Il film: Shooter, 2007. Regia: Antoine Fuqua. Cast: Mark Wahlberg, Michael Peña, Danny Glover, Kate Mara, Elias Koteas, Rhona Mitra, Tate Donovan, Rade Serbedzija, Levon Helm, Ned Beatty.
Genere: azione, thriller. Durata: 124 minuti. Dove l’abbiamo visto: su Netflix, in lingua originale.
Trama: Bob Lee Swagger, ex-cecchino militare, viene incastrato da un gruppo di mercenari e deve dimostrare la propria innocenza.
Tra i più noti critici cinematografici americani, con tanto di Premio Pulitzer per i suoi testi, c’è Stephen Hunter, che per anni è stato la penna ufficiale del Washington Post. Tra i pochi film che non ha recensito in quel periodo c’è il sesto lungometraggio di Antoine Fuqua, per via di un palese conflitto d’interesse: si tratta, infatti, dell’adattamento del primo di dodici romanzi (finora) che Hunter ha dedicato alla figura di Bob Lee Swagger, ex-cecchino militare che dopo il fallito tentativo di lanciare un franchise cinematografico con il film di cui parliamo nella nostra recensione di Shooter è tornato in azione un decennio dopo con una serie televisiva durata tre stagioni (la prima delle quali basata sullo stesso romanzo che ha ispirato la versione cinematografica).
La trama: spara che ti passa
Bob Lee Swagger è un cecchino militare che decide di ritirarsi quando una missione in Etiopia costa la vita al suo stretto collaboratore Donnie Fenn. Tre anni dopo, Swagger vive da solo in montagna e viene contattato dall’esercito per tornare in pista un’ultima volta per impedire un potenziale attentato alla vita del presidente degli Stati Uniti. Swagger deduce che c’è un unico luogo in cui ciò potrebbe accadere durante le attività pubbliche del presidente, e vi si reca per assicurare che tutto vada per il verso giusto. E poi accade il fattaccio: ci scappa il morto (ma non quello che tutti si aspettavano), e un secondo colpo fa sì che Swagger venga incolpato dell’accaduto. Resosi conto che l’hanno incastrato, si ritrova in fuga e può contare solo su una persona – Sarah, la vedova di Donnie – mentre l’FBI gli dà la caccia.
Il cast: A proposito di Bob
Swagger ha il carisma elementare ma solido di Mark Wahlberg, all’epoca in piena ascesa come eroe action, ed è affiancato da una grintosa Kate Mara nei panni di Sarah, mentre l’agente federale che lo bracca è un simpatico Michael Peña. Forse consapevoli che i personaggi sono abbastanza superficiali (una caratteristica che c’è anche nei romanzi, fattore abbastanza ironico data l’occupazione principale di Stephen Hunter), i produttori hanno fatto in modo che il cast di contorno, in particolare per gli antagonisti, potesse avvalersi di caratteristi di un certo spessore, tra cui Danny Glover e Ned Beatty. Donnie, che appare nella sequenza d’apertura, ha il volto di Lane Garrison, ai tempi passabilmente lanciato grazie a Prison Break ma poi essenzialmente finito nel dimenticatoio.
Nomen omen
Cambiando il titolo del lungometraggio rispetto al romanzo (che si chiama Point of Impact), la Paramount ha involontariamente fornito il riassunto perfetto dell’intera operazione: in gergo cinematografico, il termine shooter si riferisce infatti ai mestieranti, a quei registi che non hanno per forza una grande personalità autoriale e accettano soprattutto incarichi su commissione, senza sviluppare progetti personali. Un termine che calza a pennello per Fuqua, cineasta che sicuramente sa il fatto suo (non per niente un attore come Denzel Washington collabora volentieri con lui quando possibile) ma tende a gravitare verso incarichi relativamente modesti in termini di ambizioni, di cui questa incursione nel sottogenere del thriller a base di uomini letali accusati di crimini che non hanno commesso è un esponente di prima categoria. Un film che, come Swagger, arriva, spara e poi si dilegua, puntando su metodi collaudati ed efficaci nella loro schematicità.
La recensione in breve
Antoine Fuqua e Mark Wahlberg si alleano per un thriller che inanella tutti i cliché di genere con genuino gusto per l'efficienza dei momenti action.
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Voto CinemaSerieTV