Il film: Sopravvissuto – The Martian (The Martian), 2015. Regia: Ridley Scott. Cast: Matt Damon, Jessica Chastain, Kristen Wiig, Jeff Daniels, Michael Peña, Kate Mara, Sebastian Stan, Aksel Hennie, Chiwetel Ejiofor, Donald Glover, Mackenzie Davis, Sean Bean. Genere: fantascienza. Durata: 142 minuti. Dove l’abbiamo visto: su Disney+, in lingua originale.
Trama: Abbandonato per sbaglio su Marte dopo una missione, l’astronauta Mark Watney deve capire come sopravvivere su un pianeta che non prevede la vita umana, mentre i colleghi sulla Terra provano a trovare il modo per farlo tornare a casa.
Due le regole d’oro – siamo ironici, ovviamente – del cinema americano: non andare in viaggio con Tom Hanks e/o Matt Damon, e non fare l’astronauta in un film di Ridley Scott. Quando si violano entrambe nello stesso lungometraggio, può capitare un gioiellino di fantascienza come quello che ha conquistato critica e pubblico nell’autunno del 2015, e di cui parliamo nella nostra recensione di Sopravvissuto – The Martian.
La trama: nello spazio nessuno può sentirti imprecare
Siamo su Marte, dove è in corso una delle consuete missioni della NASA. Intemperie planetarie costringono la squadra a tornare a bordo e pianificare il ritorno a casa. Solo che in tutto questo il botanico Mark Watney rimane sul pianeta rosso, dato per morto nel tentativo di salire sul vascello spaziale. Mentre i colleghi e il mondo intero piangono la sua scomparsa, lui è sopravvissuto quasi per miracolo, e con la sua specializzazione scientifica è in grado di crearsi da solo la necessaria fonte di sostentamento. Ma le sue risorse non dureranno in eterno, e una volta trovato il modo di comunicare con i suoi superiori Watney comincia a pensare a come andarsene, una questione che crea diversi grattacapi sia su Marte che sulla Terra.
Il cast: tutti pazzi per Matt
La parte del leone è quella di Matt Damon, per lo più da solo nei panni di Mark Watney con un misto di pathos e ironia che gli è valso una nomination agli Oscar (e una controversa vittoria ai Golden Globe nella categoria del miglior protagonista di un film comico, cosa che The Martian non è). I colleghi della missione sono Jessica Chastain, Michael Peña, Sebastian Stan, Kate Mara e l’attore norvegese Aksel Hennie, qui nei panni di un astronauta tedesco. Sulla Terra, invece, chi deve capire come far tornare a casa Watney ha i volti di Jeff Daniels, Kristen Wiig, Benedict Wong, Mackenzie Davis, Donald Glover, Chiwetel Ejiofor e Sean Bean, quest’ultimo protagonista di un esilarante inside joke quando le alte sfere della NASA decidono di chiamare una riunione segreta “il consiglio di Elrond” (con Bean, ormai non più il Boromir di tolkieniana memoria, costretto a spiegare il senso del nome).
Tensione reale
Il film trae spunto dall’omonimo romanzo di Andy Weir, inizialmente pubblicato a puntate sul blog dell’autore e ottimamente adattato per lo schermo da Drew Goddard. Un romanzo che voleva presentarsi come un intreccio spaziale più verosimile, con veri calcoli matematici e scientifici per supportare il motore drammaturgico della vicenda (l’astrofisico e divulgatore scientifico Neil deGrasse Tyson, famoso per i suoi commenti ironici sulle incongruenze nei film di fantascienza, ha particolarmente apprezzato sia il romanzo che il film per come raffigurano le missioni su Marte e il lavoro della NASA, che ha attivamente collaborato con la produzione). Il resto ce lo mette Ridley Scott, che nel 1979 rese il più reale e tangibile possibile la minaccia di Alien perché il budget lo costringeva a rimanere “terra terra” sul piano visivo; a questo giro i soldi sono stati un po’ di più, ma rimane quell’attaccamento al vero, al genuino, alla suspense legata alla solitudine, che alterna claustrofobici primi piani di Matt Damon e vedute estese del deserto della Giordania trasformato nell’inospitale pianeta rosso.
Ridi che ti passa
Pur modificando alcuni passaggi per ovvie esigenze drammaturgiche nel passaggio da una forma artistica all’altra, l’adattamento preserva praticamente tutti gli elementi-chiave del romanzo, in primis lo humor che caratterizza la personalità di Watney (con tanto di strepitosa contestualizzazione all’interno del film stesso sul numero di parolacce concesso per ottenere il visto PG-13 negli Stati Uniti). Emblematica, in tal senso, anche la componente musicale, con i brani che sono completamente diegetici e parte di una playlist rimasta su Marte insieme al protagonista. E lì, forse, c’è l’unica delusione seria per i fan del libro: l’assenza della gag irresistibile dove lui sottolinea che, cascasse il mondo, per principio non ascolterà una canzone in particolare. Quale? Stayin’ Alive…
La recensione in breve
Ridley Scott accantona gli alieni, ma il suo occhio per i viaggi nello spazio con effetti collaterali inattesi è lo stesso, abilmente supportato da un grandissimo Matt Damon.
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