Il film: Seneca (Seneca – On the Creation of Earthquakes), 2023. Regia: Robert Schwentke. Cast: John Malkovich, Geraldine Chaplin, Tom Xander, Louis Hofmann, Lilith Stangenberg, Samuel Finzi, Julian Sands, Alexander Fehling, Andrew Koji, Mary-Louise Parker.
Genere: drammatico. Durata: 110 minuti. Dove l’abbiamo visto: alla Berlinale, in lingua originale.
Trama: Le ultime ore del filosofo romano Seneca, condannato a morte dal suo folle pupillo Nerone.
John Malkovich nei panni di Seneca. Una premessa deliziosa, tutto sommato irrinunciabile, ed ecco che ci siamo ritrovati con il nuovo film del regista teutonico Robert Schwentke (che aveva già diretto il grande attore americano nella commedia d’azione Red), una co-produzione tra Germania e Marocco (dove il lungometraggio è stato girato) che ha debuttato, fuori concorso, all’edizione 2023 della Berlinale, circa un mese prima dell’uscita nelle sale tedesche. Un’operazione ambiziosa e stramba, di cui parliamo nella nostra recensione di Seneca.
La trama: a morte il precettore
Seneca, esiliato anni addietro, è tornato a Roma su iniziativa di Agrippina, moglie dell’imperatore Claudio, per educare il di lei figlio Nerone. Anni dopo, con la differenza d’intelletto tra i due fin troppo palese, il nuovo imperatore rende perfettamente chiaro che gli insegnamenti non potranno salvare la vita al suo maestro, destinato prima o poi a tirare le cuoia come praticamente tutti quelli che in un modo o nell’altro hanno fatto girare gli attributi al tiranno. E così, nel 65 d.C., dopo aver accusato Seneca di essere parte di un complotto per ucciderlo, Nerone ordina al suo precettore di togliersi la vita. Il film immagina ciò che è avvenuto in quelle ultime ore, partendo da questo presupposto: e se la morte di Seneca fosse stata un’agonia prolungata?
Il cast: essere Lucio Anneo Seneca
Come abbiamo già detto, Seneca è John Malkovich, la cui caratteristica dizione molto artefatta e a tratti letargica è perfetta per un filosofo ormai sul viale del tramonto. L’altra grande presenza americana al suo fianco, anche lei proveniente dal cast di Red, è Mary-Louise Parker che appare brevemente nei panni di Agrippina. L’inglese Tom Xander, visto nel film Jolt, è il giovane e folle Nerone, che in questa sede è immaginato come l’omologo in epoca antica di Donald Trump (per tutta la durata del film viene chiamato “Mr. President”), e dall’Inghilterra proviene anche Julian Sands, in quello che forse è il suo ultimo ruolo cinematografico in assoluto (mentre scriviamo queste righe l’attore britannico, sparito durante un’escursione in montagna un mese prima della proiezione berlinese del film, non è ancora stato rinvenuto). Il resto del cast principale è tedesco, con il ruolo più sostanzioso affidato a Lilith Stangenberg che interpreta con la giusta dose di frustrazione la moglie di Seneca, Pompea Paulina.
La morte può attendere, purtroppo
Grottesco e al contempo insipido, il film dilata il momento clou fino a renderlo insostenibile, trasformando la suspense in un crudele, beffardo gioco di aspettative che mette a dura prova la pazienza dello spettatore con cadute di ritmo e stile. Il grand guignol a cui aspira Schwentke, aumentato dalla qualità rovente delle location desertiche, è in realtà una pozzanghera di sangue che si limita a sporcare il set e modificare leggermente il colorito di Malkovich mentre lui è in guerra con il mondo e con sé stesso, alle prese con un monologo che è costruito su misura per le doti dell’attore di Chicago ma sprecato in un progetto affidato a un cineasta non particolarmente eccelso che in ogni caso è sempre stato (minimamente) più a suo agio con l’azione che con i momenti drammatici e introspettivi. E così, gli ultimi trenta minuti (su quasi due ore) diventano una lezione di eccesso autocompiaciuto mascherato da grande pathos di stampo classico. Una tragedia divenuta sconcertante farsa.
La recensione in breve
Il decesso di Seneca è la premessa di un film che vuole essere grande tragedia ma è in realtà una bizzarra, interminabile farsa piena zeppa di tempi morti.
- Voto CinemaSerieTV