Il film: SHIRLEY: in corsa per la Casa Bianca. Regia: John Ridley. Cast: Regina King, Lucas Hedges, Michael Cherrie Genere: Drammatico, Biografico. Durata: 116 minuti. Dove l’abbiamo visto: In anteprima su Netflix
Trama: SHIRLEY racconta la storia della prima deputata nera e icona politica Shirley Chisholm e della sua corsa alla presidenza degli Stati Uniti ripercorrendone l’audace e rivoluzionaria campagna presidenziale del 1972.
Quante volte ci è capitato di vedere film che mettono al centro dei loro racconti personaggi storici che hanno cercato di cambiare il volto degli Stati Uniti, battendosi per i diritti civili e per sconfiggere le discriminazioni razziali. Tra i film che si collocano in questo filone politico-biografico, affianco a celebri opere come Selma – La strada per la libertà e il più recente Judas and the Black Messiah, possiamo inserire anche l’ultima produzione Netflix SHIRLEY: in corsa per la Casa Bianca.
L’ultima fatica del regista John Ridley, in uscita sulla piattaforma dalla N rossa il 22 marzo 2024, si concentra sulla figura di Shirley Chisholm, una delle più importanti attiviste, filantrope e politiche della storia degli Usa. Una donna che, come vedremo nella nostra recensione di SHIRLEY: in corsa per la Casa Bianca, è stata una vera e propria icona di coraggio e determinazione. Un volto che si è battuto per i diritti di tutti, lasciando un segno nella politica d’Oltreoceano.
Un’icona di coraggio e determinazione
All’inizio del 1968 ci sono 435 rappresentanti al Congresso degli Stati Uniti, di cui 5 neri, 11 donne, e nessuna donna nera. Ma da lì a breve avverrà la rivoluzione: alle elezioni di quello stesso anno Shirley Chisholm ottiene un seggio alla Camera dei Rappresentanti, diventando la prima donna nera della storia eletta al Congresso. E la sua presenza all’interno di una casta formata dai soliti uomini bianchi di mezza età si fa subito sentire, dal momento che costringe lo speaker della Camera a farsi cambiare la commissione che le era stata assegnata all’inizio dell’incarico, tra le discriminazioni dei colleghi per il suo sesso per la sua etnia.
Ma il punto di svolta arriva quando decide di concorrere per le Presidenziali del 1972, facendosi strada all’interno del partito democratico, per cui si candidano nomi ben più abili a snodarsi in quel profondo mare magnum che è la politica. Shirley sarà costretta a partire da zero, a costruirsi attorno un team di collaboratori competenti e comprensivi, e a combattere anche per salvare la sua pelle.
La politica dietro le quinte
Ed è proprio sulla sua corsa alla Casa Bianca che si concentra tutto l’arco narrativo del film, dalla sua discesa in campo fino al ritiro dei suoi delegati in favore di George McGovern, che sarà poi sconfitto dal repubblicano Richard Nixon. E Vediamo sin da subito la nostra protagonista basare la sua campagna elettorale non sui soliti cliché della prassi politica, bensì sull’ascolto di chi si trova davanti a lei, sulla lotta non solo per il diritti dei neri e delle donne, ma anche per quelli degli ultimi, ponendosi come una grande catalizzatrice per il cambiamento delle condizioni di vita delle fasce più deboli.
Ma questo, purtroppo, non basta per essere eletti. L’onestà e l’integrità morale non sono, per un personaggio politico, dei requisiti determinanti per ottenere il massimo dei consensi, specialmente all’interno di un contesto sociale difficile come quello degli Stati Uniti degli anni ’70. Perché fare politica non equivale solamente ad essere pienamente aderenti ai problemi del popolo, ma anche saper costruire solidi legami di potere al di fuori dalla scena pubblica, architettando un’efficace strategia comunicativa. Per di più, a Shirley è riservato sempre uno spazio minore all’interno dei dibattiti televisivi, in quanto è donna e nera. “Non mi piace la politica dietro le quinte”; “Politica dietro le quinte? Non c’è niente di male se sei un politico”.
Un tripudio di cliché
Nonostante da questo scambio di battute di una conversazione tra la protagonista e un suo collega democratico emerga la gran parte dell’interesse che SHIRLEY: in corsa per la Casa Bianca può destare, a mancare in un’opera sociale come questa risulta essere un qualsiasi tipo di approfondimento sul contesto storico nel quale sono immerse le vicende legate all’azione politica di Shirley. Il film si propone sia di avvolgere lo spettatore in un periodo cruciale della storia politica americana, e allo stesso tempo di fare luce sulla vita privata e sulle lotte professionali di Shirley Chisholm. Senza però risultare particolarmente incisivo né su uno né sull’altro aspetto.
Al contrario, vengono sciorinate delle banalità che faticano a scardinare i luoghi comuni di determinate pellicole che affrontano il tema delle discriminazioni razziali negli Usa degli anni ’60 e ’70. Rimangono, tuttavia, l’ottima interpretazione di Regina King nei panni della protagonista e, in generale, l’idea di raccontare le vicissitudini di un personaggio poco sviscerato dalla cinematografia americana, ma che ha bisogno di essere conosciuto.
La recensione in breve
Il film si propone sia di immergere lo spettatore in un periodo cruciale della storia politica americana, quello delle discriminazioni razziali a cavallo tra gli anni '60 e '70, e allo stesso tempo di puntare l'attenzione sulla vita privata e sulle lotte professionali di Shirley Chisolm. Senza però risultare incisivo nè su uno nè sull'altro aspetto.
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