Il film: She Came to Me, 2023. Regia: Rebecca Miller. Cast: Peter Dinklage, Marisa Tomei, Joanna Kulig, Brian James D’Arcy, Anne Hathaway, Harlow Jane, Evan Ellison.
Genere: drammatico. Durata: 102 minuti. Dove l’abbiamo visto: alla Berlinale, in lingua originale.
Trama: Un compositore d’opera in crisi creativa ritrova l’ispirazione dopo una notte di sesso con una sconosciuta.
Correva l’anno 2016, e la regista Rebecca Miller (figlia del grande drammaturgo Arthur Miller e moglie dell’attore Daniel Day-Lewis) deliziava il pubblico della Berlinale, nella sezione Panorama, con la commedia Maggie’s Plan, piccolo pezzo di humour newyorkese con Greta Gerwig ed Ethan Hawke. A sette anni di distanza, Miller, ora alla quarta esperienza berlinese, è tornata al festival tedesco con il sommo onore dell’apertura, affidata a un’altra commedia ambientata nella Grande Mela e incentrata su complicazioni affettive e interpersonali. Di questo parliamo nella nostra recensione di She Came to Me.
La trama: una musa acquatica
Steven Lauddem è un musicista di successo, compositore d’opera, o almeno lo era. Da tempo è in crisi creativa, al punto che due settimane prima di una scadenza importante viene piantato in asso dal suo librettista di fiducia. La moglie/analista Patricia lo convince a uscire di casa e portare a spasso il cane, e così facendo lui si imbatte in una certa Katrina, con la quale finisce inaspettatamente a letto. Quell’esperienza gli dà l’ispirazione necessaria per le nuove composizioni, ma non è detto che lei accetti di essere l’amante di una sola notte (o di un pomeriggio, in questo caso). Non che le cose vadano molto meglio per Julian, il figlio di primo letto di Patricia, che ha trovato la felicità con la compagna di scuola Tereza ma potrebbe finire nei guai se lo venisse a sapere il patrigno di lei, che ama vestirsi da soldato nordista per le ricostruzioni delle battaglie della Guerra di Secessione ma sotto sotto condivide gli ideali della Confederazione…
Il cast: amore e musica
Steven è l’ennesimo bel ruolo da protagonista per Peter Dinklage, da sempre ottimo caratterista in ambito newyorkese e particolarmente ben prestato per situazioni da commedia degli equivoci, qui con annessi attacchi di panico (non a caso, il primo candidato per la parte era un altro grande interprete umoristico, Steve Carell). Patricia ha le fattezze di Anne Hathaway, con un percorso inusuale che forse non convince del tutto ma dà all’attrice la possibilità di esibire più volti sul piano recitativo, mentre la vulcanica Katrina è la sempre simpatica e irresistibile Marisa Tomei. Brian D’Arcy James, noto attore di Broadway (è stato Shrek a teatro), è il sottilmente razzista Trey, mentre la moglie di lui è la grande attrice polacca Joanna Kulig, ammirata in Cold War di Pawel Pawlikowski. I due giovani innamorati Julian e Tereza sono gli emergenti Evan Ellison e Harlow Jane.
Commedia degli equilibri equivoci
She came to me un film dalla lavorazione travagliata (il primo annuncio, quando i protagonisti dovevano essere Carell, Amy Schumer e Nicole Kidman, risale al 2017), forse anche per il dubbio che attraversa l’intera durata del lungometraggio: a chi si rivolge? Al netto della bravura degli interpreti e del potenziale comico delle diverse situazioni, in parte annacquate da una struttura narrativa che non sa bene come congiungere i due fili narrativi (la crisi creativa da una parte e l’amore giovane dall’altra), c’è un legittimo interrogativo su chi sia il target di un progetto un po’ confuso che a tratti sembra troppo di nicchia anche per il pubblico di nicchia (e tutto questo con alle spalle un distributore di un certo peso come la Universal).
Dopo un inizio molto forte, ma mano che le peripezie aumentano appare evidente che Miller abbia avuto il problema inverso di Steven, con una sovrabbondanza di idee che avrebbero facilmente potuto alimentare due progetti separati anziché ritrovarsi a convivere un po’ a casaccio sotto lo stesso tetto cinematografico.
La recensione in breve
L'ambizione di Rebecca Miller, per quanto ammirevole, è anche il principale difetto di una commedia degli equivoci che non sa sempre dove andare a parare nel tentativo di unire due linee narrative un po' discordanti.
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Voto CinemaSerieTV