trascinarsi verso l’inevitabile finale.
Una sceneggiatura che non sfrutta la vicenda reale
La vita di Jean Seberg avrebbe meritato un diverso approfondimento, le vicende che l’hanno vista protagonista sarebbero state infatti perfette per dare corpo ad un biopic drammatico ed intenso, che avrebbe dovuto rendere giustizia ad una figura che ha subito un enorme torto, e che non ha mai avuto il giusto risarcimento per quello che ha passato.
La Seberg si è infatti (anche se il finale del film instilla il seme di dubbio) tolta la vita a soli 40 anni, sopraffatta da una inguaribile depressione. È un vero peccato che il film che le è stato dedicato sia un prodotto così scialbo ed inefficace, in cui si è sentito addirittura il bisogno di inventare ex novo un personaggio, ossia l’agente dell’FBI Jack O’Connoll, l’unico tra i “villain” di questa storia ad avere una coscienza, quasi a voler ricordare che anche all’interno del Federal Bureau ci fossero persone con un cuore. Che senso ha questa parziale redenzione del “nemico” quando la vera Seberg ha subito così tanto? Seberg – Nel mirino non rende veramente giustizia ad una figura complessa e sfortunata, per la quale sarebbe necessaria tutt’altra celebrazione sul grande schermo.
La recensione in breve
Seberg - Nel mirino è un film che non sa bene in che genere inserirsi, tra il thriller ed il biopic, e non rende veramente giustizia alla sua protagonista. Buona l'interpretazione di Kristen Stewart, che regala al personaggio una certa intensità.
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Voto CinemaSerieTV